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GIANFRANCO PASQUINO PROFESSORE EMERITO UNIVERSITA' DI BOLOGNA
Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna auspica che «la campagna elettorale per il referendum sia incentrata sul merito delle questioni» ma non pensa che Meloni rischi di fare gli errori che fece Renzi nel 2016. «Renzi stava cambiando la forma di governo - dice - qui si tratta di cambiare solo una parte della Costituzione, importante ma non grandissima».
Professor Pasquino, pensa che nel contesto attuale e visto il clima dell’altro giorno alla Camera, il confronto tra centrodestra e centrosinistra verso il referendum sulla giustizia riuscirà a essere pacato e moderato nei toni?
Quando si parla di centrodestra e centrosinistra e soprattutto di alcuni esponenti delle due coalizioni l’aggettivo pacato non si può proprio usare. Speriamo certamente che ci sia un confronto serio sui punti più rilevanti e cioè la separazione delle carriere e le relative implicazioni. Bisogna capire se questo migliorerà i tempi della giustizia e le probabilità che non ci siano più gli errori clamorosi che vediamo oggi. Il secondo elemento da chiarire è se sdoppiare il Csm sia o meno una scelta giusta. Io la definirei quantomeno curiosa.
Dunque è scettico sulla riforma?
Diciamo che i tecnici ne sanno molto più di me, il problema è che loro spesso non sono in grado di dare risposte convincenti perché non sanno argomentarle. Io sono convinto che i problemi della giustizia non riguardino la separazione delle carriere e che quindi essa non li risolverà. Temo che i problemi siano nella poca preparazione di alcuni giudici e nel loro eccessivo protagonismo.
Crede che il centrosinistra compatto userà questo referendum per tentare di dare una spallata al governo?
I referendum non dovrebbero mai essere visti come una spallata al governo, e se proprio devono darla semmai la spallata arriverà al referendum sul premierato, se mai ci sarà. Ritengo comunque che questa volta bisogna votare sul merito e non contro o a favore del governo. Inoltre il centrosinistra è tutto tranne che compatto, perché Calenda se n’è chiamato fuori e anche dentro Iv non c’è una posizione particolarmente oppositiva. Se il centrosinistra inizia a dare quantomeno l’immagine di essere compatto è tanto di guadagnato, ma dipende da come argomenterà il no alla riforma.
Non crede quindi che il referendum si trasformerà in un quesito pro o contro Meloni?
Una parte di elettori certamente andrà a votare contro il governo. Ma il governante contro cui bisogna eventualmente votare non si chiama Meloni ma Nordio, perché è lui il portatore di questa riforma. Bisogna vedere quanto il ministro della Giustizia sarà capace di argomentare sul merito piuttosto di dire che lui ha sempre detto queste cose, che non è vero. Dopodiché non vedo grossi rischi per il governo. Renzi stava cambiando la forma di governo, qui si tratta di cambiare solo una parte della Costituzione, importante ma non grandissima.
Molti parlano di referendum confermativo, è corretto?
Il referendum è costituzionale. Questo è l’aggettivo giusto. Non può essere mai usato l’aggettivo confermativo, al massimo “oppositivo” visto che è richiesto dalle opposizioni. Se fosse il governo a chiamare il referendum su di sé allora si chiamerebbe plebiscito, che era un poi quello che ha fatto Renzi.
Pensa anche lei che si stia andando verso un sistema bipolare?
Il bipolarismo in Italia non c’è perché ci sono sette o otto partiti che contano e quindi si chiama multipartitismo. Qualche volta la competizione è bipolare e questo è un bene perché le alternative appaiono più nette agli occhi degli elettori. Ma la competizione bipolare in Italia è annullata dal fatto che il centrosinistra continua di tanto in tanto a sfilacciarsi. La condizione dell’Italia è quindi vagamente bipolare. Il centrodestra invece tiene perché è più compatto culturalmente e perché sa che se si divide perde.
Alle Regionali però il campo largo è unito: prove di coalizione in vista delle Politiche?
Alle Regionali bisogna guardare di volta in volta le situazioni e capire chi rema contro e chi no all’interno delle coalizioni. In Campania, ad esempio, siamo sicuri che De Luca appoggerà convintamente Fico?
Il centrodestra fatica a trovare i nomi ma marcerà compatto in tutte le Regioni al voto: una prova di forza o una necessità?
Il centrodestra ha capito che se sta insieme può rivincere e sicuramente Meloni una volta fatto il record dell’unico governo italiano durato tutta la legislatura vorrà fare il record di un governo che rivince alle elezioni successive. E gli altri sanno che con Meloni vanno al governo, senza no. Il centrosinistra ci mette molto più tempo a capire cosa vuol fare. Ma se per i sondaggi il Pd stacca il M5S di almeno dieci punti Schlein potrà rivendicare la candidatura a premier per sé o per chi vuole lei.
Altrimenti si parla di primarie: che ne pensa?
Sarebbe una cosa buona purché ci sia un accordo complessivo e chiaro sulle regole e purché non ci sia un solo candidato del Pd altrimenti sicuramente è quello che vince. Se si fanno le primarie e si dice che ciascun partito ha un solo partecipante, vincerà certamente il candidato del Pd.