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di Giulio Terzi di Sant'Agata* e Matteo Angioli**Fino agli ultimissimi giorni della sua straordinaria esistenza, l'azione di Marco Pannella non ha conosciuto sosta e quando esattamente tre mesi fa Marco ci lasciava, l'improvvisa immobilità che si è impossessata di quel corpo così vivace e centrale nella sua azione politica non ha prodotto inerzia.Un'operosità che speriamo continui sotto altre forme, in particolare con la cura del suo progetto tanto ambizioso quanto ragionevole: "Universalità dei diritti umani per la transizione comune verso lo Stato di Diritto e l'affermazione del diritto alla conoscenza" che il Partito Radicale conduce assieme a Nessuno Tocchi Caino e Non c'è Pace Senza Giustizia.In una conferenza internazionale di un anno fa organizzata dal Partito Radicale al Senato e patrocinata dal ministero degli Esteri, il Presidente Sergio Mattarella inviò un messaggio in cui ha affermato: "C'è un lavoro di conoscenza che non va mai interrotto e che è intimamente connesso con l'azione politica. La conoscenza - e il diritto alla conoscenza - è un tema emergente della nostra epoca, che merita attenzione a livello dello stesso sistema delle Nazioni Unite".Marco Pannella, guidato da ciò che chiamava l'intelligenza dell'emozione, scaturita dalle straordinarie presenze transnazionali riunitesi in quell'occasione, mise in luce il rischio che gli Stati incarnino un diritto vigente costruito sulla negazione di libertà e quindi di responsabilità di ciascuno. Affermò che era necessario "lottare contro forme di legalità che sono nemiche delle visioni liberali, delle visioni laiche, delle forme nelle quali la libertà di pensiero viene temuta piuttosto che coltivata" e ci metteva in guardia evidenziando come "il diritto e la concezione del diritto possono esprimersi in forme di legalità che potrebbero negare proprio quelle radici per le quali si è evocata una tradizione di rispetto della legge".In questo momento storico riteniamo sia cruciale affermare il diritto e il principio di responsabilità politica, partendo dal riconoscimento inizialmente in sede Onu del diritto alla conoscenza. A tal proposito, salutiamo con piacere un recente articolo di Sabino Cassese in cui illustrava il concetto di "horizontal accountability". Trattando lo spinoso dossier Turchia, Cassese evidenzia la necessaria responsabilizzazione dei governi nazionali in chiave transnazionale. Le decisioni del governo di Ankara travalicheranno indirettamente i confini turchi, generando un'opportuna, universale necessità di meccanismi di responsabilizzazione dei membri del governo, non solo turco, di fronte ai propri cittadini ma anche di fronte agli altri popoli e ai governi che li rappresentano. Perciò lo Stato d'emergenza proclamato in Turchia, come in Francia, non dovrebbe lasciarci indifferenti.Con Marco Pannella, a marzo scorso, abbiamo creato il Global Committee for the Rule of Law, adesso a lui intitolato. Un importante passo è stato compiuto il 13 maggio 2016 quando abbiamo lanciato un allarme alle delegazioni che compongono il Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra sull'erosione dello Stato di diritto. Assieme alle Rappresentanze permanenti di Italia, Irlanda, Marocco, Canada e Messico, abbiamo tenuto la tavola rotonda "SOS Stato di Diritto". Marco ribadiva che "il diritto deve vivere come legge, non come richiamo astratto di tipo legale. Dove c'è strage di diritto c'è strage di popoli, quindi viva il diritto e non l'eccezione al diritto".È così che la nostra azione di difesa e promozione dello Stato di Diritto proseguirà. Lo faremo anche dall'1 al 3 settembre al Congresso straordinario del Partito Radicale nel carcere romano di Rebibbia: evento straordinario perché sarà il primo Congresso radicale senza Marco Pannella. Se Marco sosteneva che è necessaria e urgente una simbiosi tra Stato e Diritto, probabilmente quelli di detenzione sono i luoghi che meglio di tutti rappresentano il rispetto, o la negazione, di tale simbiosi.*Presidente e **Segretario del Global Committee for the Rule of Law