«Rispetto agli altri Paesi europei l’Italia è messa molto meglio. Ma molto. Gli italiani hanno capito subito la gravità della pandemia, aderendo con slancio alla campagna vaccinale», dichiara il professor Luigi Bonizzi, ordinario di microbiologia presso il Dipartimento di scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche dell’Università statale di Milano, sezione One Health, nonché componente della Commissione alimenti e farmaco del Ministero della Salute. Eppure, il 55° Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese presentato ieri a Roma descrive, invece, una scenario un po' diverso.

Secondo l’Istituto di ricerca, infatti, «l’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale» con numeri importati: per il 5,9 per cento degli italiani, pari a circa 3 milioni di connazionali, il Covid non esiste, per il 10,9 per cento il vaccino è inutile, per il 31,4 per cento si tratta di un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Complessivamente per 12,7 per cento di italiani la scienza produce più danni che benefici. «Accanto alla maggioranza ragionevole e saggia - sottolinea il Censis - si leva un’onda di irrazionalità e si osserva una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste» .

«L’irrazionale - prosegue il Censis - ha infiltrato il tessuto sociale, sia le posizioni scettiche individuali, sia i movimenti di protesta che quest’anno hanno infiammato le piazze, e si ritaglia uno spazio non modesto nel discorso pubblico, conquistando i vertici dei trending topic nei social network, scalando le classifiche di vendita dei libri, occupando le ribalte televisive».

Professore, come commentare l'ultimo Rapporto del Censis?

Io penso che gli italiani abbiano ormai capito che meno il virus circola e meno c’è il rischio di infettarsi. E il vaccino aiuta a ridurre in maniera significativa la circolazione del virus. Senza vaccino il virus troverebbe terreno fertile per infettare sempre più persone, come sta accadendo in alcuni Paesi dove il numero dei vaccinati è basso. Chi è vaccinato si è infetta con difficoltà.

Perché, allora, ci sono ancora sacche di popolazione, a due anni dallo scoppio della pandemia, che mettono tutto in discussione?

Esistono e sono sempre esistiti gruppi di persone con un atteggiamento critico nei confronti della scienza. Ultimamente noto che sono però aumentate le persone influenzabili da questi che io chiamo ' imbonitori' i quali fanno circolare messaggi distorti. Ritengo sia più che altro un caso di autoconvincimento.

Può spiegarci meglio?

Queste persone a cui faccio riferimento hanno bisogno di autoconvincersi che il virus non esista e che il vaccino non serva. Cosa fanno allora? Mettono in giro video e filmati che proverebbero le loro tesi. Si crea così un meccanismo perverso. Perché inviare a me che sono vaccinato e credo nei vaccini, come è successo anche l’altro giorno, dei documenti contro i vaccini o interviste a soggetti negazionisti? Per convincere proprio chi li ha inviati. Guardi è un circuito terribile.

Ci sono ancora quelli che credono che sia solo un raffreddore.

Ci sono persone che hanno una visione ' disneyana' della vita. La gente pensa che è impossibile morire. Come Topolino o Paperino dei cartoni che, infatti, non muoiono mai. Ma non è così. Di Covid si muore.

L’obbligo vaccinale?

Non penso serva. Non c’è peggior cosa di voler convincere a forza le persone. Se si obbligano allora è la volta buona che queste fanno il contrario.

Come si esce da questa situazione?

Serve creare consapevolezza, bisogna fare cultura.

Anche la classe medica comuque ci ha messo del suo in questi due anni...

Ci sono medici che evidentemente non hanno studiato le malattie infettive o sostenuto l’esame di immunologia. I virus esistono, non sono finti, e per prevenirli servono i vaccini.

Quindi via con la terza vaccinazione?

Certo. E gli italiani, riallacciandomi alla prima domanda, stanno rispondendo bene.

La terza vaccinazione, dicono i no vax, è la prova che il vaccino non fuziona.

Guardi, un tempo si faceva l’antitetanica ogni 5 anni, adesso ogni 10 anni. La ricerca scientifica non è una certezza. Pensi, ad esempio, alla temperatura di conservazione dei vaccini. Inizialmente era a meno 80 gradi, adesso anche a temperature superiori. L’inizio è sempre restrittivo.

E le cure alternative?

Anche su questo aspetto esiste una narrazione errata. Si pensa di risolvere tutto con gli antibiotici. Questi ultimi vanno utilizzati solo nei casi previsti. Invece c’è un abuso che non va bene. Rischiamo che gli antibiotici non facciano più effetto. Ed è un problema serio.