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I processi giudiziari si celebrano in aula. Un avvocato sostiene le tesi difensive, un pubblico ministero riveste la pubblica accusa, un giudice terzo stabilisce leventuale pena o assoluzione. Pari dignità per arrivare allequità del giudizio. Lo dice la Costituzione. Ma con il proliferare dei talk show si è diffuso un secondo tipo di processo, quello mediatico. La tesi non è sostenuta dallavvocato né dal pm ma dal conduttore che sceglie gli ospiti e indirizza il dibattito. Ora si è arrivati al processo 3.0, in cui il sentimento popolare ha sempre la meglio nei confronti del maggior accusato, e si celebra sui social network. È lì che vengono allestite aule virtuali in cui centinaia di persone possono sentenziare, additare e isolare, senza che possa esserci alcun contraddittorio. È un nuovo e irrefrenabile giustizialismo. I tedeschi hanno perfino coniato un termine apposito per indicare il senso di appagamento e di godimento interiore che si prova nel vedere le disgrazie altrui: schadenfreude, letteralmente la gioia per il danno.Laura Antonelli, avvocata penalista di Pisa, ha vissuto sulla propria pelle il giustizialismo da tastiera, quel particolare sentimento che trasforma la preda in predatore, la pecora in lupo, il singolo in branco. Tutto accade per aver sostenuto la difesa di un uomo accusato e condannato per aver avuto rapporti sessuali con minorenni. Antonelli però è riuscita a far accogliere alla Corte le ragioni della sua tesi e far derubricare il reato da prostituzione minorile a sesso consensuale con minorenni. Non appena la notizia è stata divulgata dalla stampa, sia lavvocato che limputato sono stati bersaglio dinsulti, minacce e epiteti di ogni tipo. Da impiccagione subito, a castrazione, da uguale condanna per lavvocato, a che schifo una donna che difende un pedofilo. Lavvocato difensore donna, secondo lopinione social, sarebbe una condizione aggravante. Una donna non può e non deve difendere un uomo accusato di pedofilia, sfruttamento della prostituzione o reati comunque legati alla sessualità. Per questi tipi di accuse non esisterebbe stato di diritto, diritto alla difesa, processo equo: colpevolezza a prescindere.«Il giudice - spiega lavvocata Antonellii - ha condannato il mio cliente a nove anni di reclusione, come richiesto dal pm. Non ho mai sostenuto linnocenza del mio assistito, così come neppure lui si è mai dichiarato estraneo ai fatti. Ma in uno Stato di diritto le procedure, le regole, i diritti devono essere garantiti e rispettati da tutti».Perché allora in molti godono nel veder la sofferenza altrui?Credo che la sete di giustizialismo vada di pari passo con la crisi economica come la storia dimostra. Le persone soffrono di privazioni e limitazioni e godono della sofferenza altrui, si sfogano nel parlare di crimini e nellinvocare pene esemplari. La nostra cultura insegna che la gente è sempre pronta a mettersi nei panni delle vittime.Quanto conta letà in questi comportamenti? Le giovani generazioni sono differenti?Quando faccio lezione nelle scuole e chiedo ai ragazzi come ragionerebbero se fossero fratelli o figli di un presunto colpevole vedo facce stupite. Più di uno ha commentato che non si era mai posto il problema e nessuno gli aveva mai dato loccasione di rifletterci. Pensare alla discriminazione di tutti i membri della famiglia, pensare di dover impiegare denari o chiedere prestiti per le spese di complesse consulenze tecniche da contrapporre a quelle che effettua il pm sono situazioni che non hanno mai immaginato e che, spesso, determinano la morte civile di unintera famiglia.Nulla di diverso, dunque, da quanto ha appena vissuto, suo malgrado, in prima persona.Certamente. Nel caso che mi ha riguardato, però, lo scotto più pesante lo ha pagato la sorella del mio assistito: assolutamente estranea ai fatti, con due figli piccoli, un ex marito accanito contro tutto e tutti. Mi rendo conto che sono aspetti evidenti solo per gli addetti ai lavori, ma una buona educazione civica, prima ancora dello studio del diritto previsto in alcuni ordini e gradi di scuole superiori, potrebbero aiutare.