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Il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Cassino, Giuseppe Di Mascio, sostiene che l’emergenza pandemica del biennio 2020- 2022 abbia lasciato strascichi anche nella professione forense, accelerando alcuni cambiamenti che erano, comunque, già in atto. L’avvocato Di Mascio parte, infatti, dal periodo complicatissimo della diffusione del Covid per riflettere, in questa tappa del viaggio nell’avvocatura, sullo stato di salute del Foro di Cassino.
«La crisi pandemica – dice al Dubbio l’avvocato Di Mascio –, con i suoi innumerevoli e dannosi effetti sul tessuto sociale dell’intero Paese, non poteva non comportare conseguenze anche sull’esercizio della professione forense nel Foro di Cassino. Nel periodo del Covid l’avvocatura si è contraddistinta per la proficua collaborazione che ha voluto realizzare fra l’Ordine degli avvocati e la magistratura, nonché tutti gli uffici di Cancelleria, attraverso la redazione di protocolli che consentissero, per quei procedimenti urgenti ed indifferibili, la tenuta degli stessi in condizioni di sicurezza e efficienza». L’emergenza sanitaria è stata come un uragano. Solo quando la sua forza distruttrice si è placata, è stato possibile verificare l’entità dei danni prodotti.
Nel nostro caso le conseguenze negative hanno riguardato la fuga dall’avvocatura alla ricerca di lidi più sicuri. «Gli strascichi veri e propri del Covid – commenta il presidente del Coa –, il suo impatto sulla professione e sul suo concreto esercizio si sono potuti constatare soprattutto guardando i dati delle cancellazioni, dal 2020 ad oggi, complice anche l’esperimento di diversi concorsi che hanno attratto, soprattutto, i neo avvocati, ma anche i colleghi di più antica esperienza, spaventati da un sistema giustizia che si era quasi arrestato, o che aveva comunque di gran lunga rallentato il passo, a causa della pandemia».
Gli effetti legati all’annus horribilis della pandemia hanno avuto una diretta correlazione con il numero degli iscritti all’albo degli avvocati cassinati. «Dal 2020 ad oggi – spiega il presidente Di Mascio – ben 141 avvocati hanno richiesto la cancellazione dal nostro albo. La maggioranza dei colleghi risulta vincitrice di concorsi. Tanti di loro sono comunque rimasti nell’ambito della giustizia, nei tribunali, ricoprendo ruoli all’interno delle cancellerie o nell’Ufficio del processo. Altri sono approdati alla Pubblica amministrazione, come funzionari negli enti locali, o in enti pubblici economici come l’Agenzia delle entrate oppure all’interno dell’Istituto per la Previdenza sociale. Altri ancora sono invece approdati nel mondo della scuola, conseguendo, soprattutto, l’abilitazione nella materia del sostegno».
Da un lato, dunque, le cancellazioni dall’albo, dall’altro l’attenzione da parte dei neolaureati verso la professione forense, come evidenzia lo stesso Di Mascio: «Si registra, nel contempo, l’iscrizione di 149 neolaureati come praticanti. Il Foro, sia per quanto riguarda i praticanti sia per quanto riguarda gli avvocati, è in larga maggioranza costituito da donne, che allargano sempre più le loro competenze in ambiti a loro non tradizionalmente noti, come la materia penalistica e societaria».
Dalle parole del presidente del Coa traspare l’orgoglio di rappresentare una categoria professionale alla quale si continua ad attribuire un ruolo importante, ma che deve fare i conti con una situazione oggettiva ormai generalizzata in tutta Italia.
«Il Foro di Cassino – afferma Giuseppe Di Mascio – ha una grande vivacità. L’avvocatura si fa portavoce degli interessi sociali, impegnandosi in diverse realtà associative e mostra passione per la toga, nonostante difficoltà che sono molto legate al corso della giustizia, che neppure l’intervento della riforma Cartabia, almeno nei primi dati che si osservano dalla sua applicazione, ha modificato, facendola diventare più veloce. Le attese, specie nel civile, rischiano di frustrare le istanze dei cittadini e, spesso, anche la modalità della cosiddetta “trattazione scritta”, che si è imposta come prassi dall’epoca del Covid, non riesce a dare una prospettazione completa ed esaustiva della controversia, specie negli ambiti più delicati, come quello della famiglia, dell’amministrazione di sostegno e della curatela del minore.
Nell’ambito del penale, invece, come rilevato anche dallo stesso presidente della Sezione penale del Tribunale di Cassino, Claudio Marcopido, vi è una seria e preoccupante carenza di magistrati, con il conseguente carico eccessivo di ruolo sui magistrati in servizio e le difficoltà di gestione che ne conseguono».
In tale contesto il continuo dialogo tra i protagonisti della giurisdizione deve essere sempre vivo. «Gli investimenti nella giustizia – conclude il presidente del Coa di Cassino –, prima ancora di passare attraverso riforme che troppo spesso sono frettolose e contraddistinte dalla mancanza di dialogo con la classe degli avvocati, dovrebbero riguardare l’implemento del numero dei magistrati, delle risorse della macchina organizzativa e della digitalizzazione. Senza tralasciare la responsabilizzazione dei magistrati anche con riguardo alla durata ed efficienza dei procedimenti, che troppo spesso non hanno tempi certi e congrui agli interessi azionati».