La dottoressa Mariarosaria Guglielmi, che è la leader della corrente di sinistra della magistratura ( cioè Md), pone una questione che non può essere aggirata. Provo a riassumerla con questa domanda: la modernità sta nella difesa dei diritti - di tutti e soprattutto dei più deboli - o la modernità sta nella religione – o addirittura nella burocrazia – delle regole? E quindi le regole, la loro definizione, la loro applicazione, sono il fulcro dell’impegno intellettuale degli operatori del diritto, o invece il fulcro è il diritto, e le regole sono gli accessori, e debbono essere funzionali al diritto?

Naturalmente dal modo nel quale si pone la domanda c’è già l’embrione della risposta. Si potrebbe anche porre la questione in termini del tutto diversi, diciamo rovesciati. Per esempio questi: è o non è il rispetto pieno e incondizionato delle regole, di tutte le regole – e delle leggi – la missione del diritto? O invece la missione del diritto è quella di interpretare le leggi e piegarle a una scelta politica?

Vedete bene che le risposte non sono affatto scontate. Però nella lettera della dottoressa Gugliemi c’è una novità. E la novità sta nel fatto che finalmente si pone la domanda. Dentro la magistratura, in questi ultimi – calcoliamo ad occhio – 25 anni, tranne piccole frange, nessuno osava porre quella domanda in termini così netti e a voce alta. E cioè nessuno osava ipotizzare che il valore del garantismo sia un valore intangibile e stia alla base del funzionamento della democrazia e della sopravvivenza ( e dello sviluppo) della libertà. E che il problema sia quello di capire come si afferma il garantismo, e non se si afferma.

La dottoressa Guglielmi ha avuto il coraggio di rompere il silenzio. Lo ha fatto partendo da un caso specifico e da una polemica molto forte ma circoscritta: quella sulle Ong. Ha sentito il dovere di denunciare gli effetti di una campagna mediatica e giudiziaria ( come da un po’ di tempo, spesso, sono le compagne politiche) che mettendo in difficoltà le Ong che prestano soccorso ai profughi nel Mediterraneo, ottiene il risultato di danneggiare i profughi e probabilmente di aumentare i morti e il numero di quelli che non riescono a sfuggire alla fame e alla guerra.

Dice la dottoressa Guglielmi: « L’attacco alle Ong è parte di un più ampio progetto... che ripropone come prioritarie le risposte all’emergenza emigrazione in chiave securitaria, difensiva e repressiva ». E aggiunge che in questo modo si alimentano paura e insicurezza, sa dia via libera ai populismi e ai nazionalismi, si ostacola chi pone al primo posto i diritti. E quindi invita la magistratura – almeno a me è sembrato così – a capire che il futuro della democrazia ha bisogno di un impegno comune contro i populismi.

Si può condividere o no la posizione di Mariarosaria Guglielmi, non si può negare che sia una posizione controcorrente e coraggiosa.

A me però piacerebbe che si allargasse ildiscorso. Nonfermandosi solo al problema Ong. E mi piacerebbe porre questa domanda al leader di Md: «non crede che se si è arrivati a questa estremizzazione burocratica della legalità, che ha portato il Procuratore Zuccaro, di Catania, a lanciare la campagna contro le Ong, sostenuto da gran parte della magistratura e dei suoi giornali ( con in testa il Fatto Quotidiano) e da una parte consistente dei partiti populisti ( la Lega e i 5 Stelle in primo luogo) è perché da molti anni la magistratura, spinta anche dalle sue correnti di sinistra, ha fatto del “populismo giudiziario” ( come lo chiama, ad esempio, Luciano Violante) la propria bussola?» . Io credo di si.

La sinistra, dentro e fuori della magistratura, ha creduto che un certo estremismo giudiziario – da mani pulite in poi – sarebbe servito a farla pagare ai potenti. Non è così? E che ridurre al minimo il garantismo ed esagerare il legalitarismo fosse utile a questo scopo. Non è così? E in questo modo si è indebolito - sì, fortissimamente indebolito - lo stato di diritto e si è dato carburante alla macchina populista, incitando uno spirito pubblico – come dice la Guglielmi, uso le sue parole - “ securitario e repressivo”. Non è così? Si volevano colpire i potenti, è chiaro, ma alla fine chi paga sono i poveri naufraghi che finiscono in fondo al mare o vanno a crepare in un campo di concentramento libico. Ecco, forse si può ripartire da qui per riaprire un discorso, dentro la magistratura – e trasversalmente fra le sue correnti – sul valore del garantismo. Archiviando l’annus horribilis, quello segnato dalla presidenza dell’Anm assegnata a Piercamillo Davigo, e riallacciando i fili di un ragionamento che non può non partire da qui: non esiste un diritto dei più deboli, o un diritto dei più forti, o un diritto dei buoni, o un diritto dei cattivi. Esiste un diritto uguale per tutti. E tante più sono le garanzie per gli accusati tanto più forti sono la legge e lo Stato di diritto. Siamo d’accordo su questo punto?

Perché se siamo d’accordo possiamo davvero intenderci su tutto. Magari non solo sui profughi, anche su Dell’Utri, per esempio, o su Contrada, o su faccia da mostro.