Le alleanze non sono mai scontate. Neanche col Pd. È questo, in estrema sintesi, il pensiero di Luigi Gallo, deputato M5S molto vicino Roberto Fico.

Dunque, il voto su Rousseau non trasforma l'alleanza di governo col Pd in una coalizione?

Gli iscritti del M5S ci hanno indicato una nuova missione per i prossimi anni: ripartire dai Comuni con più forza, esperienza e più strumenti. In pochi anni al governo del Paese abbiamo ridato centralità e credibilità dell'Italia in Europa e stiamo ponendo le basi per una riconversione economica che crea posti di lavoro e Pil. Ma le alleanze e le coalizioni con i partiti sui territori non sono per nulla scontate perché il nostro obiettivo è di alzare la qualità della politica sui progetti per il paese e di avvicinare i cittadini onesti. Se esiste un Pd sano sui territori ci dialogheremo, se il Pd continua ad affidarsi a dinosauri della politica locali come De Luca in Campania, l'indipendenza del M5S non può che essere l'unica alternativa sana per i cittadini.

Il responso di Rousseau potrebbe facilitare gli accordi alle Regionali pugliesi e marchigiane?

Ho chiesto che il tabù degli accordi locali cadessero nel 2019 dopo la formazione di questo governo perché preoccupato dalla qualità della classe politica che Salvini e Meloni stanno portando sui territori, una politica di slogan e piegata sui propri affari piuttosto che sull'interesse collettivo di cui il governatore Fontana ne è simbolo. Tuttavia non si prendono in giro i cittadini con alchimie di palazzo, o si fa un percorso serio di progetti e rinnovamento o l'unica alternativa seria è il M5S autonomo sui territori. Per le Regionali 2020 la strada è già segnata e Gian Mario Mercorelli nelle Marche insieme a tutto il M5S sta facendo un ottimo lavoro, come Antonella Laricchia in Puglia.

Ma sostenere candidati dem oggi in cambio di una convergenza, magari, su Raggi domani non sarebbe un buon compromesso?

Direi di no, è la logica opposta a quella che ho indicato finora.

Lei ha sempre visto di buon occhio l'alleanza coi dem, ma tra voi c'è chi teme che così il Movimento sia destinato a trasformarsi in una costola del Pd...

Dobbiamo darci una missione opposta: il M5S deve diventare la più importante forza di governo degli enti locali. È quello che abbiamo fatto nel 2018 diventando la più grande forza politica in Parlamento con 11 milioni di voti e scegliendo Giuseppe Conte come Presidente del Consiglio di questo governo.

Per riuscire a condizionare l'alleato di governo è indispensabile avere obiettivi precisi e un capo politico legittimato e riconosciuto. Servirebbe un congresso vero, magari con mozioni e candidati contrapposti?

Tutte le iniziative politiche del 2020, dal sostegno ai lavoratori, alla liquidità alle imprese, ai 6 miliardi investiti nella scuola sono obiettivi precisi di un movimento che investe in conoscenza e capitale umano e Crimi in questi mesi ha fatto un ottimo lavoro insieme ai ministri per rimarcare l'identità di un governo di cui il M5S è protagonista principale. Momenti come gli Stati Generali li ho richiesti dopo le europee del 2019 quando era evidente che la struttura e l'organizzazione del M5S non era più adeguata ma prima degli stati generali vanno condivise le regole del confronto democratico.

Per molti suoi colleghi un partito di governo non può non strutturarsi. È d'accordo?

Sì e credo che è quello che pensano da tempo tutti i portavoce nazionali, locali ed attivisti. Siamo già in ritardo.

Perché dopo mesi di annunci gli Stati generali non sono ancora stati convocati? Troppe divisioni interne per scongiurare possibili scissioni?

Siamo al governo del Paese e abbiamo importanti responsabilità verso i cittadini, c'è un'emergenza epocale che ha colpito prima l'Italia ed ora in modo ancor più grave tutto il resto del mondo. Ci sono dei motivi oggettivi per questo ritardo. Sono nel M5S da 13 anni ed ogni volta che si è parlato di divisioni e scissioni ne siamo usciti più forti di prima con spirito unitario.

In tanti nel suo partito non hanno gradito le modalità con cui gli attivisti sono stati convocati in pieno agosto per decidere sul futuro del Movimento. È stata una scelta di Crimi o un blitz di Casaleggio come sostengono alcuni parlamentari?

Tutto questo è frutto dell’assenza di organizzazione e struttura capillare e territoriale. Crimi sta facendo il meglio del suo lavoro con gli strumenti che si ritrova anche per rispondere alle emergenze politiche impreviste e in questo momento è lo Statuto del M5S che gli conferisce tutti i poteri, sia per una votazione importante come questa che per la certificazione di una lista comunale del M5S nel più piccolo Paese della nostra Penisola. Sta cercando di rendere i processi più condivisi possibili, ma la verità è che lo Statuto del M5S va riscritto, creando organi collegiali, comitati decisionali e reti territoriali con responsabilità precise e questo possiamo farlo solo con gli stati generali.

Il “partito” degli ostili a Casaleggio arruola ogni giorno nuovi adepti pronti a chiedere un ridimensionamento del figlio del fondatore. La piattaforma Rousseau dovrebbe passare sotto il controllo diretto del Movimento?

Sì, senza però essere ostili a nessuno