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IMAGOECONOMICA
Nella guerra tra Israele e Iran il diritto internazionale è morto? È una domanda che tanti giuristi si stanno facendo in questi giorni. Il dibattito sulla violazione delle norme internazionali che regolano i rapporti tra le nazioni è stato affossato dalle analisi di opinionisti, esperti di geopolitica e generali a riposo. Eppure, senza diritto neanche la geopolitica potrebbe esistere e reggersi su solide fondamenta. Ne è convinto Giuseppe Paccione, professore di Diritto internazionale umanitario dell’Università “N. Cusano”.
Professor Paccione, in questo momento storico il diritto internazionale che fine ha fatto?
Anche se qualcuno lo ha considerato ormai morto, il diritto internazionale è vivo e vegeto. Anzi, serve ancora per disciplinare la vita e i rapporti fra gli Stati che costituiscono la comunità internazionale, ma è anche un freno per evitare che l’umanità possa precipitare nel flagello di un Terzo conflitto mondiale e mettere a repentaglio le future generazioni. Va ricordato che la vita di relazione fra gli Stati sovrani e indipendenti si conforma a un insieme di norme di condotta vincolanti. Se non si rispettano tali regole, ci può essere il rischio che tutti i tasselli che uniscono la pace e la sicurezza globale possano saltare e trascinare la società internazionale a un punto di non ritorno. Ecco perché è fondamentale che gli Stati si attengano al rispetto delle regole della vita sociale della famiglia umana.
Israele ha il diritto di esercitare tutta la sua forza contro il nemico iraniano, senza rendere conto alla comunità internazionale?
Ciascuno Stato può esercitare il diritto di ricorrere allo jus ad bellum contro l’avversario che sferra un attacco, purché tale ricorso sia giustificato per autotutela o legittima difesa. Ciò deve seguire il percorso stabilito dal diritto internazionale e dalla Carta onusiana, nel senso che, pur essendo l’uso della forza vietato nelle relazioni internazionali, ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 4, la stessa Carta fornisce, in base dell’articolo 51, qualche eccezione fondata sul diritto intrinseco di ricorrere allo strumento coercitivo di forza per legittima difesa nel caso in cui si verifichi un attacco armato. In sostanza, l’impiego della forza in autodifesa corrisponde al principio cardine “è lecito respingere la forza con la forza”. Israele, prima di avviare l’operazione “Leone nascente”, doveva tenere al corrente la comunità internazionale, rappresentata dalle Nazioni Unite, e rispettare le norme di diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. Spetta al Consiglio di Sicurezza intraprendere ogni azione necessaria per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Israele ha violato, sotto certi versi, la Carta e il diritto internazionale che inibiscono il ricorso all’atto coercitivo armato contro la sovranità e l’integrità territoriale iraniana con l’escalation del conflitto che rischia di allargarsi.
Non possiamo però dimenticare le continue minacce di distruzione di Israele, rivolte dall’Iran anche con l’utilizzo dell’arma nucleare…
Ogni genere di minaccia può essere considerata uno strumento illecito che viola l’ordinamento giuridico internazionale, ma anche l’anticamera dell’uso della forza. Come giustamente lei ha rilevato, spesso l’Iran ha sbandierato la minaccia dell’utilizzo delle armi di distruzione di massa contro Israele. Che l’Iran rappresenti una minaccia significativa per lo Stato israeliano è fuor di dubbio. Il fatto che la minaccia sia nucleare la rende esistenziale. Non è una minaccia che lo Stato d’Israele può ignorare e, a mio parere, la sua gravità concede a Israele un margine di manovra maggiore in base allo ius ad bellum rispetto a una minaccia minore. Il problema della liceità delle armi atomiche è una vexata quaestio, perché ritenuta un’arma indiscriminata, cagiona sofferenze non necessarie che si possono ripercuotere su altri Stati che non sono coinvolti nel conflitto, per questo, a mio parere, sia Israele che l’Iran devono assolutamente attenersi al rispetto del “Trattato per la proibizione delle armi di distruzione di massa”. L’Iran non può continuare a minacciare il ricorso all’arma nucleare sostenendo che si tratti sola di una minaccia.
Il diritto internazionale offre un quadro chiaro per prevenire i conflitti e come comportarsi nel caso in cui dovessero verificarsi. La legge internazionale sembra essere finita in secondo piano. Cosa ne pensa?
La Carta delle Nazioni Unite parla chiaro. Sulla prevenzione di ogni genere di scontro bellico stabilisce che gli Stati devono risolvere le loro controversie con mezzi pacifici, se si vuole evitare che i pilastri della pace e della sicurezza internazionali siano posti in pericolo. Vi è pure un capitolo dedicato alla soluzione pacifica delle controversie che obbliga le parti di una disputa a intraprendere la via dei negoziati, della mediazione e della conciliazione per evitare che i pilastri citati finiscano per essere indeboliti pericolosamente. Iran e Israele devono seguire le norme del diritto internazionale, se si vuole evitare il peggio.
Stiamo assistendo anche ad un ruolo marginale delle Nazioni Unite. Sono state definitivamente scavalcate?
Spiace dover constatare che non si è mai voluta affrontare una seria riforma dello Statuto di San Francisco da parte degli Stati, necessaria per evitare il solito scavalcamento e direi anche la paralisi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nel 1945 si decise che alle Nazioni Unite spettasse il compito di salvaguardare le future generazioni dal flagello della guerra, dopo i disastri dei decenni precedenti. Il rischio è che, scavalcando le Nazioni Unite, in particolar modo l’organo politico onusiano, a cui è stato affidato il compito di gendarme internazionale a tutela della pace e della sicurezza dell’intero pianeta, si rischia di finire nel vortice di un terzo conflitto mondiale. Le Nazioni Unite sono il punto di riferimento per ciascuno Stato, parte della comunità internazionale, ogni volta che si verifica una controversia. Sappiamo bene che il fine primario di questa organizzazione, a carattere universale, è mantenere la pace e la sicurezza internazionale, come pure adottare misure efficaci per rimuovere le minacce alla pace. Compiti affidati al Consiglio di Sicurezza.