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COMITATO SCIENT. CONSIGLIO STATO
Ifigli di Europa che nasceranno nel 2021 saranno benvenuti in un mondo che ha rimesso al centro della vita sociale la tematica del benessere e del vivere sostenibile. Se per molto tempo il tema dominante è stato il vivere efficiente e performante, oggi siamo dinnanzi non più solo alla consapevolezza, ma all’azione che è ispirata dal principio secondo il quale senza una vera salute, basata su prevenzione e sostenibilità del microcosmo che ognuno di noi è e del macrocosmo che tutti insieme siamo, non si dà vera vita.
Tutti insieme. Lo sentiranno più spesso pronunciare i figli della generazione 2021. In una Europa che ha toccato il punto radicale della mancanza di solidarietà nel tempo dell’austerity, che non ha voluto o saputo – e il passo è molto rapido e va dalla volontà politica all’approfondimento della conoscenza tecnica – occuparsi seriamente delle problematiche legate alla interdipendenza delle economie e delle società – fra cui i flussi migratori, l’acuirsi dei gap di diseguaglianza, la discriminazione di genere, l’erosione dei nostri patrimoni culturali per effetto di un dissennato consumo istantaneo – i bambini che nasceranno nel 2021 troveranno una dimensione europea della visione sulla scienza e sul rapporto che deve esserci fra vita economica e benessere di vita. Quell’” interesse bene inteso” che Tocqueville ha preteso teorizzare e trasmetterci è venuto alla luce in Europa in modo nuovo, come una araba fenice che sorge da ceneri misere, da una Europa che si era pensata unita per scoprirsi poi come l’imperatore di Andersen nuda e fragilissima. Così come fragilissimi erano i suoi cittadini proprio perché atomizzati là dove vivono nei loro Stati.
Chi nascerà nel 2021 si troverà dinnanzi ad uno spazio privato che è stato fortemente ibridato dal pubblico, che ha fatto l’esperienza – e una di quelle esperienze che non si dimenticano perché sono foriere anche di grandi potenzialità di crescita – di una diversa organizzazione degli orari di lavoro e di vita privata. Osserveranno queste piccole vite una presenza fisica dell’adulto che non è necessariamente separata anche se troverà la tensione di un tempo/ spazio che sta ancora cercando un suo nuovo equilibrio: è dal bisogno funzionale di vivere in equilibrio che lavoro e vita privata andranno ripensati e rivissuti.
I figli dell’Europa che ha visto distribuire i vaccini contro il Covid 19 in una modalità sincrona e per questo già inedita avranno dinnanzi giornate nelle quali le protezioni individuali sono parte del reale. Per noi esse sono state la lacerazione del reale e la irruzione di un nuovo che ci ha profondamente toccati nella nostra sensibilità umana. Il respiro che non si vede d’inverno: i figli di questo inverno lungo vedranno tanti occhiali che si appannano dietro alle mascherine degli adulti che non sapevano cosa fossero sino a dieci mesi fa. Ci sono molte cose che l’Europa potrà dare ai figli che nasceranno nel 2021. Alcune di queste già si vedono, altre invece le dovrà costruire proprio con loro. La prima, forse minore ma molto significativa, è rappresentata dal ripensamento, di cui molti già parlano, del sistema di coordinamento sanitario. Non è una questione tecnica, ma una questione civica, legata a doppio filo all’esercizio delle nostre libertà. Se, infatti, di unione delle libertà di movimento abbiamo inteso parlare sin dalla creazione dell’Unione europea, allora accanto alle libertà vanno le condizioni – sovranazionali – perché queste libertà agite possano stare insieme in un ordine che sia reale e sostenibile. Anche ed innanzitutto rispetto alla salute. Così come esistono processi di coordinamento e integrazione nella formazione ne esistano di più profondi per la salute. Si dovrà davvero mettere mano alla questione del cambiamento climatico e fare della tutela dell’ambiente l’architettura delle nostre scelte, non una strategia di rammendo e di ripiego laddove non siamo capaci di modificare i nostri comportamenti. Sarà altresì necessario che sia reso vero e reale l’accesso a tutto il mondo dei servizi che viene erogato attraverso il digitale. I figli dell’Europa del 2021 non saranno solo digital natives saranno già in un mondo che sta ragionando di sovranità digitale da tempo e che deve seriamente cimentarsi con la questione della trasparenza e della comprensione dei meccanismi di controllo delle azioni che avvengono nello spazio digitale – la governance della cyber security – che dovranno diventare settori trasversali della governance pubblica.
Poi ci sono cose che l’Europa dovrà fare con i suoi figli di domani. Sarà costruire un mondo che sia più rispondente ai bisogni delle persone e che prenda sul serio la fallibilità di tutte le intelligenze, umane ed artificiali, o ibride che siano. Affinché questo sia possibile alle ragazze e ai ragazzi di domani dovrà essere offerta una porta e uno spazio ampio di ascolto e di costruzione. Perché nessuno avrebbe voglia di impegnarsi in qualche cosa se sa fin da subito che il proprio impegno non viene riconosciuto. Ma dovrà soprattutto e fin da subito curarsi della loro formazione, istruzione, crescita e qualificazione, lifelong. Ai figli dell’Europa del 2021 l’Europa – che siamo poi tutti noi – dovrà dare la reale, continua e sensibile opportunità di scoprire il talento per cui si sentono di avere voglia di aprire le ali e gli spazi per volare.