In questo difficile periodo storico in cui ci troviamo a dover fronteggiare un “nemico invisibile” chiusi nelle nostre dimore, non possiamo ignorare il fatto che tutti questi sacrifici di ciascuno di noi lasceranno una scia di difficoltà psicologiche e psicosociali che impatteranno, seppur in modi diversi, nella nostra vita. Alcune problematiche sono già emerse, molti disagi sono stati verbalizzati ed ascoltati da psicologi che si sono messi al servizio del Paese in questa situazione di emergenza globale. Altri, invece, sono taciuti, sofferti, nascosti tra le mura delle case: si pensi, ad esempio, ai casi di violenza e maltrattamento nei confronti delle donne, impossibilitate a chiedere aiuto perché costrette a convivere con il loro aguzzino, ma anche, più semplicemente, alle difficoltà che vive un adolescente privato del proprio spazio, delle proprie abitudini, a fronte della sua necessità di evadere, di crearsi un’identità, tipica della sua fascia di sviluppo. Le vittime più silenziose di questo difficile momento sono i bambini, che si ritrovano, loro malgrado, a dover affrontare problematiche che superano le loro capacità di adattarsi al cambiamento: si pensi al senso di isolamento sociale che il minore sta vivendo, privato dei suoi spazi di gioco, del confronto con i pari, degli spazi aperti, o alla difficoltà del bambino con genitori separati che non riesce ad incontrare il genitore non collocatario, o ancora al minore che vive in casa famiglia o in una comunità educativa e non riceve visite dei genitori da ormai molto tempo.

Le problematiche sono tante e diversificate, ma voglio qui concentrarmi sul rischio che i minori possano essere vittime di maltrattamenti o abusi nel proprio contesto familiare e, quindi, sulla necessità ed importanza che venga garantita la loro tutela nonostante le restrizioni e le limitazioni dettate dall’emergenza sanitaria in corso. C’è il rischio che si perda di vista l’interesse primario di tutela del benessere del minore, in un periodo in cui alta è la posta in gioco per ciascuno di noi: non dobbiamo, però, lasciarci condurre dall’egoismo e dimenticare i soggetti fragili, che così facendo potrebbero rimanere inascoltati.

Dunque, risulta primaria la necessità che vengano disposti degli interventi volti alla tutela del bambino, soggetto fragile, ed è proprio per questo motivo che io ed altri professionisti del settore e componenti della Società di Psicologia Giuridica ( SPG), dopo un attento ed approfondito dibattito in videoconferenza ( videoregistrata e disponibile sulla piattaforma Facebook della Fondazione Guglielmo Gulotta), abbiamo redatto una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri e altri membri del Governo, consapevoli del fatto che proprio in questi giorni è in corso la stesura di un nuovo decreto Cura Italia, in cui evidenziamo la necessità di promuovere il benessere e tutelare i minori durante l’emergenza Covid- 19 chiedendo che: - sia tutelato il soggetto fragile, nel rispetto delle garanzie previste dagli artt. 13 e 32 della Costituzione; - si agisca valutando attentamente l’adeguatezza degli enti e del personale a cui affidare tale delicato compito; - non siano disposte azioni di tutela attraverso condotte che potrebbero essere dannose a livello sociale e collettivo, ma che si faccia affidamento a professionisti con adeguata e dimostrabile preparazione nell’ambito della psicologia cognitiva, sociale e dello sviluppo, che abbiano già perseguito iniziative a promozione del benessere del minore. Ciò al fine di evitare l’errore di alcuni professionisti a cedere alla tendenza sistematica di vedere maltrattamenti e abusi con estrema facilità laddove, invece, spesso vi sono unicamente situazioni di disagio sociale o economico, povertà educativa o culturale, che richiedono interventi ben diversi da parte delle istituzioni; - venga disposto quanto prima un piano di supporti economici ma anche socio- educativi alla genitorialità al fine di autonomizzare il nucleo in difficoltà, specialmente per le famiglie più fragili da un punto di vista delle risorse sociali e culturali, oltre a quelle economiche che non sono oggetto di questa riflessione.

Proprio per questi motivi, noi professionisti ci siamo riuniti, mossi dalla preoccupazione che, nel lodevole tentativo di tutelare i bambini, si alimenti inconsapevolmente l’erronea equazione disagio- abuso o maltrattamento, creando ancora più danni e sofferenze, confondendo la valutazione psico- forense del disagio infantile con il trattamento nei casi di violenza e abuso conclamati.