«La posizione ufficiale del Partito democratico è quella del sì e tutti devono lavorare per questo risultato». Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e tra i promotori del comitato per il Sì al referendum costituzionale, non lascia spazio per immaginare posizioni diverse, almeno all'interno della dirigenza del suo partito.Eppure la dichiarazione di Renzi di una legislatura fino al 2018 sono suonate, almeno alle orecchie dei malpensanti, come un modo per mettere le mani avanti sull'esito incerto del referendum.Renzi si esprime in modo più diretto di quanto alcuni dicono. Lo ripete da settimane: la durata del governo non è legata al successo referendario, perchè ha capito che la personalizzazione del dibattito non giova a far capire agli italiani la portata innovatrice di questa riforma costituzionale. Il senso è quello di far capire che a ottobre non si voterà pro o contro una personalità politica o il suo governo, ma su come far funzionare meglio la democrazia.Lei è convinto al cento per cento del ddl Boschi?Il testo licenziato dall'Aula è il meglio che si poteva realizzare in questo contesto politico e contiene tutto ciò di cui si è parlato negli ultimi trent'anni. Soprattutto, ha il merito di rispondere alle debolezze dell'attuale politica. Mi riferisco soprattutto alla riduzione dei costi e al miglioramento del sistema di produzione delle leggi, con l'obiettivo di rendere la democrazia italiana più competitiva, trasparente ed efficace, anche in ottica europea e globale.Eppure anche nel centro sinistra ci sono molte voci scettiche...Io sinceramente spero che tutti quelli che vengono dall'esperienza dell'Ulivo votino sì, primo tra tutti Romano Prodi e mi spenderò moltissimo in questo senso. Un sì di Prodi avrebbe, per noi, un grandissimo significato politico e simbolico. Il testo contiene tutte le proposte storiche del centro-sinistra, come il superamento del bicameralismo perfetto e il Senato delle Regioni, che erano tra le proposte dell'Ulivo nel 1996.Il Pd deve confrontarsi con una minoranza che sembra tutt'altro che allineata con la posizione ufficiale del segretario. È un segnale?Considero il 99% delle polemiche interne come strumentali e lontane dal merito della riforma. Paradossalmente, la posizione più coerente è quella di Massimo D'Alema: vuole far cadere il governo Renzi ed è disposto a usare un referendum costituzionale per ottenere l'obiettivo. E' lontanissimo da me, ma almeno è molto esplicito. La minoranza invece si arrampica solo sugli specchi, con una serie di condizioni che non hanno nulla a che fare col merito della riforma.Lei non ritiene che ci possa essere una sorta di "obiezione di coscienza" della minoranza sul voto al referendum?Io credo che servirebbe più coerenza anche nei partiti. La minoranza si renda conto che Renzi non è un usurpatore, ma un segretario democraticamente eletto alle primarie e quindi legittimato ad esercitare la sua leadership. Questa riforma non nasce in provetta a Palazzo Chigi ma dopo un lungo dibattito in Parlamento e deve essere chiaro che la posizione ufficiale del Partito Democratico è quella del sì.Però esiste un documento firmato da 10 parlamentari democratici che sembra proprio l'embrione di un comitato per il no.Voglio essere chiaro: a rigor di logica, proprio i parlamentari del Partito Democratico non dovrebbero far parte dei comitati per il No, soprattutto per coerenza, visto che hanno votato questa riforma in Parlamento. Noi però dibattiamo con tutti e non cacciamo nessuno, questa è una specialità dei 5 Stelle.E alle feste dell'Unità avrà legittimazione la posizione dei comitati per il No?Certo. Però deve essere chiaro che in ogni dibattito il comitato per il Sì porta la posizione del Pd, il comitato per il No, invece, non rappresenta il partito. Anzi, io sono convinto che la discussione faccia molto bene alle ragioni del sì: più si dibatte il merito della riforma, più diventa chiaro che non esistono ragioni concrete per votare no.Come spiega la polemica con l'Anpi, sulla loro presenza alle Feste dell'Unità, nonostante sostengano il no?Io credo che sia frutto del clima di grande contrapposizione all'interno del Pd. Nel testo della riforma non c'è nulla che vada contro le ragioni storiche dell'Anpi, nè esiste alcuna spinta per la concentrazione di poteri nelle mani del premier. Devo dire che la reazione dei partigiani mi ha lasciato deluso, ma prendo atto delle posizioni della sua dirigenza.Spera che la base, invece, voti diversamente?Io credo che molti iscritti all'Anpi voteranno sì. Come altrettanto faranno i sostenitori di partiti all'opposizione, nonostante le indicazioni di quella grottesca alleanza da armata Brancaleone tra Fassina, Di Maio e Gasparri, per citarne solo alcuni.