Sentiamo sempre che la politica non sopporta il vuoto. Figuriamoci la geopolitica. Che cos’è l’Europa? Nulla.

Cos’aspira ad essere? Nulla. Eppure ha una posizione geografica di vantaggio. Infatti è l’antemurale della democrazia e della libertà, come le intende l’Occidente, il quale tuttavia, non dobbiamo mai dimenticarlo proprio noi occidentali, ha concepito e realizzato le più distruttrici creazioni dell’uomo politico: comunismo, fascismo, nazismo ( in ordine alfabetico), esportandole pure nell’universo mondo, ad Est e Ovest, Nord e Sud. Perché la Russia, bolscevica o parademocratica, non ha mai smesso di premere sull’Europa? Perché percepisce l’America come un irreconciliabile “altro da sé” e l’alleata Europa come il suo puntello continentale ad Est ( dell’America), oltre che principale ostacolo al vecchio sogno zarista del mare caldo. Gli americani riluttarono troppo a lungo ad opporsi al nazismo, fino a lasciar solo a combatterlo il britannico ( semiamericano) Churchill, finché non dovettero rispondere al proditorio attacco giapponese e non sentirono sulla carne la tenaglia dell’Asse. A fine guerra, conquistato il Giappone, se ne fecero un alleato, così come, liberata l’Europa, la legarono in un patto di mutua difesa tra liberatori e liberati.

Viene troppo spesso trascurato, fino ad ignorarlo forse, che la prima unificazione dell’Europa è stata realizzata dall’Alleanza atlantica, non dalla Ceca o dalla Cee. E lì dovrebbe riandare l’Europa, non per passatismo ma per lungimiranza. L’affectio maritalis tra statunitensi ed europei sembra raffreddata negli ultimi anni per colpa loro. Però neppure noi diamo l’impressione di voler scaldare il letto coniugale.

Non dobbiamo omettere di considerare che il “fedifrago” presidente americano tornerà a casa tra circa cinque anni, nella peggiore delle ipotesi. Dopo, una nuova presidenza sarà costretta a fare i conti con la realtà, che è questa: contenere la Russia senza Europa o con l’Europa neutrale è per gli Usa impossibile, oggi e domani. Inoltre, quale pazzo americano o europeo illuso può anche soltanto immaginare un’Europa neutrale? Può mai esistere un ectoplasma siffatto?

Certamente no, sarebbe l’appendice occidentale dell’apparato russo, la provincia mediterranea dell’impero moscovita, non più sovietico ma sempre illiberale. Dunque, l’Europa o è unita in un unico Stato sovrano e come tale alleato nella Nato oppure non è, semplicemente. Questo è il preciso interesse vitale degli americani e degli europei. Eppure, mentre i primi sono una nazione ed uno Stato prosperi e forti, i secondi sono solo prosperi, nè nazione né Stato, e nelle condizioni date non possono trattare alla pari come indispensabili alleati ma interessare soltanto come soggetti occasionalmente utili.

La verità non detta è taciuta in quanto fantapolitica: gli Stati Uniti d’Europa, che gli Stati europei non perseguono perché i loro governanti desiderano sopravvivere vivendo alla giornata. Sono impalpabili come ombre.

L’Europa, che pure lo annovera come il più grande storico dell’antichità, non ha saputo far tesoro della lezione impartita da Tucidide nella “Guerra del Peloponneso”, e cioè il dialogo tra gli ambasciatori degli Ateniesi, occupanti, e i rappresentanti dei Melii, occupati. Questi offrivano neutralità e amicizia con la promessa di “mantenersi alleati né degli Spartani né degli Ateniesi” e facevano appello all’equità e alla giustizia con l’intento di scampare i pericoli della guerra e della sconfitta; quelli invece, sprezzando le offerte e i richiami, risposero con parole immortali, risuonate poi mille volte nel corso dei secoli: “Voi Melii siete a perfetta conoscenza, come sappiamo bene anche noi, che la giustizia, quando parliamo dei rapporti tra gli uomini, permea il giudizio se le due parti sono soggette alla medesima forza mentre, al contrario, il forte fa quello che può e il debole cede.” Così accadde: i Melii adulti furono trucidati; donne e bambini, fatti schiavi.

Solo gli Stati Uniti d’Europa, con l’imprescindibile e intrinseca politica federale della Difesa e degli Esteri, salveranno l’Europa e insieme ad essa l’America dalle ganasce che Cina e Russia, non contrastate, stringono per costringerli. Tuttavia non nasceranno mai se il nuovo Stato federale europeo dovrà trascinarsi dietro tutti gli attuali Stati confederati nell’Unione europea. La fantapolitica esige che dal seno del Vecchio continente sorgano degli statisti che chiamino a raccolta i decisi a federarsi davvero. Chi ci sta, ci sta. La Federazione, dovesse pure realizzarsi con quella “geometria variabile” esecrata dai titubanti che pullulano nelle sue capitali, appare invece alla fantapolitica la costruzione capace di modificare il corso della storia e l’àncora della salvezza dell’Europa e dell’Occidente meritevoli d’essere salvati e durare. Almeno quanto è concesso di durare alle cose umane.