Parafrasando la frase-summa che accompagnava il bestseller “Love Story”, si potrebbe dire che laicità vuol dire non dover mai dire mi dispiace. Dispiacere d’essere stati smentiti, dunque comprendere che le idee, tutte le idee, sono soggette alle umane leggi del mutamento storico ed emozionale.Nel nostro caso, non deve stupire che Fausto Bertinotti manifesti interesse attivo, se non perfino operante, verso il movimento cattolico, a suo modo “integralista”, di Comunione e liberazione, lodandone anche il portato di don Giussani, fondatore.Fausto Bertinotti non è persona qualsiasi. Al contrario, ha diretto un partito che auspicava la rifondazione comunista in Italia. Per giunta, così come molti comunisti di provenienza Pci tradizionale osservavano con sospetto, egli addirittura giunge dalla tradizione socialista massimalista, il sindacalismo rivoluzionario “soreliano”, dunque da un filone, come dire, intransigente del marxismo nazionale, forse perfino venato di sentimenti anticlericali, estranei questi ultimi al Pci che, al contrario, togliattianamente, cercava l’incontro con le “masse cattoliche”. Aggiungi poi che, sempre Bertinotti, nei giorni del suo regno politico, ha raccolto attorno a sé una vastissima mole di gossip in tema di frequentazioni mondane. In molti, infatti, con insistenza si domandavano, scorgendolo negli scatti di Umberto Pizzi su Dagospia, come facesse proprio lui, il comunista, l’ex sindacalista, a frequentare, metti, Valeria Marini e Mario D’Urso.Sciocchezze, ognuno è libero di andare in vacanza e conversare del retrogusto del bourbon con chi gli pare.Il marxista Bertinotti però nei giorni scorsi è andato oltre il sapore del whisky, con queste parole: “L’eutanasia del movimento operaio ha disperso la memoria di cosa è stato il dialogo con il mondo cattolico, ” così presentando il libro di Julián Carrón, responsabile spirituale di Comunione e liberazione, successore di don Giussani, “La bellezza disarmata”. E ancora: “Quella che avanzo è una nuova istanza di dialogo con un mondo che ha tanto da dirci. Ho trovato molto di più e di diverso di quel che mi aspettavo. Anzitutto, il popolo. Ricordo che per Gramsci l’intellettuale può pensare di rappresentare il popolo solo se con questo vi è quella che lui chiamava una connessione sentimentale”. Conclusioni: “La sinistra politica è morta. Come istanza di uguaglianza continua a vivere nella cultura e nel sociale. E riaffiora nel campo delle nuove forme di organizzazione comunitaria della società (associazioni, movimenti, autogoverno del lavoro). Qui e là rivedo esperienze che mi ricordano quelle delle società di mutuo soccorso e delle leghe territoriali. Segno che un terreno da coltivare c’è”.Che la sinistra dia segni di boccheggiante inesistenza è sotto gli occhi di tutti, ergo, andando oltre, le parole di Bertinotti dovrebbero servire a far germogliare una riflessione sulla laicità in presenza di un deserto, magari superando le battute e perfino lo scherno che hanno inevitabilmente (?) accompagnato la rivelazione di un Fausto trasecolato davanti agli eredi di don Giussani.In questi casi, bisognerebbe ricordare agli indignati comunisti irreprensibili e non, che “la coerenza appartiene a chi non ha idee, ” così almeno sostiene Paul Feyerabend, filosofo libertario, e dunque è bene che la scelta di Bertinotti conquisti rispetto e perfino curiosità, forse perfino simpatia lisergica, andando oltre ogni forma di manicheismo, e questo proprio perché l’Italia è paese da sempre a rischio laicità. Auguri a Fausto per le sue nuove curiosità, dunque.Mi torna adesso in mente un’altra figura di leader comunista ancor di più planato infine sotto le insegne di Comunione e liberazione, Aldo Brandirali, già fondatore dell’Unione dei comunisti italiani, cioè “Servire il popolo”, Aldo che tra la fine dei Sessanta e i primi anni Settanta immaginava perfino un “governo rivoluzionario”, Aldo circondato di bandiere rosse e ritratti di Marx Engels Lenin Stalin Mao, Aldo che a un certo punto disse di preferire Cristo (e, almeno inizialmente, anche la Dc) all’idea e alla “praxis” della dittatura del proletariato, Aldo Brandirali che aveva perfino inventato il “matrimonio comunista”. In quella che Pasolini definisce la dopostoria, cerco al telefono, nella sua Milano già operaia, Aldo Brandirali, così commenta con me la scelta di Bertinotti: “Il cammino che fa adesso Fausto personalmente l’ho compiuto più di vent’anni fa, Bertinotti non ha capito che la teoria non conosce l’uomo reale, non è solo la sinistra ad essere morta, lo è anche la politica, le sue conclusioni sono parziali perché non capisce da cosa è generato questo popolo: un popolo rigenerato dalla fede, ossia da Cristo”.L’affermazione della laicità non ammette ironia, anche davanti a concetti che reputi a te del tutto estranei, forse perfino soffocanti. Ma saresti contento se quelli di Cl, con la loro abitudine ai titoli astrusi e chilometrici, chiamassero l’ennesimo meeting di Rimini: “L’empio scrittore Fulvio Abbate crede che le religioni siano tutte portatrici di menzogne, prospettive, problemi e terapie”. Giuro, che ci resterei molto male, mi incazzerei. Non c’è niente di più erotico della comprensione dell’altro. Per me Fausto, a questo punto, può anche scegliere il sacerdozio.