Salvatore Vassallo, direttore dell’Istituto Bruno Cattaneo, non è convinto del meccanismo di “sfiducia vincolata” che la maggioranza vorrebbe inserire nella riforma costituzionale perché, dice, «se il vincolo fosse che “deve essere eletto un esponente della coalizione che aveva vinto il premio” sia aprirebbero una larga varietà di scenari, anche quello dell’odiato ribaltone» .

Direttore Vassallo, la proposta di riforma costituzionale prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Cosa cambia negli equilibri tra Chigi e Quirinale?

Se il Parlamento sarà effettivamente in grado di approvare una legge con premio di maggioranza come quella annunciata dagli esponenti del governo, per quanto riguarda la nomina all’indomani delle elezioni, cambia poco. Se la legge elettorale assicura la maggioranza parlamentare alla coalizione più votata e la coalizione in questione esprime un solo nome, il presidente della Repubblica non ha grandi margini di valutazione anche a Costituzione invariata. Come è accaduto nel 1994, nel 1996, nel 2001, nel 2006, nel 2008 e nel 2022. Cioè in 6 casi su 8, anche con una legge elettorale come l’attuale che non garantisce quel risultato.

La riforma prevede un premio di maggioranza del 55% ma al momento non si vede all’orizzonte una legge elettorale che vada di pari passo, come fu nel 2016 per la riforma Renzi e l’Italicum...

Allora, spinto anche dalla sentenza con la quale i giudici della Corte Costituzionale avevano riscritto di loro pugno la legge elettorale, Renzi pensò di far approvare l’Italicum ancora prima della definitiva approvazione della riforma costituzionale e poi fu costretto a sostituirlo con la legge Rosato. Poiché il centrodestra sembra aver rinunciato a lavorare sui meccanismi che possono effettivamente stabilizzare il premier in carica, come la sfiducia costruttiva e il potere di scioglimento, e si concentra invece con meccanismi solo apparentemente vincolanti, tutto finirà per dipendere dalla legge elettorale. Senza una legge elettorale che “assicura” la fabbricazione di una maggioranza a sostegno del “premier eletto”, tutto il modello cade. Non solo gli effetti che si vorrebbero ottenere verrebbero meno ma, soprattutto, alcune delle norme inserite in Costituzione risulterebbero irragionevoli e inapplicabili. Per scrivere in Costituzione che il premier può essere sostituito in corso di legislatura solo nell’ambito della sua maggioranza bisognerebbe costituzionalizzare anche i principi della legge elettorale. Ammesso che sia possibile stabilire in Costituzione che le due Camere devono avere, necessariamente, la stessa composizione. Il fatto che gli elettori votino nello stesso modo per Camera è Senato è quasi ovvio, ma non può essere prescritto e non si può escludere che decidano di fare diversamente. Non a caso, il “combinato disposto” della Riforma Renzi e dell’Italicum si reggeva sulla sottrazione al Senato del potere di conferire e togliere la fiducia al governo. Se i leader del centrodestra non hanno ben chiara in anticipo una soluzione per tutti questi problemi rischiano di andare incontro a un boomerang.

In caso di crisi, non si tornerebbe alle urne ma attraverso un meccanismo “antiribaltoni” sarebbe la stessa maggioranza a scegliere un nuovo presidente del Consiglio: cosa implica questo per le dinamiche interne alle coalizioni?

La prima e più importante implicazione di questa soluzione è che non saremmo più di fronte a qualcosa che si può chiamare “elezione diretta del premier”. Se il premier “eletto” decadesse par qualsiasi ragione a tre mesi dal voto, potrebbe essere sostituito da qualcun altro per l’intera legislatura. Se il vincolo fosse che “deve essere eletto un esponente della coalizione che aveva vinto il premio” sia aprirebbero una larga varietà di scenari, anche quello dell’odiato ribaltone. Se si stabilisce che l’unica maggioranza legittima è quella che ha ricevuto il premio, si intacca il principio della parità dei poteri tra tutti i componenti delle camere: solo alcuni avrebbero, in esclusiva, di fatto, il potere di conferire la fiducia. L’effetto politico sarebbe che tutti i partiti della maggioranza, purché abbiano il 6% della rappresentanza parlamentare, potrebbero decretare lo scioglimento anticipato delle camere.

L’opposizione, a partire dal Pd, propone invece una classica sfiducia costruttiva: può questa garantire maggiori equilibri tra governo e Parlamento?

Sembra che né gli uni ( il Pd) né gli altri ( il centrodestra) sappiano che la sfiducia costruttiva, se adeguatamente congegnata, può essere un potente strumento nelle mani del premier in carica. Se la Costituzione prevedesse, come sarebbe logico, che dopo il fallimento di una eventuale sfiducia costruttiva, o dopo il diniego della fiducia non seguito dalla rapida elezione di un nuovo premier, si va senza troppi indugi allo scioglimento delle Camere, non solo sarebbe più difficile orchestrare i cosiddetti “ribaltoni”. Il premier potrebbe usare l’evocazione dello scioglimento anticipato per prevenire o sedare fibrillazioni della sua maggioranza, o anche per decidere quando è il momento di andare al voto. Così hanno fatto, ad esempio, Schroeder in Germania e Koizumi in Giappone nel 2005, chiedendo ai loro sostenitori di essere sfiduciati.

Si dice spesso che l’Italia abbia bisogno di governabilità. Questa riforma può raggiungere l’obiettivo di una maggiore stabilità del sistema?

In queste cose come in altre il diavolo è nei dettagli. Per ora si sono sentite intenzioni e ipotesi molto ricorrenti, a destra e a sinistra, dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso. A me sembra ieri ma, ahimè, devo prendere atto che sono passati trent’anni. L’idea di rendere, per quanto possibile, il meccanismo di formazione dei governi nazionali simile a quello in uso per comuni e regioni, ha una sua plausibilità. Tutti i sistemi democratici hanno difetti. Solo alla fine di tutto il percorso si potrà dire quanti sono e quanto sono sostenibili gli inevitabili difetti che la riforma conterrà.

Assistiamo da anni a picchi elettorali seguiti da rapidi cali. Pensa che questa riforma possa influire sull’affezione degli elettori?

Difficile dire. Sulla base degli elementi che abbiamo finora a disposizione, non credo che sposti molto. Potrà fare una differenza se sarà congegnata in modo da promuovere davvero una maggiore stabilità. Sempre che sconfessi la legge ferrea che finora ha sempre visto proposte così ambiziose cadere prima o durante il referendum confermativo.