Un classico di ogni tempo, e in questo caso di ogni clima, è che sotto l’ombrello di qualunque protesta riparino anche gli intrusi, moderni succhiaruote delle passioni altrui. Noi studenti lo abbiamo fatto tutti, far finta di partecipare e poi girare il primo angolo e dileguarsi per la città.

Il New York Times sospettava che quello sciame di ragazze e ragazzi che avrebbe invaso la Grande Mela sarebbe servito ai fannulloni a cui di Greta importava poco.

Ma Bill De Blasio, il sindaco, ha comunque impartito la sua benedizione, invitando le scuole a giustificare tutti, sia i bravi marciatori per un mondo migliore, sia i cattivi che hanno barattato la sostenibilità ambientale con un torneo di giochi digitali. Quant’è ecologico fare sega per il clima se il ministro firma la giustificazione

Più modestamente, ci siamo mossi anche noi del Belpaese al punto che ieri, nel corso della giornata, è spuntato un post del ministro Fioramonti che andava proprio nella stessa direzione del mondo ( considerandone l’America il traino), in cui invitava le scuole, “pur nella loro autonomia”, a valutare quella giornata di “sciopero clima” come un valore alto e nobile e dunque pienamente configurabile come perfetta giustificazione per aver bigiato la scuola ( o anche fatto sega, da Roma in giù). “È in gioco - ha concluso la nota il ministro - il bene più essenziale, cioè imparare a prenderci cura del nostro mondo”.

E cos’altro doveva serviva per gonfiare d’orgoglio i nostri scioperanti del clima? Altro che giustificazione scritta da strappare a qualche genitore distratto o in maggioranza - crediamo e ci auguriamo - comprensibilmente insospettito da tanto afflato mondialista abbinato all’Iphone che sobbalza reclamando chat e appuntamenti al baretto.

Però, però... Noi che abbiamo il dubbio come ragione sociale, abbiamo letto più in profondità la nota del Ministro, trovandoci qualche dissonanza sulla musicalità della sinfonia linguistica. Nella stesura burocratica ad uso e consumo dei social, infatti, è scritto che è stato dato mandato “di redigere una circolare che invitasse le scuole, pur nella loro autonomia, a considerare giustificate le assenze degli studenti…”, Noi che come il ministro viviamo il tempo presente, abbiamo pensato che il suono stridesse: “…. Ho dato mandato di redigere una circolare che inviti le scuole…”, alle orecchie del colto e dell’inclita appare il solfeggio giusto. Ora, per risolvere la tenzone lessicale, non c’è che quella Iena di Giarrusso, buon amico del titolare dell’Istruzione nonché parlamentare europeo.