Il senatore Giulio Terzi ( FdI), già ambasciatore d’Italia in Israele e negli Stati Uniti ed ex ministro degli Esteri, mette subito in chiaro una cosa in riferimento al conflitto in corso tra Israele e Hamas: ragionare senza ambiguità e sofismi. «Ci troviamo di fronte a un aggressore, assassino e criminale, che vuole distruggere l’identità israeliana, l’universo del diritto e del senso comune dell’umanità».

Senatore Terzi, stiamo assistendo ad una guerra inaspettata con una violenza altrettanto inaspettata?

Una grande storica come Margareth MacMillan, nel bellissimo libro intitolato 1914. Come la luce si spense sul mondo di ieri, descrive cosa avvenne prima dello scoppio della Grande guerra. Nell’estate del 1914 i governanti europei erano convinti di fare le vacanze di agosto tranquilli, trascurando quanto stava avvenendo in Europa. Per la Seconda guerra mondiale, l’appeasement sappiamo bene cosa ha rappresentato. Arriviamo ai nostri giorni e il pensiero va all’Ucraina. Un mese prima che si verificasse l’aggressione militare da parte della Russia, le delegazioni americane, che presentavano i report dell’intelligence e altre montagne di prove, venivano accolte in alcune capitali europee con scetticismo. Esiste sempre, in occasione di determinati fatti storici, una componente di incredulità. Il primo ministro israeliano e il ministro della Difesa hanno dichiarato, con delle finalità ben precise sul piano legale, del diritto internazionale e del rispetto del diritto umanitario, che Israele è in guerra. Pretende, quindi, il rispetto del diritto umanitario. È una guerra che è stata generata dai sistemi del terrore più bieco, atroce e genocidario. Gli attaccanti, i terroristi, che non sono militari, fanno il tiro a segno contro i civili. È avvenuto pochi giorni fa in Israele, avviene in Ucraina.

C’è un filo che lega le vicende mediorientali all’aggressione militare ai danni dell’Ucraina?

Non è un caso che l’alleato fedele della Russia in Ucrai na sia l’Iran, che fornisce droni per colpire i civili. Pensiamo inoltre ad alcuni deprecabili episodi, come a quelli di Bucha. In qualsiasi Stato, che può essere definito tale, in guerra le regole di ingaggio escludono di colpire la popolazione civile. Nel sistema russo lo si afferma come strumento di guerra, lo dimostra pure la strage di qualche giorno fa, dopo una cerimonia funebre.

L’Iran gioca un ruolo importante nel conflitto tra Israele e Hamas?

Il primo Stato terrorista al mondo è l’Iran. Utilizza il terrorismo come strumento di politica estera, di diplomazia. Possiamo definirla “diplomazia terrorista”. L’Iran pensa che il mondo debba obbedire all’ideologia che rappresenta. Prendiamo il caso di Assadollah Assadi, terzo segretario dell’ambasciata iraniana a Vienna, processato perché doveva fare una strage cinque anni fa, a Parigi. Governava una rete di spie terroriste, viaggiava di continuo in tutta Europa, Italia compresa. Facciamo poi attenzione a come è composto lo Stato iraniano, in merito alla gestione della sicurezza. C’è una componente che governa gran parte dell’economia, all’interno della quale troviamo l’industria militare con il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica. Tale componente controlla il settore energetico, la logistica, le petroliere che fanno contrabbando da e per la Russia e anche verso la Cina. L’Iran è inoltre un Paese nel quale si muove Hezbollah.

Il 7 ottobre è stato definito «l’ 11 settembre» di Israele. Cosa ne pensa?

Con le azioni dei giorni scorsi è stato dimostrato che si vuol diffondere il terrore il più possibile, come strumento di dominio e di influenza, colpendo chiunque e dovunque. Il paragone con le Torri Gemelle, purtroppo, è brutto farlo, calza. Ma vanno individuate alcune differenze. Al Qaida non era l’Iran. I collegamenti tra terrorismo sunnita e sciita, nel momento in cui ci sono degli operativi che compiono delle azioni così orrende sul terreno, ci sono. Le parti si aiutano a vicenda. Questo è ampiamente dimostrato. A questo punto è possibile fare un altro paragone a proposito dell’ 11 settembre 2001.

Quale?

L’attacco ad Israele è un attacco all’Occidente, proprio come quello alle Torri Gemelle. In qualche modo anche l’ondata di terrorismo che ha colpito l’Europa, a partire dal Bataclan, in Francia, per poi arrivare in Belgio, corrisponde ad un attacco all’Occidente. Sul piano geopolitico globale, e non soltanto regionale, emergono dei collegamenti forti con quello che sta avvenendo con l’aggressione russa in Ucraina. Contro Israele opera una forza consistente di aggressori, guidata dall’Iran, come dichiarato dagli stessi aggressori.

Sono stati commessi degli errori che hanno esasperato ulteriormente gli animi e portato ai gravissimi fatti del 7 ottobre scorso?

C’è qualcosa che non si è fatto e si è continuato a non fare. Un aspetto che dovrebbe far preoccupare non poco. Il segnale che si dà è quello di essere disposti a subire. Poi si dice che Israele deve reagire in modo proporzionale. Il discorso della proporzionalità come si applica nei confronti di una aggressione, che ha, come unico fine, quello di cancellarti dalla faccia della terra? Le forze armate israeliane hanno avuto e hanno, anche nei momenti più difficili, sempre in mente i principi del diritto umanitario e del rifiuto della tortura. Quando c’era un diplomatico, che faceva il terrorista e governava una rete di terroristi, arrestato e condannato, non si trattava di fare di più nei confronti dell’Iran, tenendolo in galera, ma si trattava di intervenire con sanzioni serie e non all’acqua di rose. Lo stesso si dovrebbe aggiungere per le organizzazioni terroristiche come Hezbollah. Abbiamo continuato a fare missioni commerciali con l’Iran e ci sentiamo dire, in maniera beffarda, dai supremi vertici di quello Stato che le sanzioni vengono aggirate con operazioni in nero sui canali coperti con i grandi Paesi amici.