Macché modello Milano: «Quella è stata una sommatoria di sigle, buona per competere in un città ma non riproponibile a livello nazionale». Raffaele Fitto, ex ministro Pdl e ora leader dei Conservatori e Riformisti, va giù piatto:«Il centrodestra lo si può riorganizzare mettendo insieme due cose: un credibile programma di governo alternativo a Renzi e una discussione profonda che prima della leadership definisca i contenuti di una intesa».Per ora le cose vanno diversamente. Da una parte c’è Alfano che mostra disponibilità a patto che la Lega resti fuori; dall’altro c’è Berlusconi che “incarica” Parisi. Lei ci sta o no?«Ci sto a che? Di cosa stiamo parlando? Allo stato la discussione va avanti tra anatemi tra cosiddetti lepenisti e moderati in un corto circuito che riguarda esclusivamente gli addetti ai lavori. Ai cittadini non interessa. Qui ogni giorno viene fuori un nome che potrebbe o dovrebbe fare qualcosa senza che però si capisca come».Bisogna mettere ordine, dunque. Partendo da dove? O da chi?«Il centrodestra allo stato attuale è un magma nel quale tutti vogliono stare con tutti ma che in realtà cela un tutti contro tutti. Noi lo diciamo da tempo: l’unico modo per uscirne sono le primarie. Dare la parola finalmente ai cittadini, che è anche un modo per stimolare sul serio la partecipazione».Scusi ma chi dovrebbe avviarle queste primarie? Berlusconi? Alfano? Lei?«Bisogna mettere due punti fermi. Il primo: l’alleanza va costruita tra chi vuol essere contro il governo Renzi senza se e senza ma. Se c’è un Nazareno carsico che riemerge a seconda delle circostanze, non andiamo da nessuna parte. Il secondo: mettere in moto una partecipazione democratica nella quale prevarrà chi ha più consenso. Le primarie spazzano via una discussione come quella attuale che è di tipo verticistico e puramente mediatico, nella quale gli elettori sono solo spettatori».E il primo passo è il No al referendum.«Ma certo! Noi un anno e mezzo fa abbiamo rotto con FI votando in Parlamento contro la riforma costituzionale e contro l’Italicum. Siamo stati messi alla porta. Lo ricordo perché fa specie ascoltare oggi i tanti che gridano al pericolo di regime. Se siamo in questo casino - e non uso questo termine a caso - è perché nel centrodestra c’è stato chi, e mi riferisco esplicitamente a Forza Italia, ha votato a favore delle riforme di Renzi. Questi passaggi vanno ricordati e rimessi in ordine perché se continuiamo in quella direzione non daremo vita ad un centrodestra bensì ad un pasticcio. Come si può organizzare uno schieramento mettendo dentro insieme chi gioverà con Renzi, chi flirta con Renzi e chi è all’opposizione di Renzi? E’ la logica ad impedirlo prima ancora della politica. Non si può essere un po’ opposizione e un po’ maggioranza. Penso che questa mancanza di chiarezza sia tra le ragioni principali per cui il centrodestra è andato via via perdendo milioni di elettori. Elettori che per la maggior parte sono ancora rifugiati nell’astensionismo e quindi, potenzialmente, recuperabili».Onorevole, stiamo ai fatti. Stefano Parisi si sta muovendo bene o no?«Mi sembra che sia una vicenda tutta interna a FI. Mi par di capire che ci sia la volontà di calare Parisi in FI e ciò provoca alcune resistenze. Ma sono problemi di FI. Io mi riferisco al centrodestra, che cosa diversa. Sotto questo profilo, Parisi ha detto nello stesso tempo una cosa giusta e una sbagliatissima. La cosa giusta è il No al referendum. Quella sbagliatissima è chiedere che se perde Renzi resti a palazzo Chigi. Come è possibile? Serve chiarezza. Parisi vuol contribuire a ricostruire il centrodestra? Ben venga, lui come chiunque. Ma poi, questo è il punto discriminante, devono essere i cittadini a decidere il leader. Sento dire che le primarie sarebbero a rischio inquinamento o infiltrazioni. Non è vero, basta fare le cose in modo serio. Per esempio far votare cittadini iscritti nelle liste elettorali italiane. Il 90 per cento dei rischi si elimina così».Se al referendum vince il No si dovrebbe andare subito ad elezioni? Anche con due leggi elettorali diverse per Camera e Senato?«Bisogna fare una nuova legge elettorale e andare al voto».Ma per fare una nuova legge elettorale serve un governo, no? E dunque?«Basta non perdere tempo. Noi l’abbiamo detto tra i primi: adesso tutti si sono convinti che l’Italicum è un sistema sbagliato, e solo forme di ipocrisia nel Pd e nei Cinquestelle impediscono di riconoscerlo apertamente. Perché allora non usiamo questo tempo per cambiare la legge in Parlamento invece di prevedere paludi per un anno e mezzo fino alla scadenza naturale della legistatura?».Cambiare l’Italicum, come?«Per prima cosa eliminando il ballottaggio, che come si è visto mette insieme più chi vota contro che chi vota a favore. ll rischio è che si delinei alle politiche un ballottaggio tra Pd e Cinquestelle con il centrodestra che gioca un ruolo di rincalzo. E la colpa è di un centrodestra privo di prospettiva politica. Che ragiona solo sull’oggi, all’interno di una discussione che è imbarazzante. Dopo tutto quello che è accaduto, immaginare di impostare il futuro riunendosi in qualche stanza per delineare un probabile successore a Berlusconi della durata massima che di 4-5 mesi, ci consegna alla subalternità e irrilevanza. O peggio alla scomparsa. Serve un sussulto di coraggio e di dignità».E non, mi pare di capire, la riproposizione del modello Milano che tanti invocano...«Il modello Milano è una sommatoria di sigle, di partiti che in parte stanno al governo e in parte all’opposizione. Può andare bene per vincere in un Comune, non certo per il governo del Paese: peccheremmo di credibilità. Rigeneriamo la nostra base elettorale avendo il coraggio del futuro. Non il corto respiro della tattica giorno per giorno».Ripristinare il Mattarellum andrebbe bene?«Io penso che ci sono sistemi consolidati che però non vengono citati o presi in considerazione. Penso ai sistemi delle Comunali o delle Regionali. Naturalmente anche lì trovando convergenze e rigettando egoismi o strumentalità per meccanismi su misura».