Piero Fassino, deputato del Pd e presidente del gruppo interparlamentare Italia- Francia, sulla crisi migratoria spiega che al governo italiano «manca una visione» e che Meloni «dovrebbe battersi in Europa per la modifica di questo maledetto Trattato di Dublino».

Onorevole Fassino, Meloni in un messaggio al cancelliere Scholz si è detta «sorpresa» del finanziamento tedesco alle Ong. Che ne pensa?

Credo che ci sia un punto di fondo che non funziona nella strategia del governo italiano. Ed è quello di continuare a pensare che l’unico obiettivo è bloccare le partenze e blindare i confini. Sono mesi e mesi che questo governo propone il blocco navale, la chiusura dei porti, il sabotaggio delle navi delle Ong, accordi ( come quello con la Tunisia) soldi in cambio di controlli, minaccia espulsioni che poi non avvengono. La verità è che la faccia feroce non è una politica, anche perché smentita dalle cifre. A dispetto del motto “non devono arrivare” sulle nostre coste sono sbarcate 140mila persone in 9 mesi.

Su cosa dovrebbe focalizzarsi l’attenzione del governo?

Se si vuole svuotare il traffico di clandestini, occorre organizzare flussi legali di migranti, sapendo che l’Italia è un paese in decremento demografico nel quale le organizzazioni imprenditoriali per prime chiedono che si introduca manodopera straniera, visto che ci sono 800mila posti di lavoro scoperti. Servono corridoi umanitari per le situazioni emergenziali di guerra, conflitto e crisi acuta, e flussi legali di ingresso per chi cerca ragioni di vita e di lavoro dignitose. Questo non significa che si debba accogliere chiunque, ma che serve una politica attiva in cui in primis si stabiliscono accordi con i paesi di origine. Dire semplicemente “rimanete li” a chi soffre fame e condizioni di vita pessime non funziona.

È d’accordo sul fatto che l’Italia non possa farcela da sola, e che quindi occorre la disponibilità degli altri paesi europei?

Certamente, ma questo governo ha rinunciato a qualsiasi battaglia sulla redistribuzione in Europa. Che sia una questione complicata lo sanno tutti, ma i paesi che si oppongono sono Polonia, Ungheria, Slovacchia, Austria, gli amici di Meloni. È sconcertante che la nostra presidente del Consiglio abbia incontrato Orban per parlare di Dio e non di redistribuzione dei migranti. Il rapporto con Francia e Germania va costruito in positivo, invece noi litighiamo con tutti. Così non si va da nessuna parte.

Parlava di accordi con i paesi di origine: come si dialoga con paesi governa da dittatori e regimi autoritari?

Meloni ha strombazzato un accordo con la Tunisia che avrebbe dovuto fermare le partenze, mentre si sono moltiplicate. Puntare solo al blocco dei migranti non è una politica: a chi non sa di cosa vivere o gli si dà una prospettiva o se la cercherà da solo e in qualsiasi modo. Per questo oltre a organizzare flussi legali, è indispensabile sostenere lo sviluppo dei paesi di origine creando lí occasioni di lavoro e di vita Il Piano Mattei di cui parla Meloni… Il Piano Mattei per adesso è uno slogan di due parole: Piano Mattei. Non c’è uno straccio di programma, di finanziamento o altro. Nelle anticipazioni della Legge di Bilancio non c’è una parola sugli stanziamenti per questo piano. Se si vogliono effettivamente contenere le partenze, è necessaria una politica di aiuto ai paesi d’origine così da ridurre la spinta a emigrare. Il Piano Mattei rischia di trasformarsi in una foglia di fico per coprire il nulla che c'è sotto. Serve un piano di investimenti produttivi e infrastrutturali e un programma di progetti sociali per la salute e la formazione. Non si tratta solo di dare soldi, ma di mettere in campo un piano di sviluppo.

Parliamo di decine, forse centinaia di miliardi: l’Europa è pronta a un piano del genere?

L’Italia deve battersi in Europa per questo. La somma aritmetica degli investimenti dei 27 paesi Ue più il Regno Unito in Africa, è dieci volte la dimensione degli investimenti della Cina in quel continente. Ma è una somma, non un progetto europeo, perché ognuno pensa per sé. Serve un grande piano per la crescita economica dell’Africa. Con il presidente Macron, con Scholz, con Bruxelles di questo la Meloni deve parlare Macron che però respinge i migranti a Ventimiglia, sventolando il Trattato di Dublino… Il problema dell’immigrazione è difficile per tutti, ma a Ventimiglia la Francia respinge i migranti sbarcati in Italia e che sulla base del Trattato di Dublino devono essere gestiti dall’Italia. Bisogna fare una battaglia per la modifica di questo maledetto Trattato di Dublino. È una battaglia complicata e difficile, ma indispensabile per vincere le resistenze egoistiche di alcuni Paesi, tra cui quelli con cui la destra italiana pensa di allearsi.

L’opposizione è pronta a sedersi a un tavolo come accaduto per il salario minimo?

Quando si tratta di affrontare un problema noi non ci tiriamo mai indietro, ma serve disponibilità vera del governo. Non ha senso sedersi a un tavolo per parlare di blocco navale. La proposta del Pd è chiara: una strategia di flussi legali per chi cerca lavoro e contemporaneamente un piano di sostegno allo sviluppo dei paesi da cui partono i migranti. E aggiungo che per quello che riguarda i 140mila che sono qui noi siamo contrarissimi alle tendopoli. Concentrare due o tremila persone nello stesso luogo è il peggiore modo di gestirle. Serve una redistribuzione diffusa sul territorio con un criterio proporzionale tra dimensione demografica del Comune ospitante e numero di migranti da integrare. È l’unica opzione credibile, altrimenti scoppieranno altre criticità.

Conte è andato a Lampedusa, Schlein no: crede che il Pd abbia commesso degli errori di comunicazione?

Non siamo interessati ad atti propagandistici. Il Pd ha detto forte e chiaro che la linea seguita dal governo è fallimentare. Gli artigiani di Treviso, gli imprenditori di Brescia chiedono di inserire al lavoro chi è sbarcato in Italia. Perché non lo si fa? Quel che manca purtroppo è una visione.