«Il sorteggio per l’elezione dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura mi pare - al momento - l’unica soluzione plausibile», afferma il professore emerito di diritto penale Alessio Lanzi, ex componente laico del Csm in quota Forza Italia e attuale direttore della Scuola superiore della giustizia tributaria.

Professore Lanzi, perché è convinto della necessità di sorteggiare i togati di Palazzo Bachelet?

Guardi, il motivo è molto semplice. Se riteniamo che il “correntismo”, quindi la degenerazione del sistema delle correnti in magistratura, sia oggi il male e lo si voglia quindi estirpare, si deve per forza di cosa andare ad intervenire sul mandato elettorale ricevuto da parte del consigliere togato. Non ci sono altre soluzioni. Dobbiamo recidere il rapporto che si crea fra elettore ed eletto.

Il fatto che la riforma Cartabia, approvata nella scorsa legislatura proprio per togliere potere alle correnti dopo il Palamaragate, non abbia sortito l’effetto sperato rafforza la sua tesi. Su 20 togati, ben 19 sono attualmente esponenti di gruppi associativi o comunque riferibili a precise aree culturali.

Noi dobbiamo prendere atto di quella che è la realtà attuale. Ed oggi è innegabile che i rappresentati dei gruppi della magistratura associata al Csm votino in Plenum sempre compatti. Durante la mia esperienza di consigliere del Csm posso tranquillamente affermare che sono stati molto ma molto rari i casi in cui all’interno dei gruppi associativi i voti dei vari esponenti fossero in contrasto fra loro.

Come dovrebbe esplicitarsi il sorteggio dei componenti togati? Ha delle proposte sul punto?

Il principio di fondo è il sorteggio. Poi la legge dovrà definirne bene le modalità attuative. Si potrebbe pensare, ad esempio, ad un sistema di tipo “temperato”, con una successiva elezione dei componenti togati fra un paniere di sorteggiati, e che abbiano determinati requisiti di anzianità di servizio, valutazione di professionalità, e buoni precedenti disciplinari. E comunque mi permetta di aggiungere un elemento che credo debba essere preso in considerazione in questa fase.

Prego.

Si possono ipotizzare delle disposizioni di carattere temporaneo. Mi spiego. Una volta che la criticità è stata risolta, e quindi il sistema si è normalizzato essendo venuta meno l’influenza negativa delle correnti, sarà possibile prevedere anche di tornare al meccanismo elettorale previgente. Il problema, ripeto, è la degenerazione delle correnti, appunto il “correntismo”, non le correnti in sé.

Va sottolineato, a tal riguardo, che anche la nostra Costituzione è stata scritta tenendo ben presente quanto avvenuto durante il Ventennio fascista.

Certo.

Oggi, però, che soluzioni si potrebbero ipotizzare per arginare il “correntismo”? C’è qualcosa da fare subito in attesa di una riforma strutturale dell’ordinamento giudiziario e dunque del sistema di elezione dei componenti togati del Csm?

Nella scorsa consiliatura, mi piace ricordarlo in questa intervista, insieme al professore Filippo Donati ( componente laico eletto in quota M5s, ndr) avevamo previsto una modifica al sistema di attribuzione degli incarichi direttivi dei magistrati inserendo il voto a scrutinio segreto. Si trattava di una modifica regolamentare realizzabile senza bisogno di intervenire sulla normazione primaria.

E cosa accadde?

La proposta non ebbe seguito e non è stata più riposta. Un peccato.

Poteva funzionare?

Come ho già detto, se l’eletto deve rispondere del proprio operato al Csm al proprio elettore, diventa necessariamente oggetto del condizionamento da parte di quest’ultimo. Prevedere il voto segreto avrebbe consentito al componente togato del Csm una maggiore indipendenza ed autonomia su scelte quanto mai delicate come quelle che riguardano appunto gli incarichi direttivi e semidirettivi in magistratura.

La riforma prevede anche il sorteggio per i componenti laici. Condivide anche questa previsione?

Su questo aspetto ho invece delle perplessità. Credo sia opportuna una riflessione approfondita.