L’autista milanese, il bambino egiziano e tanti giornalisti xenofobi a loro insaputa

Ieri mattina, leggendo i giornali, mi è venuta una grandissima tristezza. Il dramma del pullman a San Donato - pieno di bambini minacciati da un autista folle o terrorista - era trasformato in una semplice e ghiotta occasione di campagna xenofoba, o forse razzista.

Sì, una grandissima tristezza, perché ormai, da tempo, non mi indigno più. Tristezza per la constatazione dell’ampiezza del sentimento xenofobo in Italia e della facilità con la quale è penetrato nel profondo nella nostra intellettualità. E tristezza per il giornalismo, ridotto a urla scomposte, a propaganda vecchia vecchia, a macero dell’informazione.

Trascrivo qui alcuni titoli, tutti pubblicati in prima pagina, tutti in testata e a piene colonne. Uno diceva così: « Il bello dell’accoglienza: senegalese cerca di bruciare vivi 51 bambini». L’altro, più fantasioso, prendeva spunto dal Vangelo: « Senegalese emulo di Erode voleva bruciare i bambini».

Sono titoli di due dei più combattivi giornali filogovernativi. Poi c’è il titolo di uno dei più combattivi giornali dell’opposizione, che va oltre: «Terrorismo buonista». In questo caso il razzismo non c’entra. L’accusa (abbastanza pesante: di terrorismo) è rivolta alle componenti della società favorevoli alla accoglienza, in primo luogo, immagino, alla Chiesa cattolica e al papa Bergoglio che vengono sempre accusati di questo orrendo peccato: il buonismo...

Nei primi due casi, invece, il razzismo c’entra eccome. Anche perché in quell’autobus maledetto c’erano effettivamente degli extracomunitari ma nessuno di loro era senegalese. L'autista che ha compiuto il gesto folle di dirottare il pullman e poi di minacciare di morte un’intera scolaresca era un autista italiano. Che però aveva la pelle nera. E dunque, quando si scrive senegalese, visto che quel signore non è senegalese, si intende semplicemente “negro” Di extracomunitari in quel pullman ce n’erano parecchi. Tutti bambini. E in particolare c’era, Rami, di nazionalità egiziana, che è il bambino che è riuscito a tenere nascosto il telefonino e quindi a lanciare l’allarme e a salvare i suoi compagni italiani e stranieri e i professori. Rami non è italiano anche se è nato in Italia. Se il centrosinistra avesse approvato la legge sullo Ius Soli ( osteggiata come legge barbara dalla Lega, e anche dal centrodestra) Rami sarebbe italiano. Ma il centrosinistra, con l’avvicinarsi delle elezioni e i sondaggi che dicevano che il senso comune ( sempre più lontano dal buonsenso) voleva politiche xenofobe, si impaurì e rinunciò a una legge di civiltà. Non so se in cambio riuscì ad ridurre la perdita dei voti. Forse no.

Comunque Rami è rimasto egiziano. Dunque, se per fare il titolo fosse stato proprio necessario citare le nazionalità, il titolo avrebbe dovuto essere: « Bambino marocchino salva 50 compagni di scuola dalla follia di un autista milanese ». Sarebbe stato un bel titolo, no? Sicuramente più aderente alla realtà di quei titoli di linciaggio del senegalese.

Vi risparmio la trascrizione dei tweet che sono arrivati sul mio telefonino. A centinaia su posizioni assai più radicali di quelle del Ku Klux Klan.

Io non penso che di fronte a questa deriva, che riporta indietro la nostra civiltà di molti decenni, bisogna stracciarsi le vesti, e gridare, e magari invocare leggi che puniscano i razzisti o gli xenofobi. Peggio della xenofobia, secondo me, c’è solo l’aspirazione a leggi che qualunque cosa succede risolvono aumentando le pene. Per carità: almeno difendiamo la libertà. Di fronte alla indubbia deriva razzista, io penso, bisogna semplicemente decidersi ad ammettere che questa deriva c’è. E’ profonda, trascina con sé gran parte dell’opinione pubblica, riguarda l'intellettualità, i giornali, i partiti, l’establishment.

Io non penso che il razzismo vada messo fuorilegge ( anzi, penso che vada abolita la legge Scelba- Mancino). Il razzismo ( o la più frequente xenofobia, cioè paura dello straniero) sono fenomeni di opinione. E come tali vanno trattati. Nella recente modernità hanno finito per essere considerati “infami” fenomeni di opinione, ma l’aggettivo ( infami) è sempre relativo e dipende dal punto di vista e dall’epoca. Nel passato ci sono stati grandi menti che erano largamente razziste. Voltaire era antisemita. Jefferson era uno schiavista e anche Jack London scriveva cose pessime sui neri.

Noi pensavamo di avere superato finalmente quello stadio della civiltà? Beh sbagliavamo. Basta ammetterlo e già possiamo di iniziare la risalita.