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IL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA DANIEL NOBOA AZIN, PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DELL’ECUADOR
Daniel Noboa è stato riconfermato presidente dell’Ecuador alle elezioni del 13 aprile scorso, nel turno di ballottaggio, dopo aver battuto la candidata di sinistra, l’avvocata Luisa González, con uno scarto di oltre 1 milione di voti. L’ascesa politica risale a un anno e mezzo fa, in seguito alle dimissioni dell’ex presidente Guillermo Lasso, che aveva sciolto il Congresso per evitare un procedimento di impeachment. Alle elezioni anticipate Noboa ha sconfitto sempre González. In quell'occasione però il margine fu meno ampio. Classe 1987, Noboa è il più giovane capo di Stato al mondo in carica eletto democraticamente. È considerato uno degli alleati più importanti di Trump nel Sud America.
Un mese fa, dopo la chiusura dei seggi, il presidente degli Stati Uniti ha commentato così su Truth: «Noboa sarà un grande leader per la meravigliosa popolazione dell'Ecuador. Non vi deluderà!» Tra gli obiettivi che Noboa intende raggiungere nel suo nuovo mandato spicca la lotta alla criminalità organizzata e ai cartelli della droga. Un dato su tutti: dall’Ecuador passa il 72% della cocaina mondiale che poi inonda gli Stati Uniti e l’Europa. Visibilmente emozionato, con la moglie Lavinia Valbonesi, il presidente dell’Ecuador domenica ha salutato, come tanti altri capi di Stato e di governo, Papa Leone XIV al termine della messa di inizio pontificato.
Presidente Noboa, la sua riconferma alla guida dell’Ecuador è frutto di un programma chiaro che guarda al presente e al futuro del suo Paese?
Fin dal nostro primo giorno, abbiamo lottato per dare speranza alla gente, ai giovani, alle donne che sono state dimenticate per anni e che ora stanno assistendo a un vero cambiamento in Ecuador. Guardiamo avanti, ma con i piedi ben piantati a terra, consapevoli del nostro impegno a restituire ai cittadini il massiccio sostegno che abbiamo ricevuto alle urne e, soprattutto, quel sostegno che ci danno quando siamo sul campo. In questo anno e mezzo abbiamo gettato le basi e siamo consapevoli di avere delle promesse da mantenere e non ci fermeremo finché non avremo restituito agli ecuadoriani la dignità che meritano.
Quali obiettivi intende raggiungere nei primi 100 giorni della sua nuova presidenza?
In questi quattro anni ci concentreremo sui cambiamenti strutturali per realizzare ciò che ci siamo proposti. In 18 mesi siamo riusciti a mettere in ordine finanziariamente il Paese. È stata dichiarata guerra al traffico di droga e il settore sociale è stato stimolato, offrendo nuove opportunità. Adesso apriremo le porte dell'Ecuador al mondo, cresceremo economicamente. Tutto ciò consentirà la creazione di nuove fonti di occupazione e continueremo ad attrarre investimenti. Inoltre, continueremo la lotta per sconfiggere il terrorismo.
La lotta alla criminalità organizzata e al narcotraffico è un punto centrale del suo programma. Rafforzerà le collaborazioni internazionali?
Molti Paesi hanno visto il nostro lavoro e hanno fiducia in quello che stiamo facendo. Abbiamo modificato la nostra politica estera per cercare la collaborazione internazionale a beneficio di tutti gli ecuadoriani. All'inizio di questo mese ho intrapreso un tour internazionale, durante il quale abbiamo consolidato i rapporti dell’Ecuador con diversi Paesi in Europa e in Asia. Uno dei risultati più importanti di questi viaggi istituzionali è stato il consolidamento delle alleanze con Israele, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito, Paesi disposti a offrire cooperazione nella sicurezza, in particolare nei porti e alle frontiere, nonché nell’intelligence, poiché condividiamo un impegno comune nella lotta ai gruppi narco- terroristici che ostacolano il progresso e mettono in pericolo la vita delle persone in tutto il mondo.
Il Presidente degli Stati Uniti ha espresso parole di elogio nei suoi confronti. Lei è considerato uno degli alleati più importanti di Donald Trump in Sud America. Quali sono i punti di contatto tra l'Ecuador e gli Stati Uniti?
Attualmente manteniamo un ottimo rapporto bilaterale con gli Stati Uniti, che si sta espandendo, e la nostra politica estera si rafforzerà senza dubbio durante questi quattro anni di governo. Inoltre, con Donald Trump abbiamo punti di lavoro comuni su commercio e sicurezza. In quest'ultimo ambito rientra la cooperazione nella lotta al narcotraffico, alla criminalità organizzata e al terrorismo, una delle principali sfide globali e regionali. Inoltre, viene promosso lo scambio di informazioni, addestramento ed equipaggiamento.
Intendete rafforzare la cooperazione con l'Europa? I rapporti con l’Italia si intensificheranno?
Per l’Ecuador le relazioni internazionali costituiscono un pilastro fondamentale della nostra politica estera. Il mio team è concentrato sulla diversificazione delle nostre opportunità di crescita. In linea con ciò, la nostra missione è quella di rafforzare le relazioni commerciali con l’Unione Europea, realizzare accordi commerciali, programmi di cooperazione e alleanze nei settori della sicurezza, dell’ambiente e dello sviluppo sociale. La nostra amicizia con l’Italia è stata ufficialmente sancita 125 anni fa e ci auguriamo che questo governo rafforzi i suoi rapporti, poiché entrambi i Paesi hanno costruito una solida alleanza che si riflette oggi in molteplici ambiti di cooperazione.
Papa Leone XIV è a capo della Chiesa cattolica da pochi giorni. Dopo Bergoglio, un altro Pontefice che conosce bene il Sud America. Un segno di speranza per questa parte del mondo?
Sono completamente d'accordo con le sue considerazioni. Questo è un momento di speranza e di rinnovamento per l’America Latina. Papa Leone XIV ha un profilo missionario e conciliatore, possiede anche una conoscenza personale delle realtà e dei problemi della regione da cui derivano grandi aspettative. L’esempio di Papa Francesco e di Papa Leone XIV ci spinge a lottare per chi ne ha più bisogno, per un mondo di giustizia e opportunità, per un Ecuador più sicuro e libero dalla corruzione. Queste sono alcune delle priorità del nostro governo.