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Valeria Valente, Senatrice del Pd e già presidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio, giudica il ddl sull’Autonomia come «antistorico» e sulla possibile candidatura di Schlein alle Europee dice: «il leader che deve trainare il partito è un’idea di berlusconiana memoria, noi siamo una grande comunità e una candidatura personalistica contrasterebbe con questa idea di comunità» .
Senatrice Valente: perché definite il ddl Calderoli sull’autonomia come un provvedimento “spacca Italia”?
Per due grandi ragioni: la prima è perché continua a mantenete in capo alle Regioni alcune materie, come la sanità e l’istruzione, per le quali in questi anni è stata invece dimostrata la necessità di essere coordinate a livello centrale; la seconda è perché a oggi i Lep di cui tanto si parla non sono stati finanziati.
Andiamo con ordine: il centrodestra risponde alle critiche sulle competenze tra Stato e Regioni dicendo che mi problemi sono iniziati con la riforma del titolo V voluta da Massimo D’Alema…
E infatti noi, aprendoci anche all’autocritica e facendo tesoro di quanto accaduto in questi 20 anni, abbiamo proposto di intervenire con una legge di rango costituzionale. Ci sembrava un modo intelligente per affrontare il tema dell’autonomia con serietà. Ma la destra ha alzato una barriera. A dire la verità alcuni esponenti di maggioranza erano anche d’accordo su alcuni aspetti che riguardavano l’istruzione ma poi tutto questo è sparito dalla discussione. Se pensiamo alla sanità, l’esperienza del Covid ha dimostrato la necessità di un coordinamento a livello centrale, e invece abbiamo avuto e abbiamo ancora differenze inaccettabili tra Nord e Sud.
Veniamo ai Lep: il ministro Calderoli ha elogiato il lavoro svolto dal professor Cassese, che a sua volta ha elogiato il ministro. Che ne pensa?
Qui la questione è ancora più critica perché i Lep servono a mettere in sicurezza il trasferimento di materie, essendo dei livelli minimi da garantire su tutto il territorio nazionale. Nel ddl viene detto che i Lep devono essere garantiti e se comportano maggiori oneri vanno finanziati. Tuttavia a oggi i Lep che servono alle Regioni più “svantaggiate” non sono stati finanziati. E queste sono critiche che non fa il Pd ma Bankitalia, l’Ufficio parlamentare di Bilancio e non solo. Se Confindustria e sindacati parlano la stessa lingua forse qualche dubbio sul procedere in maniera così spedita e irresponsabile dovrebbe venire.
E invece ieri la riunione di maggioranza ha dato il via libera al ddl, nonostante le tensioni passate tra Lega e Fdi. Pensa che il testo arriverà in fondo senza problemi?
Io penso che bisognava fare un tagliando sul tema e forse rivedere alcune scelte fatta dal centrosinistra, ma penso anche che in questo modo non si fa altro che attuare il processo di secessione leghista, da sempre il loro cavallo di battaglia. Dicono di voler rivedere la seconda parte della Costituzione ma stanno calpestando i principi posti nella prima parte, anteponendo l’interesse di parte a quello del paese.
Crede ci sia stato uno scambio tra Autonomia e premierato?
Mi sembra chiaro. L’Autonomia è un provvedimento irresponsabile e antistorico eppure continuano ad andare avanti per un accordo tra partiti di maggioranza. Ma qui parliamo di opportunità che vengono negate al sistema paese in termini di competitività. È la stessa Confindustria che ci dice che differenziando le competenze su porti, aeroporti, approvvigionamento dell’energia salta il sistema paese. Come possiamo pensare che queste materie possano essere gestite in maniera autonoma dalle singole regioni? L’Italia deve essere parte di un sistema integrato degli Stati Uniti d’Europa e invece la rendiamo più fragile e più divisa.
A proposito di Stati Uniti d’Europa: ritiene opportuna la candidatura della segretaria Schlein alle Europee?
La scelta partirà sicuramente da una valutazione della segretaria ma sarà discussa nelle sedi del partito, in primis, immagino, in direzione. Personalmente credo che la candidatura sarebbe una scelta in controtendenza rispetto alla storia del nostro partito, ma anche rispetto al pensiero femminista.
Cioè?
Il pensiero femminista è critico su tutti i modelli di leadership attorno a una sola persona, ed è per questo che contestiamo Giorgia Meloni e il suo essere una donna sola al comando. E in più le donne affermano anche un’altra etica della buona politica e della responsabilità: se ci si candida a un ruolo e a una funzione poi la si esercita, non ci si dimette.
Non sarebbe la prima volta che un leader si candida per trainare il partito e poi si dimette…
Il leader che deve trainare il partito è un’idea di berlusconiana memoria. Noi siamo una grande comunità e una candidatura personalistica contrasterebbe con questa idea di comunità. Da ultimo, una candidatura della segretaria come capolista rischierebbe di penalizzare le altre donne in lista. Insomma, avrei delle perplessità, ma ripeto che si tratta di una valutazione personale che sarà poi discussa nelle sedi di partito.