Il tribunale del riesame ha negato la scarcerazione al senatore Caridi e agli altri esponenti della politica calabrese catturati circa un mese un fa su ordine della Procura di Reggio Calabria. Non c’è nessuno al mondo - immagino - che creda all’ipotesi che la custodia cautelare del senatore Caridi sia necessaria per i motivi previsti dalla legge (rischio di fuga, o di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato). Ma evidentemente il tribunale del riesame ha voluto evitare di sottrarre ai Pm questo strumento di indagine, e cioè la pressione psicologica che la carcerazione preventiva esercita sull’imprigionato e che può spingerlo a parlare. E a dire eventualmente la verità, o più probabilmente a dire ciò che chi interroga vuole che dica. Dando così una qualche robustezza a una indagine che al momento robustezza non ha.In questi giorni, come sapete, stiamo pubblicando sul “Dubbio”, a puntate, il testo dell’opera di Manzoni intitolata “Storia della Colonna Infame”. Si raccontano le turpitudini commesse dai giudici del seicento, a Milano, per condannare a morte e al supplizio due poveretti, del tutto innocenti, accusati di essere untori, e cioè di spargere volontariamente per la città il morbo della peste bubbonica.E’ impossibile non metter a paragone la rabbia di Manzoni contro l’uso della tortura per costringere la gente a confessare fesserie, e il modo nel quale - meno sanguinosamente - oggi si adopera, illegalmente, la carcerazione preventiva. Ma nel capitolo che pubblichiamo oggi c’è qualcosa di più: Manzoni smonta come vero e proprio sopruso l’uso del pentitismo. E definisce i pentiti che parlano in cambio di un premio non solo inattendibili ma corrotti.Vi prego vivamente di leggere almeno il capitolo che pubblichiamo oggi della Colonna Infame. Manzoni ci spiega che la giurisprudenza di allora -feroce e medievale - considerava attendibile un pentito solo se parlava senza ricevere in cambio alcun premio (e dunque considerava illegali gli sconti di pena). E addirittura prevedeva che le accuse di un pentito (che comunque considerava “infamia”: parole sue) avessero una qualche validità silo se confermate dalla tortura. Avete capito bene? I giudici torturavano il pentito, per farlo ritrattare, e solo se non ritrattava la sua testimonianza veniva presa in considerazione, e comunque non come prova ma come indizio.Mi piacerebbe se tutti i Pm, ma anche tutti coloro che vengono eletti in Parlamento col compito di scrivere le leggi, fossero tenuti a leggere con attenzione la “Colonna infame”.