Luigi de Magistris, oggi leader di Unione popolare, non ama le mezze misure. Per questo, da pm o da politico, con la toga o con la fascia tricolore addosso - senza porte girevoli – o è stato osannato o è stato fortemente contestato.

de Magistris, il centrodestra trionfa anche in Molise. Il problema della sinistra sono solo le divisioni o manca proprio un racconto credibile da proporre ai cittadini?

La netta vittoria del centrodestra fin dalle politiche è più frutto del fallimento del campo progressista che di altro. Poi quest'onda si è riversata sulle Comunali e sulle Regionali. C'è un vento che spira in quella direzione. Il centrosinistra adesso ha bisogno di tempo per ricostruirsi. La delusione nei confronti del Movimento 5 Stelle, le politiche discutibili del Pd molto simili a quelle della destra e una divisione generale nel nostro campo fanno sì che siamo molto lontani dal costruire un fronte immediatamente percepibile come alternativo da parte degli elettori. C'è da fare un lavoro lungo.

Quale dovrebbe essere il perimetro del centrosinistra?

Le alleanze non si costruiscono nelle segreterie, né sotto elezioni, né con un collante scadente. Bisogna costruire l'alternativa popolare, culturale, sociale ed economica nelle lotte. Oggi la sinistra è divisa perché è divisa nelle lotte importanti, come la guerra ad esempio. Ma anche sul Mes. E non basta farsi vedere insieme a un comizio per convincere i cittadini. La credibilità si costruisce nelle battaglie comuni.

E mentre la sinistra si divide, la destra vince, governa e applica le proprie ricette. L'abolizione dell'abuso d'ufficio è una di queste, un provvedimento che ha però ricevuto il plauso dei sindaci d'Italia di ogni colore. Non è che in quel reato c'è qualcosa che non va?

La giustizia da qualche tempo funziona male. Per questo bisogna studiare soluzioni che migliorino la situazione e avvicinino il Paese al disegno costituzionale. Questo governo propone delle ricette coerenti con la storia del centrodestra fondato da Berlusconi, ricette che però creano altri danni al funzionamento della giustizia inteso come giusto processo, uguaglianza dei cittadini, certezza della pena. Temo che il governo voglia solo spuntare le armi della magistratura per impedire di indagare su certi temi.

In che modo?

Si riducono le intercettazioni telefoniche e ambientali e si elimina l'abuso d'ufficio patrimoniale e non patrimoniale come fosse una priorità.

E non è una priorità se a chiederlo sono così tanti sindaci?

È bene spiegare che la maggior parte delle indagini, dei processi e delle condanne per corruzione, concussione, peculato, traffico di influenze illecite e persino associazione mafiosa nascono il più delle volte da inchieste per abuso d'ufficio. Quindi se si mette mano a quella materia si vuole dare un segnale di tolleranza a chi commette quei tipi di reato. Le priorità così diventano altre: immigrazione clandestina, ong, piccoli spacciatori. Senza parlare dei messaggi di tutela che Meloni lancia a chi si sente oppresso dal fisco. Ora, non c'è dubbio che la materia fiscale vada alleggerita, ma un conto è semplificare per facilitare la vita dei cittadini, un altro è eliminare i controlli della Corte dei Conti e cancellare la trasparenza sugli appalti.

Quindi i sindaci sbagliano?

Forse dovrebbero concentrarsi maggiormente sulle incongruenze della legge Severino che creano ingiustizie e danni agli amministratori. Perché sospendere un sindaco per una condanna in primo grado per abuso d'ufficio è senz'altro sbagliato, basti pensare che condotte molto più gravi come il “falso” non vengono contemplati nella legge. Servirebbe almeno una sentenza definitiva e andrebbe applicata comunque solo ai reati più gravi, perché c'è una volontà popolare, degli elettori, da rispettare.

Prima ha fatto cenno alla limitazione del potere di controllo della Corte dei Conti. Lei è stato sindaco e si sarà certamente imbattuto nei pareri dei magistrati contabili. Esiste o no un problema di eccessivo potere e condizionamento sulla politica da parte di un organismo non elettivo?

Da ex pm ed ex sindaco posso dire che in Italia c'è stato un abuso d'abuso d'ufficio da parte degli investigatori e un abuso di un ruolo preponderante, invasivo, eccessivo e condizionante di alcuni uffici della Corte dei Conti. Per la mia esperienza, questo è un fatto innegabile. Come spesso succede, si è andati da un eccesso all'altro. Fino a 20 anni fa sulla Corte dei Conti si trovavano tre righe sui libri di giurisprudenza, nessuno la conosceva. Dopo Tangentopoli e dopo vari casi di sperpero delle risorse pubbliche, la Corte dei Conti si è data una sorta di funzione pedagogica, i giudici contabili si sono trasformati in una sorta di super commissari dei sindaci e a volte hanno creato uno stato di terrore nella macchina amministrativa.

Terrore?

Ho visto richieste di risarcimento fuori dalla grazia di Dio e processi in cui si interferiva veramente con la discrezionalità di chi è stato democraticamente eletto. Dunque, è necessario intervenire, non come vuole fare il governo che intende eliminare il potere della Corte dei Conti, ma operando su un binario legislativo che impedisca condizionamenti e interferenze con l'attività di chi è eletto dal popolo.

Prima parlava di limitazione alle intercettazioni, ma la riforma Nordio, al momento, prevede limiti solo alla pubblicazione delle conversazioni, soprattutto quando riguardano soggetti estranei alle indagini. Non crede sia necessario un intervento del genere per tutelare i cittadini ma anche la credibilità della magistratura?

Mi pare evidente che il ministro e altri esponenti del governo non facciano mistero di voler ridimensionare l'uso stesso delle intercettazioni. Ma c'è un tema reale che condivido: bisogna colpire la pubblicazione di conversazioni che non riguardano fatti oggetto del procedimento penale. Col pretesto dell'interesse pubblico ci siamo ritrovati troppo spesso spiattellati sui giornali fatti che attengono alla privacy. Questo però non significa proibire la pubblicazione di intercettazioni, anche di terzi non indagati, che potrebbero consentire all'opinione pubblica di comprendere e ricostruire i fatti. Per intenderci: il gossip su questioni private non è interesse pubblico, le condotte di persone anche terze possono esserlo. Il divieto assoluto di pubblicazione non mi pare una grande idea.

E come si stabilisce il confine tra gossip e interesse pubblico?

So che è molto complicato, ma deve avere di certo un ruolo la deontologia e l'etica di magistrati e giornalisti. Ognuno deve assumersi le sue responsabilità.

Mi ha colpito un passaggio del suo libro, “Fuori dal Sistema”, in cui scrive: «La custodia cautelare, al contrario di quanto accade spesso, non deve essere strumento di indagine». Perché in Italia è così facile abusare di uno strumento estremo che priva degli innocenti fino a prova contraria della libertà?

Anche qui, si vuole colpire uno strumento importante per l'abuso che se ne è fatto negli anni. Per troppo tempo una parte della magistratura e delle forze di polizia hanno utilizzato la custodia cautelare come strumento prioritario, a volte persino per arrivare a una confessione dell'indagato, perseguendo una scopo anticipatorio della pena. La custodia, insieme al processo, è diventata spesso la pena in sé. E adesso, però, qualcuno prova a vendicarsi della magistratura, anche su quella rigorosa e professionalmente all'altezza, che non ha mai abusato della custodia cautelare.

È stato il sindaco di Napoli più “longevo”, dieci anni a Palazzo San Giacomo. Non è che sta pensando di ricandidarsi tra qualche anno?

Fino a sei mesi fa avrei escluso ogni idea di ricandidarmi, fare il sindaco di Napoli è stata un'esperienza unica. Ora però non lo escludo più, perché l'attuale amministrazione sta facendo perdere l'anima ribelle, popolare, di riscossa e di energia che ha connotato la mia Amministrazione. Non rispondo sì alla sua domanda, ma neanche no.