Tra i maggiori sostenitori della candidatura di Andrea Orlando alla segreteria del Pd, l’ex ministro e presidente della Commissione lavoro Cesare Damiano considera il 25% di Orlando alle primarie tra gli iscritti «un ottimo risultato» e su Renzi non usa mezzi termini: «Come segretario di partito è stato un fallimento».

Presidente, non si aspettava che tra gli iscritti la candidatura di Orlando avesse maggior successo?

Considero quello di Orlando un ottimo risultato e per nulla scontato, perché va considerato che Matteo Renzi aveva dalla sua parte praticamente tutta l’organizzazione del partito e la gran parte degli amministratori locali. Dico di più, è un risultato significativo che indica la possibilità di poter raggiungere traguardi maggiori alle primarie di fine aprile.

Immaginate che la mozione possa avere maggior successo tra gli elettori che tra i tesserati?

Guardi, non sono abituato a fare previsioni su dati che sono per loro natura incontrollabili, né posso sapere come andrà a votare la gente. La variabili sono talmente tante e talmente evidenti da impedire previsioni. Detto questo, sono ragionevolmente convinto che noi potremo migliorare la nostra percentuale tra gli elettori, cosa che probabilmente farà anche Michele Emiliano.

Ma chi verrà avvantaggiato secondo lei?

Le primarie che consentono a tutti di votare, sulla base una blanda adesione al centrosinistra, possono portare vantaggi e svantaggi all’uno e all’altro contendente, a seconda delle singole situazioni territoriali.

Percepisco un certo scetticismo sul metodo...

Considero necessario superare questa modalità di scelta, attraverso una legislazione che disciplini le primarie in modo serio. Sono stanco di avere il voto inquinato da elettori che possono essere addirittura truppe cammellate della destra e che scelgono amministratori, sindaci e leader della sinistra.

A proposito di questo, ha trovato stonato l’appello di Gianni Cuperlo ai fuoriusciti di Mdp per votare alle primarie?

Assolutamente no. Anzi, considero l’appello di Cuperlo intonato, perché è rivolto al popolo che un tempo votava Pd e centrosinistra, che oggi è deluso e fuoriuscito. Gianni non ha fatto un appello ai secessionisti, ma ha fatto una giusta distinzione tra dirigenza ed elettorato.

Nessuna speranza di chiamare al voto favorevole a Orlando di chi ha lasciato il Pd in rottura con Renzi?

Ripeto, l’appello era agli elettori. Anche perché rilevo che il gruppo dirigente e parlamentare di Mdp non ha propriamente un atteggiamento positivo nei confronti di Orlando. Ma il confronto deve restare aperto con l’obiettivo di ricostruire un campo di centrosinistra.

Il candidato da battere rimane Matteo Renzi, esiste con lui una possibilità di dialogo?

Noi siamo alternativi a Renzi e non proponiamo di correggere con la matita rossa e blu l’impostazione dell’ex segretario. Anzi, ne proponiamo una completamente diversa e consideriamo l’esperienza di Renzi segretario di partito assolutamente fallimentare. Non a caso insistiamo sulla necessità di separare l’incarico di partito e quello di presidente del Consiglio.

E il Renzi di governo, invece? Orlando è stato un suo ministro...

A mio avviso il governo Renzi ha fatto leggi di destra e leggi di sinistra. Per esempio, ho apprezzato le unioni civili, la lotta contro le dimissioni in bianco e contro il caporalato. Non ho apprezzato, invece, l’Imu sulla prima casa tolto ai ricchi e il jobs act. Togliere del tutto l’articolo 18 ai lavoratori e cancellare l’Imu per chi quella tassa la può pagare è una politica da Berlusconi e non da centro- sinistra.

Si è tornati a parlare, in merito alle future prospettive di governo, di un’ipotesi di alleanza “moderata” Renzi- Berlusconi.

Noi combattiamo la prospettiva di una grande alleanza alla tedesca. La nostra sfida è la ricostruzione di un’alleanza di centro- sinistra: con una battuta, vogliamo parlare con Giuliano Pisapia e non con Cuffaro.