L'ultima in ordine di tempo è la pubblicazione, sull'account Twitter ufficiale dell'Fbi, dei documenti di un'indagine federale di 15 anni fa contro l'allora presidente Bill Clinton, chiusa senza incriminazioni. Secondo i democratici, una provocazione in piena regola da parte dell'attuale capo del Bureau James B. Comey, che punta a turbare il clima elettorale a meno di dieci giorni dal voto per l'elezione del nuovo inquilino della Casa Bianca. «Un atto nel pieno della sua discrezionalità», invece, secondo Massimo Teodori, professore di Storia americana.Professore, eppure si tratta di una pubblicazione che entra in pieno nella campagna elettorale.Certo. A mio parere la pubblicazione è stata un'iniziativa scorretta da parte dell'Fbi, perché rilasciare quel tipo di documenti così a ridosso del voto sicuramente non è un atto neutro.E dunque a che gioco sta giocando il direttore dell'Fbi James B. Comey?Difficile dirlo. Anche perché è innegabile che la pubblicazione sia un atto nella sua disponibilità. Un po' come è di sua discrezionalità la decisione di dare la precedenza ad alcune inchiesta rispetto ad altre, come nei giorni scorsi ha fatto rimettendo sotto la lente di ingrandimento dei suoi uffici l'Emailgate di Hillary Clinton.Anche in quel caso, le risultanze sono state pubblicate su Twitter.Non le risultanze, ma le ipotesi elaborate dall'Fbi riguardo le mail ufficiali che Clinton ha inviato dai suoi account privati. In pratica, quanto pubblicato non contiene alcuna incriminazione contro di lei.Come si spiega questo accanimento di Comey contro Hillary?Parlare di accanimento è improprio. Comey ha certamente inclinazioni repubblicane, ma il capo dell'Fbi, nonostante venga nominato dal Presidente degli Stati Uniti, è una carica neutrale.Non è strano che sia stato nominato dal democratico Barack Obama?Non per gli Stati Uniti. In America non esiste la divisione delle spoglie e le nomine di questo tipo non avvengono per affiliazioni politiche. Evidentemente Obama lo riteneva un nome all'altezza del ruolo.Eppure sembra che l'Fbi voglia ad influenzare la politica, come ai tempi del suo fondatore John Edgar Hoover?Hoover è sicuramente stato un uomo dal grande ascendente sulla politica americana. Ha tenuto le redini dell'Fbi per 48 anni e servito sotto otto diversi presidenti: questo gli ha permesso di conoscere molti segreti, fornendogli armi affilate per influenzare il sistema di potere. Insomma, è stato Hoover come singolo ad esercitare questo condizionamento sulla politica americana, non il Bureau come struttura.Eppure la pubblicazione sui Social network di documenti ufficiali investe in pieno il sistema mediatico. Un modo indiretto di condizionare l'informazione, come ai tempi del Watergate, in cui si scoprì che la "gola profonda" era il numero due dell'Fbi?Nel caso del Watergate e dell'inchiesta giornalistica che fece cadere il presidente Richard Nixon, si trattò di un intervento sotterraneo da parte del vicedirettore William Mark Felt. Oggi, invece, le notizie vengono diffuse ufficialmente come scelta dei vertici della struttura e quindi in modo legale e autorizzato.Queste carte influenzeranno il voto dell'8 novembre?A leggere gli ultimi sondaggi, le preferenze per Donald Trump stanno crescendo e questo significa che la Clinton sta perdendo consensi nell'elettorato. Sicuramente questi documenti evidenziano i profili di ambiguità di Hillary e hanno nuociuto al suo profilo pubblico. In una parola, hanno fortificato la sua immagine di politica ambigua.E' possibile fare un pronostico sul nome del futuro presidente?Io credo che la variabile determinante sia il numero complessivo dei votanti. Se voteranno in molti, allora la Clinton sarà la prossima inquilina della Casa Bianca. Se voteranno in pochi, la partita è assolutamente aperta.