L’agenda del governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, è scandita da una serie di iniziative volte, nello scenario di guerra attuale, a dare una stretta anche alla libertà di espressione. Ne è la prova la legge, approvata lunedì scorso, che di fatto oscura Al Jazeera. In base alle nuove norme il ministro delle Comunicazioni, con il consenso del primo ministro, può ordinare la cessazione delle trasmissioni di un canale straniero che trasmette in Israele se il primo ministro ritiene che i contenuti rappresentino una diretta minaccia per la sicurezza nazionale.

Il canale televisivo del Qatar non potrà, dunque, più trasmettere in Israele, perché rappresenta un pericolo per la sicurezza nazionale. Una motivazione all’apparenza credibile, ma nella sostanza basata su fondamenta molto fragili, contestata da più parti. Probabilmente, dopo Al Jazeera, sarà il turno della tv Al Mayadeen che trasmette dal Libano. La “deriva antidemocratica” di Bibi preoccupa una delle più importanti e antiche organizzazioni israeliane impegnate a difendere i diritti umani: The Association for Civil Rights in Israel (ACRI).

L’avvocato Gil Gan-Mor è il direttore dell’unità per i diritti civili e sociali del sodalizio con sede a Tel Aviv e con uffici dislocati a Gerusalemme e Nazareth. «L’attacco alla libertà di espressione –spiega al Dubbio Gil Gan-Mor - è preoccupante, poiché comprende non solo proposte legislative, ma anche tentativi da parte della polizia e del ministro per la Sicurezza nazionale di estrema destra, Itamar Ben Gvir, di vietare manifestazioni contro la guerra».

Avvocato Gan-Mor, la legge su Al Jazeera indica la deriva antidemocratica del governo Netanyahu?

L’attuale governo è il più estremista nella storia dello Stato di Israele. Nella prima metà del 2023 abbiamo lottato contro il suo tentativo di indebolire la magistratura e l’indipendenza del sistema giudiziario, e dopo l’attacco di Hamas, nello scorso mese di ottobre, abbiamo lavorato per contrastare le iniziative antidemocratiche avviate con il pretesto della guerra. La legge su Al Jazeera fa parte di una serie di proposte di legge avanzate dal governo, tutte volte a violare la libertà di espressione, restringere lo spazio democratico e limitare le informazioni a cui i cittadini possono accedere.

Quali sono le caratteristiche della legge appena approvata?

La legge consente al governo di intervenire sui canali di notizie stranieri sulla base del fatto che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale. Una parte della legge consente la chiusura degli uffici dei canali stranieri in Israele e la confisca delle apparecchiature di trasmissione, mentre un'altra parte consente alle autorità di ordinare ai fornitori di servizi internet, via cavo e via satellite, di bloccare i canali stranieri.

La sua associazione ha espresso sin dai primi passaggi parlamentari forti perplessità e sostiene che la cosiddetta “legge Al Jazeera” serva a poco. Una legge liberticida, dunque?

La nostra posizione è chiara: questa legge viola la libertà di espressione e la libertà di stampa. Sebbene il suo obiettivo ufficiale sia quello di prevenire danni alla sicurezza nazionale, riteniamo che gli obiettivi che persegue siano di carattere politico, in quanto intende prendere di mira i canali che non promuovono la narrativa israeliana o trasmettono materiale che il governo non vuole che i cittadini israeliani vedano. Se un canale straniero opera in Israele in modo da rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale, ci sono già sufficienti reati che la legge israeliana può perseguire. Resta, inoltre, il fatto che non vi è ancora alcuna accusa di violazione della legge israeliana nei confronti del canale straniero di cui stiamo parlando.

Questo attacco alla libertà di espressione in Israele è un segnale preoccupante. Ci saranno altre conseguenze?

L’attacco alla libertà di espressione è profondamente preoccupante e comprende non solo proposte legislative, ma anche tentativi da parte della polizia e del ministro per la Sicurezza nazionale di estrema destra, Itamar Ben Gvir, di vietare manifestazioni contro la guerra, nonché arresti per le espressioni di dissenso. Le vittime principali sono i cittadini arabo-israeliani e quelli di sinistra. È importante notare che le iniziative governative incontrano notevole opposizione e alcune di esse vengono ribaltate dai tribunali. La tendenza di certe iniziative è molto preoccupante.

Di cosa si occupa la sua associazione?

The Association for Civil Rights in Israel è la più antica organizzazione israeliana impegnata nella difesa dei diritti umani a 360 gradi. La nostra attività principale è di tipo legale. Il nostro team di avvocati è impegnato in contenziosi strategici per difendere i diritti umani.

La guerra sulla Striscia di Gaza giustifica alcuni interventi legislativi che limitano le libertà e centralizzano i poteri del governo?

Dall’attacco di Hamas e dallo scoppio della guerra ci troviamo ad affrontare una serie di questioni di carattere emergenziale tra cui le condizioni dei prigionieri nelle carceri, che sono peggiorate notevolmente dall’inizio del conflitto. Abbiamo presentato ricorsi su questo tema all'Alta Corte di Giustizia, compreso un appello per consentire alla Croce Rossa di visitare i prigionieri palestinesi detenuti dall'Autorità penitenziaria e dall'IDF (Israel Defence Forces, ndr). Abbiamo presentato diversi ricorsi contro le decisioni del governo di impedire le manifestazioni di protesta e stiamo monitorando i casi di violenza da parte della polizia durante le manifestazioni contro la guerra. Abbiamo agito contro la persecuzione dei cittadini arabi a causa delle loro dichiarazioni pubblicate sui social network, così come abbiamo agito contro le violazioni dei diritti dei cittadini israeliani sfollati dalle loro case a causa della guerra. Recentemente ci siamo uniti ad altre organizzazioni impegnate sul fronte della difesa dei diritti umani e abbiamo presentato una petizione contro il governo, sostenendo che non sta adempiendo ai suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale riguardo alla grave crisi umanitaria nella Striscia di Gaza.

Israele è lo Stato democratico più importante del Medio Oriente. L’attuale governo sta indebolendo questa importante democrazia?

Prima della guerra, il governo tentò di indebolire la democrazia con un piano volto a colpire il sistema giudiziario, ma fortunatamente fallì a causa della forte opposizione del campo democratico e liberale presente in Israele. Dopo la guerra, queste iniziative sono state abbandonate, soprattutto perché Netanyahu ha esortato parte dell’opposizione a partecipare a un governo di emergenza. Tuttavia, l'aspirazione di alcune figure chiave del governo Netanyahu di cambiare il carattere democratico di Israele non è stata abbandonata.