Oggi è venerdì 17 di un anno bisestile. Infatti piove e sono 23 gradi all’ombra totale ( nel senso che di sole non se ne vede), temperatura che, per un week end a mare, forse è considerata accettabile alle latitudini del Baltico, un po’ meno all’altezza dello Jonio di casa nostra. La Protezione Civile ha appena finito di scandire il suo tristo bollettino che racconta dell’impennata di contagi, dei decessi ancora in corso eccetera.

Non mancherà stasera al telegiornale il parere dell’esperto che ci dirà che non bisogna abbassare la guardia, che occorre il distanziamento sociale, che la mascherina va messa anche in mare e poi è come portare la maschera da sub e, chissà, nuotando magari s’infila dentro un’orata fresca, mica come quelle congelate del ristorante. Insomma: un week end italiano da anno bisesto.

Poi c’è la politica bisesta. Quella che s’intorcina per giorni attorno alle parole ipnotiche che luccicheranno dai titoli dei giornali e dai sommari dei tiggi’. Adesso la parola è “Benetton”, nel senso di Autostrade. La parola non è nuova: prese la forma dell’anatema nelle dichiarazioni dei capi pentastellati due anni fa dopo il crollo del ponte Morandi. Il drammatico evento esigeva una conclusione con responsabilità e colpevoli.

La scelta fu immediata: la famiglia Benetton rappresentava il visibile emblema del capitalismo italiano, un obiettivo semplice da comunicare e facile da raccontare. Due anni dopo i Benetton fuori.

Anche se non è il risultato pieno- la battaglia era quella per la completa statalizzazione delle Autostrade- si presta bene ad essere raccontata come una vittoria del Movimento Cinque Stelle e dell’ennesima prova inerziale del partner Pd.

A fare i conti delle sostanziose vittorie dei pentastellati in quest’anno di coabitazione col PD ne incontriamo più di una. Anche se quella più macroscopica resta la capitolazione dei Democrat, dopo tre voti contrari, al taglio dei parlamentari. Viene da domandarsi se da qualche parte non sia stato allestito un tavolo separato per i risarcimenti, si legga nomine e, soprattutto, elezione del Presidente della Repubblica.

Solo così si capirebbe qualcosa. Si capirebbe, ma non è detto che si condividerebbe. Le opposizioni biseste fanno il loro gioco umbratile come la meteorologia: urlano un po’, invocano elezioni per dopodomani mattina, in privato si gonfiano il super- io con sniffate di sondaggi gasati con i numeri al rialzo, insomma non sembrano molto diverse dalla maggioranza.

Sul fronte europeo Conte fa cartello con Macron e alla fine confida sulla presidenza di Angela Merkel, solida e pragmatica quanto basta. Il Recovery Fund ci sarà, dunque, ma sarà, ovviamente, inevitabile fare anche ricorso al MES, che non è quella trappola escogitata da strozzini descritta da qualcuno, ma solo uno strumento di sostegno coerente con la logica di una comunità di Stati: io ti aiuto certamente con finanziamenti anche importanti, ti posso dilazionare e facilitare in tutti i modi la restituzione, ma scordati che possano essere a fondo perduto.

Siamo all’ultimo giro di luglio di quest’estate bisesta. Poi viene agosto e anche la politica se ne va a casa. E noi tutti ad aspettare un po’ di sole.