«Da D'Alema e Quagliariello sono andato per accompagnare il professor Andrea Pertici, che ha presentato una proposta di revisione costituzionale». Il leader di Possibile Pippo Civati, spiega così la sua partecipazione all'evento per il No al referendum costituzionale, organizzato dalle fondazioni di Italianieuropei e Magna Carta.Una presenza che non segna un endorsement alle posizioni degli organizzatori?Io ero lì insieme al professor Pertici (professore di diritto costituzionale vicino a Possibile ndr), che ha scritto la proposta di legge costituzionale che considero la più completa sul tavolo al momento. Un testo che non avrebbe diviso il Paese come sta facendo il ddl Boschi e che, se vincerà il No, potrebbe essere un ottimo punto di partenza per il futuro.Eppure l'evento ha suscitato un certo clamore per il fatto di aver portato nella stessa stanza D'Alema, Quagliariello, Civati e Cirino Pomicino. Un contesto quantomeno singolare, non trova?Quello che trovo quantomeno singolare è il fatto che il trasversalismo vada bene quando riguarda il governo Renzi insieme ai verdiniani e che, invece, sia deprecabile quando riguarda altri. Aggiungo che, almeno nel caso di quell'evento, il leader era uno di sinistra.I sostenitori del Sì parlano di un voto per il cambiamento e contro lo status quo...Innanzitutto cambiare significa trasformare, e può avere anche accezione negativa. Renzi ha fatto un abuso di questo termine e comunque si è visto il cambiamento che gli piace: si chiama Jobs Act. Inoltre ricordo che i supposti "cambiamenti" portati dalla legge elettorale e dalla riforma costituzionale sono nati con il governo Berlusconi.Sono queste le ragioni del suo No alla riforma?Il mio No è coerente con il mio voto negativo in Parlamento tre anni fa. E' un no strettamente legato al testo della legge costituzionale e nel merito.Che cosa non l'ha convinta?Quanta riforma ha evidenti analogie con quella di Berlusconi nel 2006, poi bocciata alle urne. Non apprezzo la logica di sistematica riduzione della vita parlamentare, a partire dall'eliminazione de facto di un ramo del Parlamento. Senza considerare il metodo di approvazione del ddl Boschi.Una forzatura della maggioranza?La forzatura di una maggioranza che ha agito in modo arrogante, disattendendo tra l'altro una delle richieste del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aveva raccomandato di cercare un largo fronte parlamentare con cui fare la riforma costituzionale.Il fronte del No abbraccia molte anime, come si è visto all'incontro organizzato da D'Alema...Io, se fossi in Renzi, non mi preoccuperei tanto del mio no, che era assolutamente prevedibile. Meno prevedibile è invece che gli unici a dire sì sono i renziani del Pd e Alfano.Ma questo fronte del No potrebbe essere la culla per una nuova sinistra?Il No è una condizione necessaria ma non sufficiente per creare una nuova forza di sinistra. Ad accomunare me con Bersani, Speranza e anche Sel è il principio che la Carta Costituzionale è superiore al resto e che va tutelata. Ma il No non ha un unico fronte, e anche questo è un bene.In che senso?Intendo dire che chi voterà No lo farà con le ragioni più varie. Noi di Possibile scegliamo il No nel merito e senza strumentalizzarlo, ma ci sono anche altri - per esempio il fronte interno al Pd - per cui il No è una scelta più politica. Il nostro voto sarà nella sostanza lo stesso, ma non esiste una netta uniformità nelle ragioni per cui viene espresso.In altre parole, c'è anche chi vota in antagonismo rispetto a RenziRenzi è molto abile a costruire mostri mediatici dietro cui nascondersi. Ora vuole far passare la logica del tutti contro di lui per presa di posizione, per nascondere il merito di questa riforma costituzionale.