Si restringe sempre di più la strada che Matteo Renzi vorrebbe percorrere per arrivare alle elezioni nel mese di giungo. Il dissenso con cui l’ex premier deve fare i conti non è più solo quello interno al Pd, diventato sempre più crescente tanto da aver fatto arrivare il partito vicinissimo alla scissione. Ci si è messo anche l’ex presidente della Repubblica Napolitano, al quale è seguita la presa di posizione del ministro alla Sviluppo Economico Carlo Calenda che ha definito “un rischio per il Paese” le elezioni a giugno. Ma anche tra gli alleati cresce il numero di coloro che vorrebbero arrivare a fine legislatura o quantomeno al prossimo autunno. Tra questi c’è sicuramente il Nuovo Centrodestra, così come spiega Fabrizio Cicchitto presidente della Commissione “Affari esteri” della Camera, che addirittura pone lo snodo su legge elettorale e prossime elezioni come dirimente anche per il futuro del suo partito. «Tutta questa vicenda che riguarda la nuova legge elettorale e le elezioni a giugno insieme agli interrogativi posti dallo stesso Renzi nella sua ultima intervista, richiedono di essere affrontati senza l’impulso di dover rispondere in tempi rapidissimi a due realtà assai diverse» .

Vuole slegare la riforma della legge elettorale dalla data delle elezioni?

La legge elettorale deve uniformare i sistemi elettorali di Camera e Senato. Per farlo dobbiamo aspettare di leggere le motivazioni della Corte Costituzionale. In secondo luogo dobbiamo avere in testa un’idea che a mio avviso è quella più produttiva e cioè un sistema proporzionale con un lieve premio di maggioranza dato alle coalizioni e non ad una lista unica. Il sistema migliore per un sistema che non è più bipolare, ma è diventato tripolare.

Ok, ma con un accordo adeguato si potrebbe anche votare in tempi rapidi o no?

Credo che sui tempi delle elezioni bisogna avviare una riflessione a prescindere dalla legge elettorale. Non credo abbia senso l’automatismo per il quale si fa la legge elettorale e poi si fanno le elezioni. La riflessione deve andare più a fondo e partire da un dato, da quello che dice il ministro del Tesoro: attenzione una procedura d’infrazione creerebbe all’Italia grossi problemi. Ed occorre tenere conto non solo della procedura in sé e per sé, ma anche il fatto che potrebbe mettere in moto i mercati con operazioni speculative.

Questo in che modo è in relazione con la data delle elezioni?

In primo luogo affrontare il contenzioso con l’Europa, magari volendo contestare certi suoi orientamenti, non può farsi puntando ad elezioni anticipate a giugno che collocherebbero il governo Gentiloni, tra febbraio e marzo, in condizioni di inesistenza. Un governo che non sarebbe un interlocutore contrattuale dotato di pieni poteri e si presenterebbe debolissimo verso i mercati, affrontando la procedura d’infrazione in un clima di instabilità politica.

Ncd vuole rinviare le elezioni per la procedura d’infrazione Ue?

Veramente ci sono anche molte altre questioni. E’ ancora aperto il problema di una serie di banche, come Unicredit e Monte dei Paschi di Siena, che possono rappresentare sul piano finanziario una bomba ad orologeria dall’esplosione non prevedibile e c’è da portare avanti l’azione di sostegno alle popolazioni colpite dal terremoto. Poi c’è anche una questione politica.

Quale?

Se analizziamo con attenzione il voto sul referen-dum osserviamo che in quel 60% andato al no ci sono tre componenti. Una ha votato contro Renzi, una conservatrice rispetto alla Costituzione che non la voleva cambiare, la terza è quella della sofferenza sociale con la quale i riformisti di centro o di sinistra che formano la maggioranza di questo governo devono decidere se e come misurarsi. Magari cominciando a trovare le risorse per gli aiuti alle imprese e per contrastare la povertà. E’ un interrogativo simile a quello che pone il ministro Calenda. Qualora noi dopo il referendum non intervenissimo su questi problemi faremmo un favore alle forze populiste, al Movimento Cinque Stelle e arriveremmo all’appuntamento disarmati.

Sta dicendo che il governo Gentiloni deve arrivare a fine legislatura?

Se vogliamo aggiungere un altro elemento al ragionamento, dobbiamo ricordare che a marzo avremo la celebrazione dei trattati europei e a maggio il G7. Con tutto quello che è successo nel mondo non credo che il vertice sarà una passeggiata. E’ necessario ad esempio avviare un confronto sul protezionismo americano. Se andiamo al G7 con un governo sostanzialmente dimissionario si rischia che si faccia il G6 non il G7 e noi offriremo solo una sede meravigliosa come quella di Taormina. Serve un pieno confronto sulla legge elettorale che coinvolga non solo lo schieramento di maggioranza ma sia il più ampio possibile, ma è necessario anche rispondere a tutti gli interrogativi che una fine anticipata della legislatura mette in evidenza. A questa seconda tematica va data grande rilevanza. Serve non solo una buona legge elettorale, ma anche affrontare il momento con cui dobbiamo fare i conti. Il prossimo autunno o il mese di febbraio del 2018 non presentano questi problemi acutissimi che presenta invece giugno.

Non rischiate di prestare il fianco a ulteriori critiche da chi dice che volete rimanere solo attaccati alle poltrone?

Non si può stare con un complesso di inferiorità per chi chiede il voto, né si può imitare il populismo, così come avvenuto con la vicenda dei vitalizi che non esistono più. La gente sceglierà di rivolgersi all’originario elaboratore dell’idea e non agli imitatori.

Davanti a questo scenario qual è il futuro di Ncd? Lontano da Renzi?

Dipende molto da come verrà sciolto questo nodo. Noi restiamo moderati e riformisti e crediamo che la via non è quella di andare avanti a colpi di sciabola, ma una linea ragionevole, così come chiedono le forze economiche e sociali. Il Pd deve poi decidere se reputa che l’alleanza di governo che c’è stata in questo periodo sia un’alleanza seria e politica. Il capogruppo del Pd alla Camera ha detto che l’alleanza con Pisapia ha un valore culturale, mentre quella con Alfano ha un valore politico e quindi va respinta. Una situazione davvero paradossale. Restiamo con una discriminante netta nei confronti di Lega e Fratelli d’Italia ed una serie di punti interrogativi su Forza Italia. Scegliamo insomma una posizione di centro e osserviamo che succede in una sinistra che sembra in stato confusionale. Adesso Franceschini propone di inserire l’ipotesi di coalizione nella legge elettorale e anche di porre in essere una coalizione elettorale con l’area di centro. Ciò ha aspetti interessanti che richiedono un dibattito politico trasparente. In ogni caso si tratta di una proposta del Pd in quanto tale? Comunque a mio avviso le obiezioni sulla data delle elezioni rimangono intatte per le ragioni di fondo che ci siamo detti.