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Il Presidente della Repubblica protesta, il presidente del Consiglio protesta. Meglio così. Però...Non vogliamo certo addossare a loro la colpa, chiaro. Sono colpevoli - loro - come molte altre persone, e cioè quelli che formano le classi dirigenti che in questi ultimi decenni hanno governato lItalia. E delle quali anche Mattarella e Renzi, con responsabilità diverse, fanno parte. Queste classi dirigenti, sì: sono direttamente colpevoli della carneficina di ieri.Non cè nessuno al mondo che può sostenere che lincidente è casuale, che dipende solo da un errore umano, da una fatalità o cose del genere.L'incidente è avvenuto per una semplicissima e limpida ragione: in quel tratto la ferrovia era a binario unico e la struttura tecnologica che la faceva funzionare era assolutamente inadeguata. E chiarissimo che una ferrovia a binario unico, dove peraltro i treni sono piuttosto frequenti e trasportano migliaia di persone al giorno, e che non è assistita da un apparato tecnologico moderno che rende impossibili gli errori, non può che finire, prima o poi, per provocare un incidente. E in una ferrovia a binario unico lincidente non può che essere un disastro. E chi aveva la responsabilità di far funzionare questa ferrovia non poteva non sapere che il rischio di disastro esisteva.E molto probabile che chi sapeva quanto fosse rischiosa quella ferrovia abbia protestato molte volte, abbia strillato, chiesto interventi. Gli interventi, pare, erano previsti. ma occorre tempo, soldi...Ecco, è questo il punto vero (che chiama in causa tutte le classi dirigenti italiane): soldi per il Sud non ci sono. Negli ultimi anni i tagli che sono stati realizzati sui finanziamenti del sistema ferroviario meridionale sono altissimi. Quei tratti di rotaia vicini a Bari non sono gli unici a binario unico, al Sud. In Calabria il binario unico è allordine del giorno. Due grandi città come Reggio e Catanzaro sono collegate con un binario unico, cheper molti chilomteri impedisce laccesso alla spiaggia e ostacola il turismo, percorso da treni diesel (perché non è elettrificato) senza nemmeno laria condizionata. Ci sono le littorine, quelle che aveva inventato Mussolini. E sarà così ancora per anni e anni, perché non cè un euro per rinnovare.Quando si dice che il Sud ha subìto una politica economica - in questi centocinquanta anni - del tutto punitiva, non è un piagnisteo, è la limpida denuncia di una realtà evidentissima. E negli ultimi venticinque anni, con laccentuarsi, nella classe politica, della sensibilità nordista, le cose sono peggiorate. Si è data forza, sempre di più, al punto di vista di chi dice: «Il Sud produce poco, è inutile investire lì». O, peggio ancora: «Il Sud è mafia, non buttiamoci i soldi». Non è con questo principio ultra-legalitario che centinaia di volte sono state bloccate sul nascere iniziative di innovazione? Si dice: «Chissenefrega se sono iniziative utili, cè il rischio che la mafia prenda gli appalti... »E così -trasvolto dallantimeridionalismo - si è arrivati al punto in cui siamo oggi. Il Mezzogiorno dItalia possiede, in proporzione, un decimo delle infrastrutture che possiede il Nord. E non esiste uno straccio di piano per coprire il gap. Anzi, esistono piani per tagliare: le ferrovie, le autostrade, le scuole, la sanità. Con lidea che la politica economica debba basarsi sul mercato e sullefficienza, e basta. E che non ce ne importa niente dei problemi sociali, e delle strutture civili, e dei popoli in carne e ossa.Non è che per essere meridionalisti bisogna essere masanielli. Per carità. Però bisogna che il paese si renda conta che se non si interrompe una politica nordista, e si continua a spingere per tagliare in due lItalia, poi non bisogna piangere sulla strage di Bari. Né sui morti (uno ogni tre giorni) sulla statale ionica della Calabria. E soprattutto bisogna sapere che con un paese diviso in due, col reddito medio del Sud che rischia di diventare la metà di quello del Nord, lItalia è finita. E alla fine anche il Nord pagherà per queste scelte scellerate.