«La tutela della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro rimane obiettivo fondamentale su cui la Cisal è impegnata a far si che vengano individuati strumenti ed azioni tese a rendere effettiva l’applicazione del corpo normativo in materia di sicurezza (che dobbiamo riconoscere è tra i più avanzati d’Europa), da ultimo rimodulato dalla legge 215/2021». A dirlo è Francesco Cavallaro, segretario generale della Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori (Cisal), per il quale «questo può avvenire attraverso la definizione di nuove strategie nell’ambito della formazione, della ricerca tecnologica, della prevenzione, e, non da ultimo, grazie al rafforzamento di meccanismi premiali per le imprese che investono in sicurezza». «Non dobbiamo poi dimenticare l’importanza di garantire il pieno esercizio delle prerogative assegnate dal legislatore e dai Contratti alle rappresentanze dei lavoratori nei luoghi di lavoro – spiega il leader Cisal -. In tal senso non è più rimandabile la definizione di un Piano Strategico per le Politiche attive in tema di prevenzione, sicurezza e salute nei luoghi di lavoro e per la diffusione della cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro, condiviso con le parti sociali». 
A cosa si riferisce?
Si deve sviluppare, già nelle giovani generazioni, una cultura che faccia acquisire la consapevolezza dell’importanza della sicurezza sul lavoro partendo dall’inserimento della materia nell’ambito della didattica scolastica. La prevenzione e tutela della sicurezza e salute, parimenti, devono divenire patrimonio culturale dei datori di lavoro, a cui vanno indirizzati specifici interventi formativi. Su questo specifico aspetto si è ancora in attesa del nuovo Accordo quadro Stato Regioni che avrebbe dovuto essere definito entro il 30 giugno 2022. Al fine di semplificare e razionalizzare il dialogo con le strutture pubbliche sarebbe peraltro fondamentale costituire uno sportello unico integrato per la Sicurezza, a cui le imprese possano rivolgersi per ogni aspetto legato ai temi della prevenzione e della sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, e che funzioni da collettore del sistema. Abbiamo infatti un sistema istituzionale che frammenta in capo a più soggetti funzioni che necessiterebbero di uno stretto coordinamento o che attribuisce competenze analoghe ad enti diversi. La proliferazione di comitati e commissioni, nazionali e a livello territoriale, con funzioni rilevanti di programmazione strategica e coordinamento ovvero consultive, la previsione di sistemi di cui la gestione tecnica è affidata ad un’istituzione e il coordinamento e sviluppo ad altre, in poche parole la burocrazia, di certo hanno inciso e continuano ad incidere sulla tempestività, adeguatezza ed efficacia delle politiche attive in materia di salute e sicurezza sul lavoro, di prevenzione e anche sull’attività di vigilanza. Al riguardo, come esempio, voglio citare la vicenda che ha riguardato la convenzione tra Inail e Inl, sottoscritta il 2 agosto 2022, rispetto alla quale il Ministro Orlando ebbe a dichiarare: “Con la convenzione tra Inail e Inl si compie un passo avanti molto importante, che senza il contributo delle Regioni non sarebbe stato possibile. Il rammarico è non averlo fatto prima, visto che la previsione normativa risale a 14 anni fa…”. Quindi 14 anni per stipulare una convenzione tra due enti pubblici a gestione statale e entrambi impegnati su questa materia.

E dal punto di vista normativo?
Serve altresì la razionalizzazione di alcune norme; si pensi, ad esempio, alle previsioni contenute nell’art.27 del D.lgs 81/2008, sul sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi (comma 1 e sulla patente a punti (comma 1 bis), quest’ultimo previsto come obbligatorio solo per l’edilizia. Se da un lato la compiuta attivazione di tale disciplina rappresenterebbe già un risultato apprezzabile, riteniamo che, in ogni caso, sarebbe preferibile introdurre un modello unico, da applicare obbligatoriamente a tutte le imprese di tutti i settori che, in relazione alla tipologia e alla dimensione aziendale, ne consentisse una valutazione dinamica della loro virtuosità nel tempo oltre che, ovviamente, a certificarne il possesso dei requisiti di idoneità. In tal prospettiva al meccanismo delle penalizzazioni (fino al blocco dell’attività) in caso di violazione di norme (malus), andrebbe affiancato un sistema che premi chi, non solo rispetti le norme, ma investa in misure avanzate afferenti alla prevenzione e alla sicurezza e salute sul lavoro (bonus).
Una sorta di “passaporto di qualità” come quella che avete proposto nel corso dei confronti con il governo.
Si, un vero e proprio “passaporto di qualità” obbligatorio, consultabile da tutti i soggetti interessati attraverso l’accesso a siti istituzionali (camera di commercio) che costituisca elemento di valutazione rilevante per l’accesso a agevolazioni, finanziamenti e contributi a carico della finanza pubblica o per la partecipazione a procedure regolate dal codice degli appalti, rilevando in quest’ultimo caso anche i “passaporti” di eventuali imprese e ditte in subappalto. Va costruito, sintetizzando, un sistema, che da un lato penalizzi le imprese non in regola o poco virtuose dal punto di vista del rispetto delle normative sulla sicurezza e, dall’altro, premi le aziende che investono sulla tutela della salute dei propri collaboratori.
Vi è poi la possibilità di utilizzare la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione tecnologica per contrastare il fenomeno infortunistico e l’insorgenza di tecnopatie, favorire il recupero e il reinserimento sociale e lavorativo. La ricerca infine deve essere diretta anche allo sviluppo di modelli organizzativi innovativi e strategie prevenzionali sempre più efficaci. La tecnologia è, dunque, funzionale al perseguimento degli obiettivi di prevenzione e abbattimento del rischio quanto più sia largamente fruibile e diffusa. In tal senso non si può sottacere come oggi siano ancora diffusi e utilizzati specialmente nelle piccole realtà, apparecchiature e macchinari che anche se rispettano i requisiti minimi di sicurezza (quando li rispettano) risultano comunque datati e in ogni caso non garantiscono i più elevati standard di sicurezza. A tal riguardo una campagna di rottamazione, una sorta di “bonus sicurezza sul lavoro”, per chi acquista apparecchiature ad elevati standard si sicurezza, potrebbe rappresentare un’iniziativa valida e soprattutto largamente diffusa anche in realtà operative meno
Per fare tutto questo servono ingenti risorse, dove rintracciarle?
Oltre a quanto potrà essere ottenuto dagli stanziamenti del Pnrr (eventualmente rimodulati), va sottolineato come ogni anno l’INAIL chiuda con un avanzo di circa un miliardo di euro e una giacenza in tesoreria che oramai ha raggiunto i valori di una legge di bilancio.
Secondo il Bilancio di Previsione per 2023, l’avanzo finanziario dell’Istituto si attesterà a circa 1.550,5 milioni di euro mentre la giacenza di cassa depositata in Tesoreria centrale raggiungerà, al 31 dicembre 2023, un ammontare presunto di circa 36,72 miliardi di euro. Questo “tesoro” non è, al momento, utilizzabile a causa di vincoli di bilancio. Per la Cisal è una assoluta priorità che quelle somme siano svincolate per essere destinate in primis alla ricerca, alla prevenzione, al miglioramento dei livelli delle prestazioni per infortunati e tecnopatici e più in generale alla realizzazione degli interventi necessari a garantire i più alti standard di sicurezza e tutela nel nostro Paese.
Strettamente legata alla sicurezza nei luoghi di lavoro, c’è la questione relativa all’alternanza scuola-lavoro. Cosa pensa a riguardo?
La Cisal ha già espresso nelle opportune sedi un giudizio negativo verso l’attuale disciplina che regolamenta i PCTO - Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (ex alternanza scuola lavoro) tanto che, anche per rispetto ad eventi così gravi come la perdita di giovani vite, abbiamo già manifestato che se non si va verso una riforma seria e incisiva dell’Istituto è preferibile addirittura perseguirne l’abrogazione.
Ed infatti, pur essendone in linea di principio condivisibili le finalità, nei fatti il sistema adottato si è rivelato inadeguato. Con conseguenze inaccettabili. L’introduzione della obbligatorietà dei PTCO, avrebbe dovuto comportare per lo Stato l’assunzione della responsabilità in ordine anche ai temi della sicurezza e salute di studenti/lavoratori e studentesse/lavoratrici; e tuttavia pur con l‘Istituzione di un apposito Registro Nazionale per l’alternanza scuola lavoro, non si è introdotta
una reale forma di selezione e/o verifica relative alle Imprese che aderiscono ai progetti formativi; invece viene delegata alle Scuole ogni competenza in materia, senza fornire alle stesse adeguati strumento al riguardo. Gli studenti non devono in nessun modo entrare in contatto con attività o processi lavorativi comunque rischiosi: questa è la precondizione da rispettare se si vuole proseguire sulla strada dell’alternanza scuola lavoro. Al fine di garantire la massima tutela agli studenti dai rischi, anche ambientali, connessi comunque alla presenza in luoghi lavoro, è necessario operare un’attenta selezione preventiva delle aziende ospitanti, riservando l’iscrizione al Registro Nazionale per l’Alternanza Scuola Lavoro solo a quelle in possesso di requisiti specifici che siano qualificanti e rilevatori di quello che potremmo convenzionalmente definire un “alto Standard di Sicurezza” delle stesse (un esempio di indicatore potrebbe essere l’aver ottenuto dall’INAIL l'applicazione dell’oscillazione per prevenzione), nonché prevedendo un’ispezione preventiva, come requisito preliminare ed obbligatorio per accedere ai progetti.

Si è poi manifestato un incredibile problema sotto il profilo dell’indennizzo, dal momento che si è verificato un incidente mortale durante un PTCO, per il quale l’Inail non ha potuto indennizzare la famiglia per una incredibile discrasia normativa; la Cisal, dopo averne sollecitato la istituzione, resta in attesa della costituzione annunciata dal Ministro del lavoro di un apposito Fondo per l'indennizzo dell'infortunio mortale durante lo svolgimento delle attività formative, anche per indennizzare i casi pregressi. Ovviamente è una proposta che nasce da questioni di necessità a seguito dei tristi eventi accaduti, ma come crediamo di aver precisato, il vero obiettivo per noi è evitare nel modo più categorico che ogni questione risarcitoria possa porsi, eliminando alla radice ogni possibilità di infortunio per coloro che svolgono attività di alternanza scuola lavoro.