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Dopo la pausa estiva, il Csm riprenderà la discussione sui lavori della Commissione ministeriale presieduta da Michele Vietti ed incaricata dal guardasigilli Andrea Orlando di predisporre un progetto di riforma dell'Ordinamento giudiziario. Uno dei punti più dibattuti è, come era prevedibile, la modifica al sistema degli illeciti disciplinari e delle incompatibilità dei magistrati. Abbiamo voluto fare il punto con il dott. Giuseppe Cascini, dal 2008 al 2012 segretario dell'Associazione nazionale magistrati e attualmente Pm alla Procura di Roma nel pool che indaga su Mafia Capitale.Procuratore Cascini, a settembre il Csm dovrebbe votare il parere sui lavori della Commissione Vietti. Dopo 10 anni dalla riforma Castelli, l'orientamento è quello di superare l'attuale sistema basato sulla tipizzazione degli illeciti disciplinari, introducendo una norma di chiusura che vada a sanzionare «i comportamenti tenuti in luogo pubblico che compromettano in modo grave il prestigio della magistratura». Sul punto Magistratura Democratica, di cui lei è un autorevole esponente, ha manifestato la propria contrarietà.La scelta di tipizzare gli illeciti disciplinari (approvata durante il governo Berlusconi II, ndr) avvenne al termine di un lungo dibattito all'interno della magistratura associata. Fu una scelta di civiltà giuridica, un principio di garanzia per tutti i magistrati che devono sapere ex ante quali condotte devono evitare. Proprio come per l'illecito penale. La modifica che si vorrebbe approvare mi sembra, invece, alquanto semplicistica. "Lesione del prestigio" è espressione troppo vaga e generica, che finisce per affidare in via esclusiva all'interprete la individuazione delle condotte da sanzionare, che verrebbero individuate ex post sulla base della sensibilità del giudice disciplinare. Sensibilità, peraltro, legata al contesto sociale del momento. Ad esempio, fino agli anni sessanta, qualcuno avrebbe potuto ritenere "non consona al ruolo" e dunque "lesiva del prestigio" la scelta di una magistrato di convivere senza essere sposato, mentre oggi la convivenza more uxorio è espressamente tutelata dall'ordinamento. L'altro aspetto criticabile della proposta è quello di concentrare l'attenzione esclusivamente sull'aspetto della "apparenza", della "forma" piuttosto che su quello della sostanza. Ho paura che sull'onda emotiva del momento si perda di vista quello che è l'aspetto fondamentale del sistema disciplinare, cioè salvaguardare l'imparzialità e l'indipendenza del magistrato.Ha molto fatto parlare l'episodio della magistrata di Trani che si faceva baciare il piede da un avvocato. Che ne pensa?È un'episodio senza dubbio inopportuno, non confacente alla sobrietà dei costumi che deve contraddistinguere un magistrato. Ma è un episodio che attiene ad aspetti deontologici, di costume, che non può certamente essere sanzionato sul piano disciplinare, a meno che non si dimostrino comportamento scorretti del magistrato in favore dell'amico avvocato. Cosa che non mi pare sia risultata in questo caso. Ecco quello che mi preoccupa è che con una norma del genere qualcuno possa avere la tentazione di sanzionare sul piano disciplinare episodi come questo. Non mi sembra, invece, che analoga attenzione mediatica ci sia stata sulla vicenda della Banca Popolare di Vicenza: le indagini sui vertici dell'istituto bancario sono state "silenti" per anni. Quando poi le stesse indagini sono state trasferite dalla procura di Vicenza alla procura di Roma si è proceduto con gli arresti e con i sequestri. Scoprendo, nel contempo, che alcuni magistrati che ricoprivano ruoli di vertice negli uffici giudiziari vicentini erano transitati nei ruoli dirigenziali dell'istituto di credito. Ecco, io mi preoccuperei maggiormente di individuare meccanismi per sanzionare questi "legami occulti", nei quali spesso le "apparenze" sono salve, ma che "nella sostanza" compromettono gravemente l'imparzialità del magistrato. Questa eccessiva attenzione al tema dell'apparenza nasca da una distorta interpretazione di una frase del presidente della Repubblica Sandro Pertini, "il magistrato oltre che esserlo deve apparire imparziale". Ma Pertini voleva dire che oltre alla sostanza conta anche l'apparenza, non certo che l'apparenza conta più della sostanza, mentre oggi l'attenzione dei media e dei commentatori sembra concentrarsi esclusivamente su aspetti di immagine. Con questo non voglio sottovalutare la preoccupazione di chi avanza questa proposta, e cioè il rischio che condotte di magistrati giudicate riprovevoli non possano essere sanzionate sul piano disciplinare. Ma questo problema può essere risolto procedendo alla individuazione di ulteriori fattispecie tipiche, anche tenendo conto della casistica riscontrata in questi anni, ma senza rinunciare ad un principio di civiltà e di garanziaUn'altra questione assai dibattuta è il potere delle correnti in magistratura.Io penso che le correnti abbiano svolto storicamente un ruolo molto importante, in quanto luoghi di crescita e di confronto, di formazione culturale e professionale dei magistrati. E io resto convinto che le "formazioni sociali" nelle quali si sviluppa la personalità dell'individuo, come recita la costituzione italiana, siano un fattore irrinunciabile di crescita e di formazione. È vero però che negli ultimi anni, anche a seguito delle epocali trasformazioni intervenute, le correnti hanno perso molto della loro capacità di aggregare su valori, idee e progetti, rischiando di trasformarsi in centri di potere finalizzati esclusivamente alla raccolta del consenso, il che ha prodotto quelle prassi degenerative, fondate su logiche di appartenenza che da più parti vengono denunciate. Io credo che noi magistrati, e noi magistrati di Area in particolare, abbiamo il dovere, morale e politico, di contrastare con forza queste prassi, di respingere le "tentazioni del potere", di ritrovare il senso dell'impegno per valori e principi, avendo come riferimento solo l'interesse generale. Altrimenti noi, le correnti, saremmo spazzati via dalla storia, ma quello che verrà al posto delle correnti non sarà certo migliore, in quanto troveranno spazio forme di aggregazione per interessi, locali e/o personali, lobby di potere, che favoriranno, piuttosto che eliminarle, le logiche di favore, di clientela, di interesse particolare che si vorrebbero contrastare. Quanto alla proposta di "sorteggiare" i candidati del CSM penso che sia una proposta offensiva nei confronti dei magistrati e della loro capacità di discernimento e di selezione attraverso il voto. La quasi totalità dei magistrati italiani oggi vota per candidati provenienti dalle correnti, nonostante la presenza, ormai costante, di candidati indipendenti. E mi preoccupa chi sostiene che un voto democraticamente espresso sia "sbagliato" e pretende di limitare la scelta democratica delle rappresentanza. Inoltre una tale soluzione finirebbe per svilire il ruolo costitituzionale del CSM che non è solo organo tecnico di amministrazione del corpo, ma organo politico di formazione e di indirizzo culturale.A questo punto la domanda è d'obbligo. I magistrati fuori ruolo. Come tutte le estati, in questi giorni, alcuni giornali stanno facendo il conteggio di quanti magistrati si occupano di altro.Vorrei fare subito una premessa. Bisogna distinguere di che fuori ruolo si tratta. Mi spiego. Io credo che svolgere un fuori ruolo in altri uffici della Pubblica amministrazione sia un arricchimento professionale per il magistrato. Diverso è il discorso di coloro che vanno a ricoprire incarichi prettamente politici come quello di assessore, sindaco, presidente di regione, sottosegretario, ecc. Per questi colleghi bisogna avere il coraggio di dire che si tratta di una scelta senza ritorno. Non è possibile, infatti, che alla scadenza del mandato tornino in magistratura. Si studi un sistema che permetta, salvaguardando la professionalità e il trattamento economico acquisito, un transito in altri settori della Pa.E la vicenda del giudice Carla Romana Ranieri, il neo capo di gabinetto del sindaco di Roma Virginia Raggi?Non penso che per svolgere il ruolo di capo di gabinetto di un comune serva la professionalità di un magistrato. L'attuale presidente dell'Anm ha dichiarato che quando i magistrati fanno altro lo fanno "male".Ripeto, dipende molto dal tipo di incarichi. Ci sono ruoli nei quali l'esperienza è la professionalità di un magistrato sono estremamente utili, altri nei quali francamente non si sente il bisogno di utilizzare i magistrati. Inoltre molto dipende dal modo in cui si interpreta l'incarico. Se un magistrato che riveste un incarico fuori luogo partecipa attivamente al dibattito politico su temi generali, anche estranei al suo ruolo, allora la sua posizione diventa assimilabile a quella dei magistrati che ricoprono cariche politiche elettive.