Papa Francesco ha iniziato il suo Pontificato andando a Lampedusa per ricordare i migranti morti in mare e per ringraziare il grande impegno dei cittadini di quell'isola. Da allora non ha mai smesso di sottolineare il valore dell'accoglienza e di denunciare l'ipocrisia di chi crede in Cristo ma si gira dall'altra parte. Ma le sue parole danno fastidio, restano spesso inascoltate. Intanto i migranti continuano ad arrivare, come quelli accolti dai volontari del Baobab a Roma, che prima avevano un centro, poi le tende. Ora li accudiscono per strada. E il Comune dice di non poter fare niente.Mettere in prima pagina il Papa era molto complicato. Era una giornata obiettivamente straordinaria. Un premio Nobel eccezionale come quello a Bob Dylan e la morte di un altro Nobel, l'italiano Dario Fo. Eppure noi de Il Dubbio non abbiamo avuto esitazioni: le parole del Papa sull'ipocrisia dell'Occidente non potevano non avere un giusto risalto. Ci ha colpiti che invece molti altri quotidiani lo abbiano ignorato, non abbiano dato valore a quello che risulta un j'accuse durissimo nei confronti di come l'Europa, l'Italia, noi stiamo accogliendo i migranti. Ha infatti detto Papa Francesco: chi difende Cristo e caccia i migranti è un ipocrita. E ha anche ricordato come per Cristo l'ipocrisia sia uno dei difetti principali dell'essere umano.Parole durissime che avrebbero meritato un risalto maggiore, ma che invece sono state ignorate. Francesco dà fastidio. Anche perché colpisce duro e colpisce mirato, perché i migranti cacciati sono una visione quotidiana che sta accadendo sotto i nostri occhi. Molto probabilmente Francesco si rivolge soprattutto a chi, tra i cattolici, fa professione di fede, ma poi gira lo sguardo davanti ai tanti rifugiati che affollano le nostre città. Ma il suo è un messaggio che riguarda tutti, in primis la politica che dovrebbe avere la responsabilità istituzionale oltre che morale dell'accoglienza.Da pochissimo un prete amico, molto impegnato a difendere i più deboli, mi ha detto: «Sa perché penso che Francesco non sia molto amato dalla sua stessa curia? Perché se fosse amato, se lo ascoltassero non vedremmo a Roma neanche un povero, neanche un migrante che non abbia un tetto sotto cui dormire. Molte pensioni gestite da religiosi sono vuote. Francesco su questo ha parlato chiaro, parla chiaro».E' un'immagine che purtroppo si ripete nelle grandi città. Nei giorni scorsi su whatsapp mi è arrivata una foto, non pubblicabile per rispetto della privacy e per l'età delle persone coinvolte. In quella immagine ci sono tre bambine che guardano direttamente in camera. Sorridono. Hanno l'espressione un po' spaventata, ma piena di speranza. Con loro c'è una donna più adulta che ha lo sguardo rivolto dall'altra parte, fuori dall'obiettivo. Come se si vergognasse, come se non avesse il coraggio di mostrarsi. Quelle tre bambine e quella donna dormono per strada a Roma. Sono alcuni dei tanti migranti in transito che prima trovavano accoglienza nelle tende allestite dai volontari del centro Baobab. Il Baobab prima gestiva (del tutto volontariamente) una struttura che doveva essere pagata dal Comune, vicina alla stazione Tiburtina, ma sono stati cacciati. Non vinti, accanto al capannone dove prima avevano organizzato l'accoglienza, hanno allestito una serie di tende dove dare da dormire e da mangiare ai migranti soprattutto eritrei. Li hanno cacciati anche da lì. La sindaca Virginia Raggi aveva promesso di trovare una soluzione alternativa. Niente da fare. Al momento l'unica alternativa è rappresentata dalla foto descritta sopra. Uomini, donne e bambini, già provati da un lungo viaggio in mare, devono dormire in mezzo alla strada, devono vagare come anime in pena, come non persone. A dare una mano ai volontari del Baobab i frati della chiesa di San Lorenzo che si trova vicino alla stazione Tiburtina. Sono diversi i religiosi impegnati in prima linea che cercano di fare il possibile, sono quelli che hanno scelto di stare con Francesco, di ascoltare le sue parole.Il problema però non può essere risolto finché il Comune non si prende le sue responsabilità. La giunta Raggi dice che non sa che fare. Ma le parole del Papa sono chiare, sono un monito, che Roma non può dimenticare. Così come non si dovrebbero dimenticare gli impegni presi prima delle elezioni.