Sono diventati come tutti gli altri. Ormai è il mantra che avvolge i Cinquestelle come un sudario. Un funerale già celebrato, un epilogo già scritto. E se invece fosse la salvezza, l’unica strada per non scomparire? Tesi azzardata, di carattere provocatorio. Ma non per forza sbagliata o inverosimile. Perché in realtà solo giocando la partita della politica con le regole che già valgono per gli altri può consentire ai Pentastellati di mettere a frutto le loro qualità e risalire la china.

Strillano i giornali; ululano i social; sogghignano gli avversari; scuotono la testa, prima di evaporare, gli elettori. Sono diventati come tutti gli altri, è il mantra che avvolge l’M5S come un sudario. E’ un funerale già celebrato, un epilogo già scritto, un epitaffio già vergato sul marmo. Bene: e se invece fosse la salvezza? Se al contrario la rutilante assimilazione al resto del panorama politico italiano si scoprisse essere l’unica speranza per i Cinquestelle di non scomparire come accadde nel dopoguerra all’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini?

Tesi azzardata, va ammesso. Tale da giustificare riti apotropaici esorcizzanti, o direttamente scaramantici, diciamo - tra gli addetti ai lavori. Di carattere provocatorio, al limite dell’offesa. Tutto giusto, tutto condivisibile.

Ma non per forza sbagliato o inverosimile. In realtà solo l’ingresso a pieno titolo nell’agone politico, giocando la partita con le regole che già valgono per gli altri, può consentire ai Pentastellati di mettere a frutto le loro qualità e perfino segnare qualche gol.

Vediamo. I Cinquestelle si sono presentati alla pubblica opinione sulla scorta dei Vaffa di Beppe Grillo e della esibita differenza antropologica sotto le insegne dell’onestà. Categorie non politiche bensì, a modo loro e brutalmente affermate, di tipo etico- morale. Il tutto sullo sfondo di un’intenzione palingenetica, di rinnovamento totale anzi di rovesciamento complessivo del sistema politico- istituzionale. Questo perché oltre al bulldozer comunicativo i grillini hanno anche e soprattutto messo in campo una modalità di funzionamento interno del tutto innovativa. La piattaforma Rousseau inventata dai Casaleggio si è infatti sostituita al tradizionale meccanismo di raccolta del consenso delle forze politiche: anche qui in completa soluzione di continuità rispetto al passato e anche qui con un’idea che recideva alle radici l’intelaiatura della democrazia rappresentativa che ha retto e regge gli Stati dell’Occidente in favore di strutture di democrazia diretta volutamente e orgogliosamente prive di alcuna apparente intermediazione.

Un vero e proprio retroterra che una volta si sarebbe chiamato ideologico e che segna la volontà di scardinare «come una scatoletta di tonno» gli oliati - ma ormai ritenuti obsoleti, anzi dannosi - congegni democratici classici.

Un simile armamentario ideale e comportamentale ha funzionato, stando all’opposizione, da contenitore/ raccoglitore di tutte le istanze contro presenti nell’animo di intere categorie di italiani; della rabbia e del rancore dei cittadini nei riguardi di una classe politica incapace di garantire i livelli di benessere acquisiti; dell’impulso a rovesciare il tavolo della gerontocrazia di elités considerate tenutarie di potere e di privilegi ormai inaccettabili.

Gran parte di questa narrazione ha esercitato una presa formidabile sull’elettorato, in particolare su quello meno garantito e più impoverito: giovani e Mezzogiorno.

Solo che era una narrazione irrealistica. Nessuna palingenesi è possibile in un sistema democratico che non passi per gli istituti consolidati del voto e della rappresentanza parlamentare. Nessuna garanzia o sostegno economico è plausibile che non sia sottoposta ai vincoli di bilancio e al rispetto delle regole nazionali - e specialmente sovranazionali - di equilibrio dei conti, frutto del bilanciamento tra spese e entrate. Nessun homo novus è realizzabile nei laboratori dell’entropia algoritmica: gli uomini ( e le donne) sono sempre quelli, con il loro carico di ambiguità e contraddizioni; con i loro pregi e difetti; idealismi e meschinità.

E’ con questa umanità che è obbligatorio operare per il bene comune: utilizzando sentimenti e ragione. E quest’ultima, come è noto, se si addormenta genera mostri. Scendendo dall’empireo delle suggestioni, mettendo i piedi per terra e sporcandosi le mani con l’amministrazione e con il governo, toccando il cielo dei trionfi elettorali e subito dopo sprofondando nel fango degli insuccessi come accade per tutti, i Cinquestelle hanno scoperto di essere più umani e meno alieni.

Se adesso comprendono che capitalizzare il 20 per cento che gli riservano gli elettori è fondamentale invece di cercare improbabili rivincite nel “ritorno a come eravamo”, possono aiutare di più e meglio l’Italia a essere un Paese normale. Che poi, lo sanno tutti, è la cosa più eccezionale.