Fabrizio Pellegrini, 47 anni, pianista, attore e pittore: un noto artista ed un tranquillo cittadino, prima d'esser rinchiuso nel carcere di Chieti perché coltivava in casa cinque piantine di Cannabis. Ne usava le foglie per lenire dolori e crampi - così forti da non lasciarlo neppure dormire di notte - dovuti ad una malattia insidiosa, la fibromialgia, la cui natura è stata chiarita da pochi anni. Solo una decina di anni fa era ritenuta una patologia di natura psicogena, non curabile e neppure diagnosticabile: oggi è documentato che la fibromialgia deriva da alterazioni dei neurotrasmettitori a livello del sistema nervoso centrale, provoca una quantità di disturbi gravi e invalidanti, ed è curabile.Una delle possibili terapie è rappresentata dalla canapa indiana e dai cannabinoidi, oggi ammessi in Italia e distribuiti dalle farmacie su prescrizione medica. Addirittura il laboratorio farmacologico militare sta coltivando cannabis a Firenze, ma la sua produzione non ha ancora raggiunto i pazienti: tuttora i prodotti a base di cannabis vengono importati dall'Olanda, e i pazienti debbono pagarla a prezzi esorbitanti.Ecco dove Fabrizio Pellegrini sale alla ribalta della cronaca, perché non ha denaro ? si sa, "carmina non dant panem" e gli artisti minori sono quasi tutti poveri ? sicché l'unica soluzione, per lui, è quella di coltivare personalmente il suo fabbisogno, e finire in carcere a causa della sua decisione.Pellegrini è abruzzese, e la Regione Abruzzo, antesignana rispetto a tutto il resto d'Italia, nel 2014 ha approvato una legge per l'erogazione dei cannabinoidi con finalità terapeutiche. La legge 4 gennaio 2014 n° 4, all'art. 2 - comma secondo, recita esattamente così: "I medicinali cannabinoidi possono essere prescritti, con oneri a carico del Servizio sanitario regionale, da medici specialisti del Servizio sanitario regionale e da medici di medicina generale del Servizio sanitario regionale, sulla base di un piano terapeutico redatto dal medico specialista".La Giunta regionale avrebbe dovuto adottare tutti i provvedimenti necessari all'attivazione della legge, entro novanta giorni dalla sua entrata in vigore, dunque entro il 4 aprile 2014.I ritardi nell'attivazione delle leggi non sono una novità, in Regione Abruzzo: la Legge n. 35 del 23/08/2011, istitutiva del Garante regionale dei diritti dei detenuti in custodia dello Stato non ha ancora avuto attuazione a tutt'oggi, dopo ben cinque anni.Più rapida è stata l'approvazione di un decreto attuativo della legge n°4 del 4/01/2014 sui cannabinoidi: ne è stato data comunicazione il 4 ottobre 2016, dopo "solo" poco meno di tre anni in luogo dei novanta giorni prescritti.Fabrizio Pellegrini nel frattempo è diventato celebre, perché del suo caso hanno parlato i giornali (anche Il Dubbio lo ha seguito con attenzione): è stato arrestato, rinchiuso nel carcere di Chieti, e solo per il lavoro assiduo del suo avvocato difensore ha ottenuto dal magistrato di Sorveglianza di Pescara il trasferimento della sua detenzione domiciliare in provincia di Bologna, dove spera di curarsi. Cittadino della terra d'Abruzzo, è stato obbligato in esilio fuori dalla sua regione di residenza perché la legge c'era, anzi era un vanto della regione, ma non la si poteva applicare.Il difensore di Fabrizio Pellegrini è l'avvocato Vincenzo Di Nanna, del Foro di Teramo, che è anche Segretario di una Associazione radicale: "Amnistia Giustizia Libertà Abruzzi" da lui fondata con Marco Pannella. L'avvocato Di Nanna rileva con indignazione che la Giunta regionale ha adottato un decreto il cui testo, diffuso dalla Regione, introduce una vera e propria deroga alla legge: infatti limita ad un numero chiuso di patologie l'erogazione gratuita dei farmaci a base di cannabis, e ne esclude espressamente la gratuità per la cura della fibromialgia, proprio quella patologia da cui è affetto Fabrizio Pellegrini.L'avvocato Di Nanna dice: «Resta da comprendere come una Giunta regionale, nell'attuare una legge, possa modificarne il testo al punto da restringerne, in maniera illogica e arbitraria, l'ambito d'applicazione, violando altresì l'art. 32 della Costituzione sul diritto alla salute».  Fabrizio Pellegrini, dal canto suo, scrive al suo avvocato difensore: «Hanno violato il quadro normativo nazionale, è un abuso da perseguire giuridicamente con ferocia. Il riferimento specifico personale mi offende: sono uno straniero nella mia regione! »Negli anni abbiamo assistito a deprecabili "decreti ad personam", in questo caso vediamo un decreto "contra personam": è la peggiore degenerazione del sistema partitocratico contro il quale invochiamo il ripristino della legalità. Anche per questo motivo numerose Istituzioni, Associazioni e semplici cittadini cammineranno insieme, il prossimo 6 novembre, dal carcere di Regina Coeli a piazza San Pietro, chiedendo amnistia e giustizia nel ricordo di Marco Pannella e nel nome del Pontefice romano.