A meno di due settimane dalla presentazione delle liste per le Europee, l’incognita più grande sembra essere quella che riguarda la candidatura del generale Roberto Vannacci nella Lega. Una presenza che molti, negli ultimi giorni, hanno dato per quasi certa, ma sulla quale gravano degli interrogativi: secondo i bene informati, Matteo Salvini vorrebbe mettere Vannacci capolista in quasi tutti i collegi, un'ipotesi che però ha suscitato le resistenze di molti esponenti del Carroccio, che vorrebbero in pole position dei leghisti di lungo corso. Inoltre, la componente nordista del partito non vedrebbe di buon occhio un esterno nei collegi settentrionali, soprattutto quello del Nordest. Di fronte a questa situazione, abbiamo chiesto al diretto interessato se le polemiche degli ultimi giorni hanno fatto sorgere in lui qualche dubbio in più sull'intenzione di presentarsi, e quando eventualmente scioglierà la riserva.

Generale, non è che le critiche di alcuni leghisti alla sua candidatura le stanno facendo cambiare idea?

Anzitutto sto ancora valutando se candidarmi o meno. Questa valutazione coinvolge aspetti diversi: un aspetto professionale, perché vorrei essere sicuro di avere i requisiti e le capacità per entrare in un mondo politico che conosco poco, e poi vorrei essere anche certo di poter influire su questo mondo politico, perché non mi va di fare una comparsata o comunque di partecipare senza poter invece esprimere quelle che sono le mie idee, i miei pareri e soprattutto la mia idea di un mondo migliore. Infine c'è una valutazione che sto facendo e che riguarda i miei affetti più cari, la mia famiglia, perché l'ingresso in politica coinvolgerebbe un cambiamento totale della mia vita privata e quindi ne devo discutere anche con loro. Ormai mancano pochi giorni alla presentazione delle liste, quindi scioglierò le mie riserve al momento opportuno e lo farò sapere nei prossimi giorni.

E cosa dice a chi non vorrebbe vederla capolista e comunque non la voterebbe?

C’è da distinguere tra polemiche reali e polemiche percepite, all'interno della Lega, perché alla fine la realtà la conoscono solo loro. Io vengo a contatto unicamente con le notizie giornalistiche e, in queste settimane, soprattutto per quanto riguarda il sottoscritto, mi sono abituato a non avere più fiducia di certa stampa, che riporta in maniera strumentale e pretestuosa cose che invece nella realtà sono completamente diverse. Io non entro nelle discussioni che si stanno sviluppando all'interno della Lega, partito del quale io non faccio parte, e quindi non mi sento assolutamente in titolo per commentare quello che viene detto. Lo ripeto: sono valutazioni che sto facendo io e qualora terminino con un esito positivo e mi sia offerta l'opportunità di partecipare alle elezioni, lo farò. Ma le discussioni che vengono fatte all'interno della Lega devono essere risolte all'interno della Lega, non mi riguardano nella maniera più assoluta.

Una curiosità: da ufficiale dell'Esercito immagino sia per lo Stato centrale. Cosa pensa dell’Autonomia differenziata, tanto cara alla Lega?

Le mie idee, i miei pareri li ho espressi nel mio libro: ho un concetto di Patria che coinvolge tutta la Nazione, non ho mai criticato l'Autonomia differenziata perché rientra in questo concetto di Patria, peraltro la riforma del Titolo V della Costituzione è già in atto dal 2001. Quindi sono tutte questioni che secondo me non c'entrano assolutamente nulla con le idee che io ho espresso.

E quale sarà il suo “Manifesto”, qualora dovesse candidarsi?

Ritengo che la politica europea sia centrale, che le decisioni prima vengono prese a Bruxelles e poi discendono al livello nazionale. Noi, purtroppo, come Italia risentiamo in maniera sempre più accentuata di tutte le decisioni che vengono prese a Bruxelles. Quindi dobbiamo essere rappresentati in maniera corretta, professionale, competente in quella sede e dobbiamo portare avanti quelle battaglie che noi riteniamo rientrino negli interessi nazionali, che non sono sempre riflessi nella politica di Bruxelles. Chi ha letto il mio libro sa benissimo che, ad esempio, una delle battaglie che credo siano centrali è quella contro l'ambientalismo ideologico, sulle società multiculturali e sull'immigrazione, e soprattutto sull'impianto valoriale dell'Europa, che deve avere una sua identità, una sua caratteristica peculiare. Se rinunciamo a questa identità europea, rinunciamo all'Europa stessa, che sarà fagocitata da altre culture e da altre civiltà.

Ha appena terminato il suo secondo libro, dal titolo Il coraggio vince. Solleverà altre polemiche o provocazioni, come con Il mondo al contrario?

Il secondo libro parla di tutte le tematiche che ho affrontato nel primo e ne svela la chiave di lettura originale. Quasi tutte le tematiche, soprattutto alcune frasi prese sotto la lente d'ingrandimento, sono state travisate totalmente, anzi in maniera pretestuosa e strumentale. Riprendo questi concetti, li spiego, e cerco di far capire a chi non ha interpretato in malafede, a chi ha ancora dei dubbi su quello che ho scritto nel primo libro. L'ho fatto per chiarire questi punti interrogativi, e capire esattamente qual è la chiave di lettura da attribuire ai concetti che esprimo, ad esempio, sul mondo omosessuale, sugli immigrati, sulle altre culture, che rispetto totalmente ma che non voglio confondere con la mia, che è totalmente diversa. La diversità non è discriminazione: la discriminazione si muove sul piano dei diritti e della dignità, la diversità è invece una caratteristica che distingue un fenomeno da un altro, senza darne né una connotazione positiva né negativa. E io difendo, con le unghie e con i denti, la cultura nella quale sono cresciuto e nella quale vivo.