Dopo un anno di governo di centrodestra a guida Giorgia Meloni, inevitabilmente, è tempo di bilanci. In un momento di grande difficoltà economica, con una congiuntura internazionale che continua a non promettere niente di buono e una manovra finanziaria da approntare con pochissime risorse a disposizione. Abbiamo fatto il punto con il filosofo Massimo Cacciari.

Che opinione si è fatto del governo di Giorgia Meloni ad un anno dalla vittoria schiacciante della coalizione di centrodestra alle urne?

Bisogna distinguere diverse dimensioni per arrivare ad un giudizio compiuto. Il problema fondamentale che aveva davanti Giorgia Meloni al momento del suo insediamento, considerata la sua storia e gli alleati con i quali ha vinto le elezioni, era quello di guadagnare credibilità internazionale presso i poteri forti da lei tanto detestati nel passato. Si trattava di un obiettivo politico essenziale, altrimenti sarebbe andata a casa dopo una settimana. Un obiettivo che ha raggiunto molto abilmente, riuscendo a riorganizzare la propria immagine in modo efficace e di questo le va dato atto. Era il suo problema principale e lo ha superato diventando super atlantista e seguendo in politica finanziaria la traccia lasciata da Mario Draghi che ancora attivamente la consiglia.

E le altre dimensioni del suo giudizio?

Spostandosi in un’altra dimensione va detto che non le si poteva chiedere di risolvere problemi generazionali o di fare quello che in 30- 35 anni non ha fatto nessuno. Da questo punto di vista il governo Meloni non ha prodotto nulla. Zero riforme e anche sul presidenzialismo si fanno soltanto chiacchiere tanto per coprire la triste verità che riguarda l’entità del nostro debito pubblico, ormai diventato una voragine in grado di travolgerci. Anche sull’immigrazione nessun risultato e credo che se ci fosse stato un altro governo mentre sbarcano in migliaia ogni giorno la destra avrebbe organizzato le marce su Roma. Il tutto mentre prosegue l’impoverimento del ceto medio e crolla il potere di acquisto di stipendi e pensioni. E consideri che c’è ben poco da fare anche con la finanziaria che avrà a disposizione pochissime risorse libere. Per cui da questo punto di vista assistiamo soltanto a propaganda e fumo negli occhi, essendo anche in campagna elettorale. Va distinta, insomma, l’immagine politica di Meloni dai risultati ottenuti che sono zero, perché siamo davanti a problemi mai risolti e a un governo che ha fatto poco e male.

Meloni stessa ha sottolineato il recupero di credibilità internazionale dopo un anno di governo. Una credibilità che rischia di essere messa in discussione dalle mosse di Salvini e dal suo avvicinamento a Le Pen?

Salvini è in piena campagna elettorale e sta provando a recuperare qualcosa sul fronte sovranista, provando ad erodere consenso elettorale a Fdi e a Giorgia Meloni. Ma anche lo stesso leader della Lega sa perfettamente che non può andare molto lontano da questo punto di vista. Salvini sa perfettamente che la partita decisiva è quella di arrivare a formare una destra europea in grado di allearsi con il centro cattolico popolare e con una certa destra liberale. Senza questo passaggio la partita non sarebbe neanche giocabile, né è possibile una leadership per Salvini. Consapevole di questo quadro sta provando ugualmente a ridimensionare la figura della premier.

In ogni caso seppure Salvini non dovesse adeguarsi, lo farebbero Giorgetti e gli altri. Stavolta, se alza il tiro, lo fanno fuori dopo averlo salvato per miracolo dopo la sconfitta rimediata alle urne. In questo scontro interno Forza Italia, priva della guida di Berlusconi, rischia di essere fagocitata e scomparire?

Non credo, è ancora troppo presto. La memoria di Berlusconi è ancora molto presente e il 6- 7% è pienamente alla portata di Forza Italia alle prossime elezioni europee. Certo, alla lunga tutta la coalizione pagherà qualcosa anche perché nessuna delle promesse fatte in campagna elettorale è stata mantenuta. Ma in politica come nei matrimoni bisogna essere in due perché succeda qualcosa e in questo momento non può succedere nulla perché non esiste nessuna opposizione.

Eppure con la battaglia sul salario minimo un tentativo di rimettere insieme le forse di centrosinistra c’è stato. Proprio su un tema cruciale in una fase economica disastrosa e con l’abolizione del reddito di cittadinanza…

Di certo si tratta di un tema centrale. Per la prima volta dal dopoguerra sta diminuendo il risparmio degli italiani. Una diminuzione notevole anche del 2- 3% ed è stato quindi eroso quel vantaggio che sempre abbiamo avuto rispetto agli altri Paesi. Se aggiungiamo la crescita del debito, l’aumento dei tassi di interesse e il crollo del welfare si capisce che non ci sono più margini per sussidi o bonus. Credo sia in gioco quella cosetta che chiamiamo democrazia. Se non siamo in grado di garantire servizi, prospettive per il futuro e un welfare all’altezza i cittadini dimenticheranno di essere democratici.

L’estate militante del Pd si Schlein proprio su questi temi ha puntato i riflettori lanciando l’appello all’unità ai propri alleati. Crede possa essere la strada giusta?

Militante? Mi pare di avere visto Schlein che chiacchierava in pubblico, ma non ho il ricordo di un’iniziativa per strada o di una manifestazione. Non c’è stato nulla di militante nell’estate del Pd, perché non c’è un’organizzazione in grado di difendere in modo concreto obiettivi sacrosanti come quelli indicati. Non ci sono stati i partiti e non ci sono stati i sindacati. Senza organizzazione anche le idee migliori valgono zero.

Però senza convergenza sui temi principali non si va lontano. Sull’immigrazione, ad esempio, ci sono crepe nel centrosinistra con la posizione critica di Conte sullo ius soli. Come se ne viene a capo?

Chiaramente anche le politiche sull’immigrazione, sull’integrazione, sul diritto di cittadinanza sarebbero centrali e da affrontare in modo congiunto. Ma ripeto si è disfatto lo strumento primo sfasciando le organizzazioni e i partiti, sperando di potere risolvere tutto con i soli leader. Una dissoluzione che è stata perseguita con metodo e ostinazione dal Pd, impegnato a criticare il partito considerandolo vecchio e obsoleto, e dalle altre forze di opposizione. Le soluzioni a questo punto forse le vedranno i nostri figli e i nostri nipoti.