MASSIMO CACCIARI

Il Pd ha completamente sbagliato strategia, ma Matteo Renzi rimane l’unica vera risorsa politica per un partito allo sfascio. Il filosofo Massimo Cacciari, tra i teorizzatori del governo monocolore di minoranza, rimane convinto che, quando Mattarella chiamerà, «Renzi sarà pronto a rispondere». Del resto, «un governo si farà, anche se sicuramente non reggerà un’intera legislatura».

Eppure sembra scesa al minimo storico l’ipotesi di un governo politico di Lega e Movimento 5 Stelle.

Per esserne certi bisogna vedere come si muoverà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: se è deciso in questa direzione, potrebbe convincere Matteo Salvini a prendere il rischio di dare l’incarico della premiership a Luigi Di Maio. Mi sembra però onestamente una prospettiva molto complessa per tre ordini di ragioni. Bisogna vedere se Di Maio è disponibile ad accettare di far nascere un governo che sarebbe a rischio. Poi Salvini dovrebbe essere disposto a rinunciare all’idea di rivendicare per sè il ruolo di guida del governo. Infine, il leader della Lega deve capire se gli conviene, in questo particolare momento, rompere di fatto il fronte col centro- destra.

E quindi sul campo cosa rimane?

Con l’annullamento di un’ipotesi Lega- 5 Stelle l’unico dato certo è che Mattarella non vuole andare a elezioni anticipate. Per questo punterà al pressing per costituire un governo di tutti.

Incredibilmente, torna in campo Silvio Berlusconi con il possibile incarico esplorativo alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Potrebbe essere la prima premier donna?

Questa mi sembra un’ipotesi davvero da repubblica dei balocchi. Casellati è una berlusconiana di ferro e non certo una politica di prima fila. Se Salvini potrebbe in qualche modo decidere di farsela andare bene, per i 5 Stelle e Di Maio sarebbe oggettivamente indigeribile. E come potrebbero accettarla? Soprattutto con l’idea di andare a nuove elezioni in un futuro non troppo lontano.

Eppure l’hanno votata al Senato.

Un conto è votare il nome proposto dal centrodestra per ripartizione istituzionale, altro è farla premier. Le due prospettive non sono in alcun modo collegabili e l’ipotetica soluzione della Casellati ha a dir poco dell’incredibile. Anche se, se davvero Mattarella ci provasse, troverebbe di sicuro la convergenza del Partito Democratico.

Ecco, il Pd è stato attore marginale in questa fase e lei non gli ha risparmiato critiche nei suoi interventi.

Io non critico, io constato. Ho constatato che il Pd è sfasciato, e chi potrebbe negarlo? La critica comporta un qualche grado di analisi, ma che analisi vuole che faccia. È chiaro che il partito è distrutto e non ha un progetto, in questa fase tira a campare.

La strategia dell’Aventino si sta dimostrando sbagliata?

Io ho detto mille volte cosa avrebbe dovuto fare, ma ormai non c’è più il tempo. Il Pd avrebbe dovuto ragionare in modo inverso: stabilendo di essere alternativo al centrodestra avrebbe dovuto dare la disponibilità a varare un governo monocolore di minoranza del Movimento 5 Stelle. Loro avrebbero dovuto presentarsi col loro programma, il Pd li avrebbe fatti partire per poi fare una valutazione sulle proposte, di volta in volta.

Il mantra di questo mese è stato che il Pd e il Movimento 5 Stelle non hanno nulla in comune, dal punto di vista programmatico.

Una qualche contiguità dovrà pur esserci invece, visto che metà dell’elettorato del Pd ha votato i grillini. Con la mossa dell’appoggio esterno li avrebbero spiazzati: avrebbero messo fuori gioco il centrodestra e chiamato i 5 Stelle a mostrare di cosa sono capaci. Di Maio non avrebbe potuto rifiutare, perchè altrimenti sarebbe stato come dire che preferiva fare un governo con Salvini.

Questa linea potrebbe tornare, in modo inedito, se il Colle desse mandato esplorativo al presidente della Camera, Roberto Fico?

Assolutamente no, non tornerà mai in campo. I 5 Stelle non sono così pazzi da sfasciarsi tra loro, facendo la fine del Pd con il giochetto della staffetta Letta- Renzi. No, i grillini andranno avanti fino alla fine con il ritornello di Di Maio premier e Fico non si metterà in mezzo.

Il Pd a breve dovrà decidere anche le sue sorti interne. Martina rimarrà segretario?

L’unica cosa da valutare è quanto tornerà in campo Renzi e chi vincerà il congresso. Vada come vada, nella migliore delle ipotesi il Pd verrà re- settato, nella peggiore verrà demolito.

Il dibattito è ancora incentrato su Renzi, tra chi lo vuole sparito e chi non vede alternative alla sua linea.

Ma come si può pensare che un politico di appena quarant’anni sparisca? Senza contare che Renzi è l’unico nel Pd con un bacino elettorale proprio, con una sua base e una sua credibilità politica, gli altri invece personalmente non hanno un voto. Ora bisogna solo aspettare di vedere se riuscirà a riprendersi il partito in via definitiva, questa volta eliminando definitivamente gli oppositori interni.

Altrimenti?

Altrimenti potrebbe anche farsi un movimento proprio.

In questa fase politica la sua linea di opposizione ha retto. A quali condizioni potrebbe cambiare?

Cambierebbe se Mattarella maturasse la decisione di un governo di unità nazionale. Renzi per ora è rimasto a guardare ma, se il Colle chiamasse il Pd, lui si muoverebbe di certo e non lascerebbe a qualcun altro la mano.

Secondo lei, allora, un governo si farà?

Sì, un governo si farà ma non durerà certo tutta la legislatura. Farà qualche provvedimento spot come il taglio dei vitalizi e qualche altra stupidaggine, poi si tornerà al voto.