Sul post-Brexit parla con Il Dubbio il presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta. Spiega: «Renzi ha detto l’altro giorno una cosa giusta. Ma nessuna conversione da parte mia. Anzi…». Sulle fibrilliazioni in FI: «Cerchio delle chiacchiere». E ancora: «Le ambizioni di Toti? Lo chieda a lui. Ma Berlusconi uscirà presto dall’ospedale. E quando c’è in campo lui le ambizioni, legittime, sono prematurissime».Presidente Brunetta, lei ha detto lunedì scorso che mai come questa volta si è trovato d’accordo con il premier Renzi, che alla Camera ha parlato di ripartenza dell’Europa. E lei è da sempre uno dei critici più implacabili, a suon di dati e tabelle, del presidente del Consiglio. Criticità corrisposta. Cosa è accaduto?Nessuna mia conversione sulla via della Brexit. L’opposizione al governo Renzi di Forza Italia e mia resta dura e senza sconti. Il fatto è che per una volta il premier si è presentato alla Camera senza atteggiamenti arroganti e dicendo alcune cose vere e oneste sulle ragioni della crisi europea. Noi non siamo gente del tanto peggio tanto meglio.Su Brexit lei ha accusato ancora una volta la Ue di aver demonizzato il deficit e aver invece favorito il surplus della Germania. Ora come mai Angela Merkel e il suo ministro delle Finanze, il falco per antonomasia, Schäuble, soprattutto con la Grecia, stanno con il Regno Unito usando un atteggiamento più morbido? Forse perché la Germania esporta moltissimo in Inghilterra? La Gran Bretagna è una potenza nucleare, è l’alleato privilegiato degli Stati Uniti d’America. La Germania vuole porsi come l’interlocutore unico politico ed economico in rappresentanza di tutti i 27 Paesi...Lei, da economista di fama, cosa suggerisce per il post-Brexit? Insomma, è per il divorzio breve e non consensuale proposto dal presidente Ue Jean Claude Juncker oppure per la linea più soft tedesca?Come ho appena detto la Merkel ha esautorato la Commissione e si è posta come leader indiscusso che impone le proprie linee agli altri Paesi. In questo caso riconosco però che non precipitare il divorzio è saggezza. Si può divorziare restando buoni amici, senza farsi reciprocamente del male. E in taluni c’è un atteggiamento invece stupidamente di rivalsa, per assolvere se stessi, colpevolizzare un popolo e dare un segnale di spavento a chi fosse tentato di seguire l’esempio dei britannici. Puerile.Brexit, non tutto il male viene per nuocere?Al Senato Renzi ha usato una formula di Sant’Agostino intelligente: ex malo bonum. Può essere un’occasione per un nuovo inizio. Giusto. E l’ho sottolineato in aula nel mio intervento. Il rischio di Renzi è che si fermi alla retorica. Ha pronunciato una frase che contiene due difetti del nostro premier: “L’Europa deve parlare un po’ meno di banche e un po’ più di valori”. Primo vizio: non è il parlare di valori che manca, ma il tradurli in atti e fatti. Secondo difetto: l’espressione “un po’ meno, un po’ più” indica l’accontentarsi di un cambiamento in dosi omeopatiche. Un appellarsi al bilancino invece che a una conversione”.Vede Renzi ora più forte anche con la minoranza del Pd?Se la mettiamo su questo piano, mi auguro di no. Se vuol dire che, per aver detto un paio di cose abbastanza giuste sull’Europa, allora ha acquistato forza per meglio piegare le resistenze a chi nella sinistra si oppone alla sua riforma costituzionale, proprio non ci siamo. Sarebbe una strumentalizzazione infame di una questione gravissima che coinvolge il destino del nostro popolo. Guai se in nome della necessità di avere un premier italiano forte e con un mandato vasto partisse un ricatto sulla necessità di votare sì al referendum! Ci sono segnali assolutamente gravi al riguardo.A che cosa si riferisce? Il ministro Lorenzin ha detto che se dovesse prevalere il no arriverebbe in Italia la troika. Evidentemente questo discorso circola ad alti livelli ministeriali. Temo sia l’arma finale, di stampo eversivo, per trasformare un referendum sulle riforme in una consacrazione dell’uomo della Provvidenza, al punto che se cade Renzi, arrivano gli invasori. Inaccettabile. Ragione di più per opporsi a una riforma pessima il consenso alla quale diventerebbe assenso a una dittatura. Come vede, non ho alcuna intenzione di rinunciare alla critica.Visto che i sondaggi per il referendum costituzionale, come lei ha annunciato per primo, segnalano il No nettamente in testa, suggerisce al premier magari di sospenderlo anziché di rinviarlo a dopo la Legge di Stabilità, come si ventila? C’è la legge, ci sono delle procedure. La votazione deve aver luogo in una domenica compresa fra il 50° e il 70° giorno successivo all’indizione del referendum stesso. Piuttosto Renzi percepisca la gravità della situazione, e inviti egli stesso a votare no. Proponendo di cominciare con un percorso condiviso nella prossima legislatura. Naturalmente questo non accadrà. E allora non vedo perché darla vinta a Renzi, consentendogli di sfangarla come sempre evitando il voto popolare. Io non ho mai paura che il popolo si esprima.Il conduttore di Porta a Porta Bruno Vespa con lei – scritto da “La Repubblica – “ha perso le staffe”, quando lo ha richiamato a specificare il ruolo del finanziere Davide Serra, amico del premier, ma sconosciuto ai più. Vespa ha anche detto alla parlamentare del M5s Lezzi che l’avrebbe “presa a schiaffi” perché ha definito il Tg1 “Pd1”. Quale è la sua valutazione di questi episodi di effervescenza in Rai?Magari fossero episodi di effervescenza. Io ritengo esprimano una sottomissione al potere politico. Del resto Vespa era stato il primo a parlare del segretario della Dc Forlani come azionista di riferimento. Magari ci fosse Forlani e la sua pacata lottizzazione. Qui siamo a Renzi, ed è occupazione.Il presidente della commissione di Vigilanza, nonché esponente di spicco del Direttorio pentastellato, Roberto Fico, avrebbe minacciato querela per difendere Lezzi e per lei non dovrebbe far niente?Fico quereli chi vuole come persona privata, non chiedo la solidarietà di nessuno. Per parte mia basta che conduca con equilibrio la Commissione. Segnalo che da autorevoli componenti del Cda della Rai mi è giunta una piena e ragionata solidarietà di fronte al trattamento inaccettabile riservatomi.Intanto, rispunta, mai sopita neppure a poche ore dal delicato intervento a cuore aperto, ben riuscito, del presidente Berlusconi, la telenovela della succesione e del cosiddetto cerchio magico. “La Repubblica” mette tra i rottamandi oltre alla senatrice Mariarosaria Rossi, che, comunque avrebbe già rimesso il mandato da amministratrice unica, anche la storica collaboratrice e portavoce del leader azzurro, Deborah Bergamini. E oggi sempre “Rep” scrive che Berlusconi sarebbe pronto a lasciare e che al posto suo andrà il governatore ligure Giovanni Toti. Che opinione si è formato?Lascio dire tutto a lei. Mi pare che questo sia il trionfo del cerchio delle chiacchiere. Berlusconi uscirà presto dall’ospedale. Intanto ciascuno faccia il suo lavoro, che non ha bisogno di segni e autorizzazioni dall’alto.E però non può essere sempre colpa dei giornalisti. Insistentemente Toti, si dice spalleggiato da un fronte del Nord composto da Mariastella Gemini e Alessandro Cattaneo, chiede più o meno primarie. E quindi successione per candidarsi in un ticket con Matteo Salvini per Palazzo Chigi, come risulta a “Il Dubbio”?Mi pare che sia un’ottima domanda da porre a Toti. Tutte le ambizioni sono legittime. Qualche volta sono premature. E quando c’è in campo Berlusconi prematurissime.