Bari, porta d’Oriente. Bari, città dalla grande tradizione storica, culturale, commerciale e politica. Lo scontro tra l’amministrazione comunale e il Viminale rischia di offuscare anni di duro lavoro che ha permesso alla città di San Nicola di occupare un posto rilevante nell’area euro-mediterranea. Pino Pisicchio, per molti anni parlamentare, oggi ordinario di Diritto pubblico comparato presso la Unint di Roma, sottolinea il ruolo strategico di Bari non solo in Italia.

Professor Pisicchio, Bari è una delle città più dinamiche del Paese e d’Europa. Ha raggiunto questo traguardo grazie ad un lavoro iniziato molti anni fa?

Bari ha un ruolo importante sia da un punto di vista geografico sia per la lunga tradizione, consolidatasi nel tempo, attraverso l'esperienza della Fiera del Levante. Il capoluogo pugliese è davvero una porta sull'Oriente e sul Mediterraneo. Io evito sempre i riferimenti agli stereotipi etnografici e regionali. Tuttavia, se c'è uno specifico, questo è sicuramente quello della fattualità, quello del lavorare senza fare troppo chiasso e portare a casa i risultati. Da sempre sostengo una teoria: l'Italia non va letta con una divisione Nord- Sud, ma tenendo in considerazione una cesura Est- Ovest. C'è un'Italia tirrenica e c'è un'Italia adriatica. Bari somiglia, probabilmente per vocazione, molto più a Venezia di quanto non possa somigliare addirittura a Lecce. Direi che questo è lo specifico barese. Negli ultimi anni questo specifico, grazie ad una imprenditoria molto vivace e a una ripresa anche delle nostre università, ha consentito a Bari di ritagliarsi un ruolo da protagonista.

Lo sguardo è sempre rivolto oltre Adriatico?

Il rapporto con la vicina Albania, distante solo 80 chilometri da noi, dimostra che l’elemento geografico si traduce pure in un elemento politico e commerciale. Bari è un partner fondamentale, ineludibile per la piccola Albania. C'è un rapporto storico molto forte, peraltro consolidato all'epoca della prima grande migrazione. Si tratta di una delle caratteristiche salienti del rapporto Bari- Albania. Negli ultimi anni la politica si è mossa tenendo conto delle tendenze consolidatesi, senza ostacolarle. Questo è stato un fatto positivo, soprattutto con l’esperienza del sindaco Decaro che è stato in grado di assecondare un certo tipo di impostazione e si sta muovendo nel solco di quanto fatto negli anni passati.

La considerazione verso Bari e la Puglia la ritroviamo pure in alcune iniziative governative. I rapporti stretti con il Paese delle Aquile potrebbero sortire ulteriori effetti positivi, così come la decisione di ospitare fra qualche mese il G7?

Questo non può che far piacere, naturalmente. In merito al G7 spero che non si tratti soltanto di un passaggio di tipo turistico. È apprezzabile la valorizzazione della Puglia, conosciuta nel mondo per la sua bellezza e la sua ospitalità. Ma al tempo stesso non dimentichiamoci che questo governo sta procedendo a grandi passi verso l'autonomia differenziata, che non nasce dalla mente creativa del senatore Calderoli. Una importante spinta è stata determinata dal Partito democratico, e più in generale dal centrosinistra, con l’avvento della riforma del titolo V della Costituzione.

Stiamo parlando di un intervento non particolarmente generoso nei confronti del Sud. Ci troviamo nella stessa atmosfera dei romanzi di Agatha Christie, quando viene consumato un omicidio e si fatica a conoscere l'assassino. Poi si scopre che gli assassini sono più di uno. Questa è una storia che rende un po’ contraddittorio l'atteggiamento del governo. Comunque, va bene che vengano in Puglia. Siamo molto contenti. Spero allo stesso tempo che il tutto non si trasformi in una atmosfera come quella dei film dei fratelli Vanzina.

La vocazione euromediterranea di Bari è un modello che potrebbe far bene all’Italia?

Assolutamente sì! Siamo onesti. Qual è la vocazione del nostro Paese? È la vocazione consigliataci dalla geografia. Una volta la politica e la geografia non collimavano, non erano sovrapponibili. Quando c'era il muro di Berlino, quando c'era la guerra fredda diventava difficile il dialogo totale. C'erano dei percorsi obbligati per il dialogo. L'Italia ha avuto sempre, grazie ai suoi ministri e ai presidenti del Consiglio di altre stagioni, come Andreotti, Craxi e, perfino, bisogna ammetterlo, Berlusconi, almeno fino a quando non si è messo a fare la guerra al suo amico Gheddafi, una grande attenzione nei confronti del Mediterraneo. L'Italia è l'approccio europeo nel Mediterraneo, è il ramo europeo del Mediterraneo. La Puglia in questo contesto può accrescere l’importanza che merita.

A proposito dei legami forti con l'estero, a Bari si trova una comunità russa ben integrata. Da qui può partire un messaggio significativo rispetto a quanto sta accadendo nel cuore dell’Europa?

Qui si trova un'antica e importante comunità non solo russa ma anche ucraina, che ha come ragione fondante la presenza di San Nicola, il santo più venerato nel mondo. Da sempre a Bari c'è un legame con le comunità della Russia e dell’Ucraina. Ai tempi dello zar sono state messe da parte ingenti risorse per costruire a Bari la chiesa russa, tuttora aperta al culto, che ha creato un legame molto forte con una parte ben precisa del mondo.

Le vicende di cui si sta parlando in queste ore rischiano di offuscare quanto di buono è stato fatto negli ultimi vent’anni?

Parlo con il giornale che fa del garantismo e della tutela dei diritti dell’imputato una bandiera. La cosa migliore da fare in vicende del genere è osservare, esprimendo meno parole rispetto ai possibili percorsi giudiziari. Tuttavia, sul piano politico, non c'è dubbio che quanto accaduto nelle ultime settimane sia stato abbastanza devastante. Dobbiamo distinguere tra la politica- politica e la politica- politicante per sbarcare il lunario. I partiti sono ormai il participio passato del verbo partire, sono andati come forma giuridica permeata di meccanismi democratici. Non esistono più.

Sono delle soggettualità totalmente nelle mani di leader, di padri padroni. È accaduto poi che alcune persone navigassero da destra a sinistra e male ha fatto chi li ha presi nel proprio schieramento politico. Atteggiamenti del genere hanno avuto dei risvolti critici dal punto di vista dell'interesse generale. Il fenomeno che ho descritto si è verificato a Bari. Sono stati tutti coinvolti, a destra, a sinistra, al centro, nell'imbarcare certe esperienze. Tutto ciò può incidere nella dinamica elettorale. A me non ha convinto molto l’iniziativa assunta con l'ipotesi dello scioglimento del Consiglio comunale.