Un decreto- legge del 25 marzo del presidente del Consiglio dei ministri ha cercato di disciplinare questa competenza concorrente tra Stato e regioni nel delicatissimo contesto dellemergenza da coronavirus. Il decreto- legge stabilisce che, ove le limitazioni o sospensioni di numerosissime attività ed anche del diritto alla libera circolazione riguardino esclusivamente una o alcune specifiche regioni, debbono essere sentiti i presidenti delle regioni interessate; a loro volta le regioni possono proporre al governo di adottare mediante decreto misure relative a una o più regioni. Sembra cioè che di fronte a questa straordinaria emergenza lautonomia regionale debba necessariamente coordinarsi con il potere centrale. Il principio costituzionale dellautonomia regionale trova cioè un limite nei confronti del superiore interesse, anchesso di rango costituzionale, della tutela della salute e dellincolumità della comunità nazionale. Ne deriva appunto lesigenza che le misure adottate in tema di Coronavirus siano sottoposte a forme di reciproco collegamento- coordinamento tra il governo centrale e le regioni interessate: da un lato deve essere lo stesso Governo a adottare mediante decreti le misure di contrasto alla pandemia anche quando riguardano una sola o alcune specifiche regioni; dallaltro le misure proposte da una o da alcune regioni sono anchesse adottate mediante decreti del Governo. Lunica eccezione, prevista dallo stesso decreto- legge Conte, a queste necessarie forme di collegamento- coordinamento riguarda il caso in cui la regione, a seguito di specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario, può introdurre ulteriori misure restrittive, ma non può rendere meno rigorose le limitazioni esistenti, come invece sembra stia facendo la Regione Veneto. Alla sovrabbondanza di interventi regionali si debbono aggiungere le ordinanze dei sindaci previste dalla legge sulla protezione civile, ad esempio in tema di apertura o chiusura dei mercati rionali. Anche dei sindaci si parla nel decreto- legge Conte, stabilendo il divieto di emettere ordinanze dirette a fronteggiare lemergenza coronavirus in contrasto con le misure statali ovvero in materie diverse da quelle oggetto del decreto- legge. Vi è da augurarsi che, dopo questo iniziale periodo di euforia interventistica, e talvolta di eccessivo protagonismo a livello regionale e locale, venga rispettata la strategia del coordinamento centralizzato dei vari interventi, assolutamente necessaria per un più efficace, razionale e adeguato contrasto alla gravissima pandemia in corso. Tanto per fare un esempio, non si riesce proprio a capire perché lapertura di librerie, cartolerie, negozi di abbigliamento per neonati e bambini e le attività motorie siano in genere consentite mentre alcune di queste attività siano in parte o del tutto vietate in Lombardia, Campania e Piemonte. Tra laltro sembra che si stia dimenticando che esiste tuttora il principio di uguaglianza tra tutti i cittadini solennemente sancito dallarticolo 3 della Costituzione, quale che sia la loro regione di appartenenza.