Una volta, in politica, se dicevi Amendola intendevi Giovanni, il capo dei liberali negli anni 20, il leader dell’Aventino, che finì bastonato a morte dai fascisti. Oppure intendevi suo figlio, Giorgio, leader comunista, partigiano, anticonformista, coltissimo. Oggi, se dici Amendola - in politica - intendi Claudio.

Sì, Claudio Amendola, attore, figlio d’arte ( suo padre Ferruccio è stato il numero 1 dei doppiatori e ha dato la voce alle grandi star americane) che da qualche giorno tiene le prime pagine di molti giornali perché ha litigato con Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere della Sera. È andata così: Amendola ha detto in Tv che Salvini è il miglior leader politico degli ultimi 20 anni. Grasso lo ha criticato e un po’ preso in giro sul “Corriere” segnalando come un attore che si presentava come il prototipo del “duro di sinistra” ha finito per accodarsi alla Lega. Amendola ha risposto spiegando che dire che Salvini è il miglior politico degli ultimi 20 anni ( anzi, ha rincarato: degli ultimi 30, quindi a far data 1988, quando c’erano ancora Craxi e De Mita… ) non vuol dire essere leghisti ma solo riconoscere le doti di un uomo che sicuramente ha grandi capacità politiche. E ha aggiun- to: «È come se io dicessi che la Juve è la squadra più forte d’Italia. Lo dico, ma resto romanista. E alle elezioni ho votato Leu…». Poi la polemica si è allargata. Sono intervenuti opinionisti di vari colori, di destra, di sinistra, a rampognare Amendola, o Grasso, o un sacco di altra gente. “Libero” per esempio ieri si chiedeva perché passare da destra a sinistra sia un atto eroico e fare il percorso inverso un tradimento. Domanda giusta: però, se ho capito bene, Claudio Amendola non è passato da sinistra a destra, ha solo espresso un giudizio su Salvini.

Un giudizio giusto? Ecco, su questo avrei delle perplessità. Simili, a dire il vero, a quelle espresse da Aldo Grasso ( che è il miglior critico televisivo degli ultimi 30 anni: poi, come politico, non saprei…). Chiede Grasso: cosa ha fatto di buono Salvini, in questi 20 anni, oltre a minacciare l’uso di ruspe contro i rom, promettere fucilate ai ladri di appartamento e chiedere il respingimento in mare di tutti i migranti clandestini?

Risposta di Amendola: ha preso un partito che stava al 4 per cento ed era travolto dagli scandali e lo ha portato al 20 per cento. Ha conquistato la guida del centrodestra, detronizzando Berlusconi. Ha sconfitto Renzi e ora si prepara a governare.

Giusta la domanda di Grasso, vera la risposta di Amendola. Il problema che pongo io è questo: la risposta di Amendola era una riposta alla domanda di Grasso o era uno svicolare?

Nell’opinione più diffusa era una risposta pertinente. Per me è uno svicolare.

Per la seguente ragione: essere un buon politico vuol dire avere strategie politiche e senso dello stato. Prima di tutto questo. Poi, anche, saper conquistare il consenso. La conquista del consenso, però, non è tutto. Non può essere l’unico metro. Anzi, è una categoria che deve sempre essere subalterna alle altre due. Per capirci: Ugo La Malfa ( segretario del Pri, consenso medio tra l’ 1 e il 3 per cento) era un grande uomo politico. Guglielmo Giannini ( fondatore dell’Uomo Qualunque) che nel 1947 arrivò a prendere il 14 per cento in Sicilia, era un uomo politico mediocre.

La crisi della politica di fronte alla quale ci troviamo ( e per la quale paghiamo un prezzo molto superiore a quello che immaginiamo) consiste esattamente in questo equivoco: nel considerare la conquista del consenso non più uno strumento della politica, ma “il tutto”, l’ “Assoluto”, l’essenza stessa della politica. Così nessuno ti giudica più su quel che fai, che hai fatto, o sui programmi e sulla loro realizzabilità. Ma sulla tua abilità di “guru”. Su come parli, come comunichi.

E se è così Amendola ha ragione e Grasso torto. Se è così, Salvini dopo Grillo e Di Maio, naturalmente - è un grande leader. Il migliore dopo Berlinguer e poi Berlusconi. ( I 20 anni, però, sono calcolati male…) Se invece volessimo tornare a mettere la politica al posto che dovrebbe spettarle, e farne l’arte del governo, dei programmi, delle realizzazioni, dell’equilibrio, allora Salvini, come tutti gli altri, dovrebbe dimostrare coi fatti la sua statura politica. E nessuno esclude che possa farlo, ma al momento è ancora ai blocchi di partenza.