Con una forte dose di perfidia si potrebbe dire che Berlusconi non era arrivato a tanto. Con il Cavaliere a Palazzo Chigi non si era mai avvertita tanta tensione al Csm. Le fibrillazioni per le parole del laico Fanfani sull’inchiesta di Lodi, e soprattutto la scossa dell’intervista di Morosini al Foglio, sono il punto più alto della polemica. «Eppure fino a pochi giorni fa non era questo il tono: tra politica e magistratura c’era confronto, non tensione incontrollata», dice Maria Elisabetta Alberti Casellati. La consigliera laica del Csm indicata dal centrodestra ha un nome per spiegare tutto: Davigo. «L’incendio viene da lì».Cosa c’entra Davigo con i casi Morosini e Fanfani?Sono due questioni distinte, da non semplificare, che però mi sembrano gli ultimi anelli di una catena di eventi. Sono le conseguenze della tensione creata dalle dichiarazioni del nuovo presidente dell’Anm.Nella polemica sulla giustizia sembra esserci più tensione al Csm che in Parlamento.Le parole di Davigo hanno riacceso il fuoco. Fino a due mesi fa le relazioni istituzionali tra politica e magistratura erano tranquille.<+bold_giust>Orlando è un ministro alla ricerca del dialogo, non dello scontro.<+tondo_giust>Impossibile negarlo. È il principale merito da riconoscere all’attuale guardasigilli, del quale ho grandissima stima. Se siamo arrivati a polemiche così aspre nonostante Orlando, vuol dire che qualcosa ha alterato gli equilibri.Forse Davigo è talmente mediatico da attirare sui giudici, su Morosini ad esempio, un’attenzione mai vista prima.Non credo che alla magistratura si possa attribuire scarsa confidenza con i media. Sul rapporto tra magistrati e comunicazione pubblica c’è una proposta di legge all’esame del Parlamento.Ma un caso come quello di Morosini è un inedito.Morosini al plenum ha smentito i contenuti di quell’intervista. Ha detto di non pensarla in quel modo, di non sentirsi rappresentato da quelle parole. Inoltre quell’articolo è in contrasto con i fatti.A cosa si riferisce?Sono una componente della commissione del Csm preposta al conferimento degli incarichi direttivi. Posso dire che tutte queste ossessive pressioni sulle nomine non esistono. Abbiamo introdotto nuove regole sui criteri di scelta proprio per obiettivizzare il più possibile le decisioni. Il quadro descritto in quell’intervista è l’esatto opposto di questo percorso. In ogni caso a Morosini non si può buttare la croce addosso.Va sottoposto a procedimento disciplinare?Aprire un procedimento disciplinare mi sembra fuori luogo.C’è un indebolimento complessivo della magistratura?Sicuramente bisogna spegnere le polemiche. Proviamo a chiederci cosa pensa un comune cittadino di fronte a questi scontri. Anche la presa di posizione del consigliere Fanfani mi pare sia stata presentata con eccessiva enfasi.Non capita tutti i giorni che un componente del Csm deplori la decisione di un magistrato.Forse ha espresso un giudizio inopportuno. Però anche qui: Fanfani ha detto che si riservava di chiedere l’apertura di una pratica. Credo che il diritto di fare valutazioni, e di parlarne, non si possa negare a nessuno.Onorevole, lei ha indicato Melillo come Procuratore di Milano. E ha un po’ sparigliato i giochi, al Csm, soprattutto all’intrerno dei gruppi di “Area”.Intanto, tutti e tre i candidati provengono da quella componente, anche Greco e Nobili. Io ho cercato di dare un’indicazione che potesse attrarre il maggior consenso possibile. E ho ritenuto che a Milano fosse necessario dare un segnale di discontinuità.Si deve mettere un punto dopo lo scontro Bruti-Robledo?Non è questo il punto: si deve guardare avanti in termini di metodo. È utile avere alla guida dell’ufficio una figura di grande spessore, come le altre indicate, e che in più interrompa una sequenza di responsabili tutti scelti all’interno dello stesso palazzo di Giustizia.Lei, parlamentare di Forza Italia che spiazza le toghe “di sinistra”: cos’è, una nemesi?È il bello della dialettica democratica: confrontarsi a tutto campo. Non è un sabotaggio, è un’occasione.