Un Presidente del Consiglio dei Ministri che si rivolge a tutti cittadini dovrebbe dare messaggi concreti e suadenti, infondere tranquillità in un periodo così drammatico per il paese. Invece l’avvocato Giuseppe Conte inopportunamente si è rivolto agli italiani attaccando per nome e cognome i rappresentanti della minoranza; i quali a loro volta avevano lanciato strali egualmente inopportuni e però menzogneri contro il governo. Non siamo fuori del “coronavirus” come tutti ripetono, e come lo stesso Conte ha detto, e una polemica fuori posto non può essere gradita da chi soffre, da chi ha subito un lutto, da chi è preoccupato per il lavoro, da chi è costretto a casa magari in condizioni disastrose. La polemica riguarda i rapporti fra l’Italia e l’’ Europa e non è difficile spiegare le cose come stanno per informare serenamente i cittadini senza pregiudiziali a favore o contro l’Europa, che in questo momento sarebbero davvero pericolosi.

Certo nessuno crede che l'Europa sia perfetta e che si sia raggiunta l’unità che stava a cuore ai nostri padri costituenti De Gasperi, Adenauer e Spinelli.

Ma è altrettanto ipocrita farneticare di un'Europa inesistente e che vuole affamare l'Italia, soprattutto se a farlo sono quelli che ora chiedono all'Europa di fare quello che hanno finora sempre chiesto di non fare.

Esaminiamo quello che l'Europa ha messo a disposizione dell'Italia in quanto a risorse e strumenti, così ognuno potrà fare una valutazione oggettiva.

La Banca Centrale Europea ha attivato un programma di 750 miliardi di euro per l'acquisto sul mercato secondario - di titoli di Stato dei Paesi Membri, cominciando con massicci acquisti di titoli italiani e rimuovendo sia il vincolo del 33% di titoli detenibili per un solo paese, sia il criterio che gli acquisti dovessero essere fatti in proporzione al capitale detenuto dai vari Paesi, di modo che la BCE oggi compra e detiene titoli italiani in misura più che proporzionale alla partecipazione italiana e meno che proporzionale rispetto a quella tedesca.

I vincoli del Patto di Stabilità sono stati rimossi, consentendo ai paesi di fare tutto il deficit e il debito che vogliono e che possono. È stato approvato un quadro temporaneo per le norme sugli aiuti di stato che consente tempestivamente agli Stati Membri di poter aiutare le imprese senza i tradizionali vincoli legati alla concorrenza e appunto agli aiuti di stato ( fino a 800.000 euro di contributo per singola impresa).

Sono state modificate le regole per l'utilizzo dei cosiddetti Fondi Strutturali, per consentire agli Stati che ancora non sono riusciti a spenderli, di poterli spendere più rapidamente e senza molti dei vincoli predenti. Tutto questo ancora prima che l'accordo dell'Eurogruppo individuasse un pacchetto di misure per far fronte alla crisi legata al coronavirus.

Sono stati stanziati 100 miliardi di euro per il sostegno alla cassa integrazione dei Paesi Membri, il cosiddetto programma SURE; 25 miliardi di euro alla Banca Europea per gli Investimenti con l'obiettivo di garantire 200 miliardi di Euro di prestiti alle Piccole e Medie Imprese in Europa.

Per ultimo vi è stato un accordo di massima con la costituzione di un Fondo per la ricostruzione, ancora da individuare e definire nei dettagli: si tratta di una soluzione decisamente lontana dall'ambizione di avere un debito comune europeo mutualizzato, ma che sicuramente rappresenta un primo passo nella direzione giusta. Per quanto riguarda il MES, cioè il Meccanismo Europeo di Stabilizzazione si tratta di un accordo sottoscritto nel 2012 dagli 11 Stati che fanno parte dell'Euro, e quindi dall'Italia, e da altri 8 Stati dell'Unione Europea. Questo accordo, sottoscritto dall'Italia con un impegno di 14 miliardi di EUR, rimane su base totalmente e puramente volontaria ed è dunque vero che prevede - a tutt'oggi - che per accedere ai Fondi del MES il Paese che li richiede debba negoziare un memorandum di condizioni, tutte comunque da definirsi e senza alcuna predeterminazione o obbligo che le condizioni siano già date o note. Uno Stato può ben rifiutare l'aiuto del MES ove le condizioni del memorandum fossero ritenute non accettabili.

In aggiunta a questo quadro, già consolidato da 8 anni, l'Eurogruppo ha inserito, come misura per contrastare la crisi legata al COVID, la possibilità per ciascuno stato aderente al MES di chiedere fino al 2% del proprio PIL per sostenere spese sanitarie dirette o indirette, senza alcuna condizionalità se non appunto la destinazione delle risorse alle spese sanitarie. L'Italia - se lo volesse - potrebbe quindi ricevere circa 37 miliardi di Euro dal MES, senza alcun vincolo se non quelli di spenderli direttamente o indirettamente per la Sanità. Ciò a fronte di un impegno originario dell'Italia a favore del MES per 14 miliardi. Un saldo decisamente positivo a favore dell'Italia.

Questi contenuti dovrebbero essere noti a tutti ma la speculazione politica ha il sopravvento sulle cose concrete e serie che interessano il popolo italiano.

Il quale viene invocato continuamente ma strumentalmente per mettere in mostra la volontà di operare per il bene comune! Almeno in un’emergenza così grave sarebbe doveroso pensare solo al “bene comune”.