Il miglioramento della giustizia passa attraverso decisioni di buon senso, non cervellotiche, con un obiettivo chiaro: avere a cuore i diritti dei cittadini. Il presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, interviene sul numero dei magistrati fuori ruolo, tema in questi giorni al centro dei lavori parlamentari. Occorrono, secondo il vertice dell’avvocatura istituzionale, interventi nell’immediato, non dilatati, in maniera eccessiva e incomprensibile, nel tempo.

Presidente Greco, la questione dei magistrati fuori ruolo è di nuovo al centro del dibattito parlamentare. È un tema che sta particolarmente a cuore al Cnf. Come valuta i passaggi degli ultimi giorni?

Si tratta di un tema sul quale da tempo abbiamo espresso una posizione chiara alla luce di un approfondimento costante da parte del Consiglio nazionale forense. A tal riguardo, voglio porre all’attenzione i dati dell’ultimo rapporto Cepej, organismo del Consiglio d’Europa che monitora l’andamento e l’efficienza della giustizia in tutti i Paesi europei, non solo in quelli dell’Ue. Nella parte dedicata all’Italia risulta che la percentuale di giudici italiani è molto al di sotto della media europea.

Cosa emerge dal rapporto?

Secondo il Cepej, vi è un grandissimo sbilanciamento in merito al numero dei giudici nel nostro Paese. Ogni 100mila abitanti, in Italia abbiamo 11,86 giudici, mentre in Europa ce ne sono in media 22,2. C’è poi un dato particolarmente significativo che riguarda il numero dei pubblici ministeri. In Italia abbiamo 3,83 pm ogni 100mila abitanti, mentre in Europa sono 11,10 sempre ogni 100mila abitanti. Considerati questi numeri, e i tempi della giustizia italiana che conosciamo, è l’efficienza del processo a sollevare una esigenza di cambiamento. Cosa si aspetta ad aumentare il numero dei giudici? La prima cosa che si dovrebbe fare è quella di intervenire sui magistrati fuori ruolo e farli uscire dai ministeri, dove occorre lasciarne un numero limitato allo stretto necessario per il funzionamento degli uffici. Gli altri magistrati, essendo tutti bravissimi, dovrebbero ritornare nei Tribunali. Il rapporto Cepej ci dice che la percentuale di riforma delle sentenze in grado d’appello o in Cassazione dei giudici italiani è più bassa della media europea. Vuol dire che i nostri giudici sono bravi, scrivono bene le sentenze e non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi europei. Noi ci saremmo aspettati una riduzione del numero dei magistrati fuori ruolo per farli tornare nelle aule di udienza.

Visti gli sviluppi delle ultime ore, la prospettiva pare allontanarsi.

Tutto sembra che sia stato rinviato al 2026. Non tralasciamo poi i numeri che interessano i magistrati fuori ruolo, con una riduzione risibile, di sole 20 unità. Una situazione davvero preoccupante. Peraltro il numero dei magistrati in distacco non è considerato nel suo dato totale, in quanto non si tiene conto dei coloro che sono esonerati dalle funzioni giudiziarie, anche se non impiegati fuori ruolo. Per esempio, le toghe che fanno parte delle varie commissioni di concorso per la magistratura o per diventare notaio. Ci sono poi le circolari del Csm che prevedono la riduzione del carico di lavoro fino al 50% per i magistrati che fanno parte dei Consigli giudiziari, per i magistrati che si occupano della formazione decentrata. Se in un Consiglio giudiziario di una Corte d’appello medio-grande ci sono 8 componenti, questi hanno ciascuno la riduzione del 50% del carico, con un dimezzamento dell’organico dei magistrati.

Come si corre ai ripari?

Mi sarei aspettato una posizione della magistratura associata su questo tema. La magistratura ha a cuore le sorti della giustizia del nostro Paese. I magistrati sono i primi a volere riportare la giustizia a un livello di efficienza. Però, quando si parla di aumentare il numero dei magistrati, di diminuire il numero dei magistrati fuori ruolo, di eliminare gli esoneri dai carichi giudiziari, nessuno ascolta la richiesta dell’avvocatura. Ecco perché insisto nel dire che abbiamo perso un’occasione. Nella commissione ministeriale creata nei mesi passati abbiamo proposto di ridurre immediatamente della metà il numero dei magistrati fuori il ruolo e nell’arco dei cinque anni successivi progressivamente ridurli di un’ulteriore metà.

Com’è andata?

Gli attuali 200 fuori ruolo sarebbero stati immediatamente portati a 100 e, in 5 anni, a 50. Sarebbero stati recuperati alla giurisdizione 150 magistrati di valore. I magistrati che sono negli uffici giudiziari sono esperti, capaci, con grande esperienza. Ma la nostra proposta è stata bocciata dalla commissione, in cui c’erano solo tre avvocati a fronte di venti magistrati. Adesso ci aspettiamo un colpo di reni da parte del governo. L’Europa ci ha dato dei fondi per migliorare l’attività giudiziaria. Utilizziamoli nel modo migliore. Riportiamo i magistrati fuori ruolo a scrivere le sentenze.