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Farsi trovare pronti, perché il futuro potrebbe essere già presente. È questa la linea del ragionamento seguita dagli avvocati di Torino.
Ecco perché il Coa, presieduto da Simona Grabbi, ha deciso di dedicare massima attenzione all’intelligenza artificiale. Una frontiera non secondaria nella professione forense da far convivere, senza frizioni, con la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, con i temi etici, sociali e giuridici. L’obiettivo è ambizioso: richiede studio, competenze e professionalità.
Per questo motivo l’Ordine degli avvocati torinese – uno dei primi in Italia – si è dotato della Commissione Intelligenza Artificiale. Ieri, a Palazzo Capris, è stato presentato il calendario degli appuntamenti con diversi focus sugli strumenti a disposizione per la costruzione della giustizia di domani. Un nutrito programma scientifico fino a dicembre consentirà di sviluppare tra gli avvocati le conoscenze e le sensibilità su tematiche in cui diritto e avvocatura dovranno stare al passo coi tempi.
A riprova del grande lavoro degli avvocati torinesi, la Commissione Intelligenza Artificiale ( ne fanno parte Germana Bertoli, Paola Baldassarre, Barbara Porta, Francesco Preve, Maurizio Curti, Marco Bona, Cristina Rey) ha inviato al Parlamento Europeo un contributo tecnico per migliorare alcuni profili critici della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, comprendente le regole armonizzate sull'intelligenza artificiale. La proposta al vaglio del Parlamento Europeo costituirà la base del diritto dell’Unione Europea sull’intelligenza artificiale.
«Le iniziative organizzate dal Consiglio dell’Ordine di Torino – commenta la presidente Simona Grabbi - diventeranno un punto di riferimento a livello nazionale in un ambito che, andando a toccare ogni aspetto della nostra vita e della nostra società, necessita di evolversi nel rispetto dei diritti individuali delle persone.
Gli avvocati torinesi arrivano tra i primi a porre l’intelligenza artificiale al centro delle loro agende, non solo per offrire servizi al passo con i tempi, ma per dare un contributo ad uno sviluppo giusto della IA che non sia fonte di violazioni di diritti e di diseguaglianze.
La Commissione istituita nel Coa torinese ha posto al centro del suo contributo la necessità di una definizione aperta di intelligenza artificiale e di una maggior attenzione per la tutela della libertà di ricerca e della libertà di licenze nello sviluppo dei sistemi di IA». Nel congresso nazionale forense, in programma a Lecce dal 6 all’ 8 ottobre prossimi, ampio spazio verrà dato all’intelligenza artificiale. Saremo in grado di gestire i cambiamenti all’orizzonte o, se non si arriva preparati, si rischia di subirli? Secondo l’avvocata Germana Bertoli della Commissione IA bisogna avere l’ambizione di cogliere le opportunità che si stanno presentando. «Siamo ben consapevoli – dice al Dubbio – di aver anticipato un tema che sarà al centro dell’importante appuntamento di Lecce. Il Coa di Torino ha ritenuto fondamentale iniziare a prendere confidenza con un tema che può sembrare di difficile comprensione e lontano dalle quotidiane esigenze ed attività di ciascun avvocato. Non occorre avere pregiudizi o essere refrattari. Anzi. L’avvocatura deve farsi trovare pronta con un approccio ben preciso. Non dobbiamo diventare ingegneri, le nostre aspirazioni devono essere altre.
Dobbiamo però saper cogliere l’utilità dell’IA e creare una collaborazione costruttiva con le altre professionalità coinvolte». Il riferimento di Bertoli è alla stretta collaborazione creata dal Coa di Torino con il Politecnico e l’Università di Torino. «Gli esperti che l’Ordine degli avvocati ha coinvolto – prosegue - contribuiranno ad affinare le conoscenze e ad avere un quadro ancora più completo su quanto stiamo affrontando. Sembra di vivere le stesse situazioni di quando esordì il processo civile telematico. Ci furono da parte di alcuni colleghi alcune perplessità, ma poi tutti hanno preso confidenza con i nuovi strumenti a disposizione e migliorato il lavoro quotidiano». L’intelligenza artificiale pone altresì delle questioni di natura deontologica.
«Il suo impiego – conclude l’avvocata Bertoli – deve essere compatibile con i principi deontologici. In futuro spero che le nuove esigenze, che inevitabilmente emergeranno, potranno essere prese in considerazione per aggiornare la deontologia professionale».
Il programma di incontri iniziati ieri proseguirà con altri appuntamenti il 14 e il 29 settembre. Fra una settimana l’attenzione sarà dedicata ai cambiamenti che sta vivendo la professione forense. Interverranno gli avvocati Paola Baldassarre, Vittoria Diotallevi, Enrico Lessona, Andrea Barbero. A fine mese, invece, l’incontro formativo si concentrerà su legal design, privacy e ruolo della proprietà intellettuale. Ad ottobre ( il 6 e il 27) si parlerà di intelligenza artificiale e medicina con uno sguardo ai profili della responsabilità civile e penale. L’ultimo approfondimento, il 15 dicembre, sarà dedicato all’algoritmo nel processo tra giustizia predittiva e nuovi strumenti in ausilio delle parti.
Nelle conclusioni contenute nel documento inviato a Bruxelles la Commissione Intelligenza Artificiale del Coa di Torino ha dedicato spazio al diritto di libertà di ricerca, pilastro dei sistemi di IA. Per attuare pienamente tale diritto, bilanciandolo efficacemente con gli altri diritti fondamentali, «è utile valorizzare il metodo scientifico nello sviluppo dei sistemi di IA».
«Ma per questo – scrivono gli avvocati Marco Bona, Marco Ciurcina, Stefano Faraoni e Jacopo Giunta - non basta la disponibilità del sistema di IA con licenza libera. Sono necessarie altre informazioni, tra le quali, nel caso dei sistemi di intelligenza artificiale ad apprendimento automatico, i set di dati utilizzati per l’addestramento- calibrazione. Se un sistema di IA è realizzato con metodo scientifico ed è liberamente disponibile, si può verificare se chi lo ha realizzato abbia tenuto un comportamento responsabile. Ciò tende ad accrescere la fiducia degli utenti».