Insulti social a sfondo razzista e sessista nei confronti Monica Patino Gomez, avvocato 43enne con origini colombiane, arrivata in Italia l'11 settembre del 2001 e che vive a Firenze da oltre 15 anni. Motivo dell'aggressione social l'annuncio della sua candidatura al Consiglio regionale per il Pd. ' Vattene a casa tua' , ' Tornatene in Colombia' e molte allusioni sessuali tra i commenti al video in cui annuncia la candidatura."Sono nata e cresciuta in Colombia ma vivo a Firenze da più di 15 anni - spiega Gomez sui social - ed è bello sentirsi parte attiva di questa città che è diventata la mia casa, che mi ha accolta nella sua amabile irriverenza, dove svolgo la professione di avvocato, dove mi sono sposata con un tifoso della Fiorentina e dove è nato e stiamo crescendo Alejandro, che sulla sua carta d'identità porta il nome della città più bella del mondo", scrive Gomez sui social.Alla candidata che correrà per il Pd è arrivata la solidarietà di molti esponenti dem. "Noi siamo orgogliosamente all'opposto di quei vigliacchi da tastiera e delle loro aggressioni verbali - ha commentato Simona Bonafè, segretaria del Pd toscano - Noi ci battiamo esattamente contro quel razzismo e quel sessismo che hanno manifestato nei confronti di Monica e ci candidiamo contro chi alimenta questo clima". Solidarietà all'avvocato Gomez è stata espressa anche da altri due candidati del Pd al Consiglio regionale della Toscana: l'assessore al welfare del Comune di Firenze Andrea Vannucci e Cristina Giachi, vicesindaco del capoluogo toscano. Vattene a casa tua". "Tornatene in Colombia". E poi allusioni e riferimenti sessuali. Oltre 200 commenti, in poche ore, pieni di insulti sessisti, razzisti e xenofobi, sono apparsi sotto il video con cui Monica Patiño Gomez, 43 anni, avvocata italo-colombiana da 19 anni a Firenze, un marito e un figlio di tre anni e mezzo, ha annunciato tre giorni fa la sua candidatura al consiglio regionale tra le fila del Pd, nella circoscrizione Firenze 1, alle prossime elezioni in programma il 20 e il 21 settembre."Ero consapevole del clima politico e sapevo che sarebbe stato difficile, che mi sarei esposta a questo pericolo. Ma vivere queste cose in prima persona fa tutt'altro effetto" racconta Gomez, esperta in diritto internazionale, dell'immigrazione e della famiglia. Arrivata in Italia per amore, con in tasca una laurea in Giurisprudenza, l'11 settembre 2001, nel giorno dell'attentato alle Torri Gemelle, prima di lavorare come avvocato Gomez ha fatto l'operaia in una ditta di bigiotteria e poi è stata contabile in un'azienda del fiorentino. Una volta ottenuta l'abilitazione anche in Italia, però, ha scelto di impegnarsi attivamente nel supporto ai migranti sudamericani come lei fondando l'associazione 'Colombianos en Toscana' e sostenendo le donne immigrate nel loro percorso di indipendenza e autodeterminazione con il progetto 'Mujeres Migrantes'."Sono molto dispiaciuta di avere visibilità per questo episodio - ci tiene a mettere in chiaro lei - Avrei voluto farmi conoscere per le mie idee, i miei progetti e la mia visione di futuro". Ma a farle male non sono stati solo i commenti e le offese, in gran parte ricevuti da uomini e che sono stati poi cancellati, ma anche e soprattutto "il silenzio, l'indifferenza e la rassegnazione delle persone perbene". "Come se per una donna che sceglie di impegnarsi in politica fosse naturale dover sopportare offese e insulti. Mi sembra triste che il prezzo da pagare debba essere questo - aggiunge - Anche perché oggi tocca a me. Ma una volta spenti i riflettori della campagna elettorale toccherà a qualcun'altra"."I commenti razzisti e xenofobi - non ha dubbi Gomez - sono figli del pregiudizio e di una propaganda politica che soffia sul fuoco di temi sensibili come l'immigrazione. E di cui queste persone, che lasciano commenti feroci, sono prima di tutto vittime". Ed è per questo motivo che, nei prossimi giorni, capirà come procedere: "Farò le mie valutazioni e deciderò cosa fare".Ma di una cosa è certa: "E' proprio contro questo tipo di preconcetti sugli immigrati che continuerò a dar battaglia" spiega Gomez. "Vorrei che non si dicesse più che se un immigrato sbaglia, a differenza di un italiano, non paga per le proprie colpe. Ed è per questo che lavoro. Affinché tutte le persone che arrivino in Italia rispettino le regole del Paese che li ha accolti. L'integrazione passa anche attraverso l'insegnamento e il rispetto della legalità".