Del “populismo giudiziario” mancava il manifesto, la struttura ideoligica che fosse in grado di giustificarlo e sostenerlo nei salotti buoni della giustizia italiana. Ha rimediato a questa mancanza il magistrato Sebastiano Ardita il quale, parlando della scarcerazione di Massimo Carminati, ha dichiarato quanto segue: «I cittadini non capiranno la circostanza che un personaggio ritenuto pericoloso venga scarcerato per motivi di forma: questo è incomprensibile per i cittadini». Poi Ardita ha spiegato che sulle norme dell’esecuzione penale «oggi c’è un testo in cui non si capisce più nulla: occorre una riforma per rendere più semplice il sistema penale». In effetti in questi giorni una parte della politica e della magistratura hanno espresso il proprio sconcerto per la scarcerazione di Massimo Carminati, uscito di carcere dopo 5 anni di carcere duro perché sono scaduti i termini di custodia cautelare ( scattati il 30 novembre del 2014) e per aver scontato i due terzi del reato più grave (la corruzione, essendo caduta l’aggravante mafiosa).

Insomma, chi si idigna per la sua scarcerazione chiede una deroga dei diritti. Ma ogni volta che si deroga a un diritto , fossero anche quelli dell’uomo nero, si indebolisce lo stato di diritto e si minano i principi della nostra civiltà giuridica. Fatto sta che ora il populismo giudizario, quello che segue gli umori della “gente” piuttosto che la Costituzione e il codice penale, ha ufficialmente il suo manifesto. D’altra parte sono anni che un pezzo di magistratura – un pezzo minoritario ma assai forte mediaticamente – teorizza la necessità di una giustizia più vicina alla pancia dei cittadini piuttosto che alla nostra Carta. Basti pensare al Davigo pensiero: “Non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti”, ama ripetere l’ex pm del pool nelle sue numerose e solitarie comparsate televisive. Oggi ci ha pensato il dottor Ardita ( già noto per il suo indispensabile libro scritto a quattro mani con Davigo: “Giustizialisti. Così la politica lega le mani alla magistratura”) – a rilanciare il messaggio.

Peraltro poche ore dopo il drammatico appello del capo dello Stato, Sergio Mattarella il quale ha giustamente ricordato alle toghe che la fedeltà alla Costituzione “è l’unica fedeltà richiesta ai servitori dello Stato. L’unica fedeltà alla quale attenersi e sentirsi vincolati”. Tutto il resto, gentile dottor Ardita, è semplicemente anticostituzionale.