Il titolo può far preoccupare, ma le pagine che lo compongono proiettano dei raggi di speranza e lanciano delle proposte concrete, frutto di chi opera nel campo del diritto da decenni. “Giustizia cinica” ( ed. Pendragon, pagg. 159, Euro 15, prefazione di Luciano Fontana) è l’ultimo libro di Gerardo Villanacci, avvocato e professore ordinario di Diritto privato nell’Università Politecnica delle Marche. Il sottotitolo è altrettanto eloquente: contraddizioni, stereotipi e problemi del sistema giudiziario italiano.

Professor Villanacci, il titolo del suo ultimo libro è un’amara constatazione? Chiunque abbia anche una minima conoscenza degli uffici giudiziari, può verificare l’alto tasso di cinismo che caratterizza l’amministrazione della giustizia nel suo complesso. Attraverso fatti realmente accaduti, anche se sarebbe meglio dire che accadono tutti i giorni, ho provato a evidenziare che prima ancora di parlare di riforma della giustizia, una formula abusata e talmente astratta da risultare imperscrutabile, bisogna effettuare un cambiamento culturale partendo dalle apparenti piccole cose. Ad esempio, il rispetto per un testimone che per adempiere un dovere civico effettua trasferimenti talvolta molto onerosi di centinaia di chilometri, per ritrovarsi di fronte a un avviso affisso sulla porta dell’aula di udienza di un tribunale, con il quale si informa che il processo è stato rinviato, senza che nessuno si sia preoccupato, non dico di chiedere scusa, ma almeno di dare una spiegazione. Un procedimento giudiziario di qualsiasi natura esso sia quindi non soltanto penale, rappresenta per chi lo subisce o anche per chi è stato costretto a promuoverlo per tutelare un proprio sacrosanto diritto, una sofferenza. Talvolta, persino un dramma che, non di rado, coinvolge anche le famiglie del quale qualunque operatore della giustizia, e certamente in primo luogo il giudice, deve tener conto ed impegnarsi per alleviare, per quanto possibile, il disagio. Rinviare di anni un procedimento, che interessa una persona molto anziana, non è accettabile in uno Stato moderno.

Il Pnrr ha una funzione salvifica anche per la giustizia?

Senza alcun dubbio le maggiori risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza potranno consentire una migliore funzionalità. Molto importanti sono le assunzioni di 16.500 addetti all’ufficio per il processo dei quali vi sono state già 8.171 assegnazioni nei diversi distretti giudiziari. Tuttavia, dobbiamo tener conto almeno di due questioni. Intanto che si tratta di assunzioni a tempo determinato e che le stesse sono finalizzate allo smaltimento degli arretrati. E inoltre, circostanza forse più rilevante, che è improprio addebitare le gravi disfunzioni della giustizia italiana alla mancanza di risorse economiche da destinare alla stessa. Quella che viene rappresentata è una situazione ben diversa dalla realtà. Basti considerare che le sole entrate della giustizia civile, tra le quali il contributo unificato, l’imposta di registro, diritti di copia, e il fondo unico di giustizia e diritto di credito, consentono di coprire tutte le spese per il funzionamento dei tribunali sia nel settore civile che in quello penale. Il problema quindi è principalmente di organizzazione strutturale e funzionale oltre che, prima di tutto, culturale come ho già detto. Lei si sofferma sulla litigiosità degli italiani. Siamo, dopo i russi, la popolazione più litigiosa d’Europa. Come si corre ai ripari? Capisco bene che in questo momento storico essere accostati ai russi in termini di litigiosità non è una bella cosa. Tuttavia è un dato ineludibile che la domanda di giustizia italiana è di gran lunga maggiore rispetto a quella della media degli altri Stati europei. Come ho provato a porre in evidenza, le ragioni di una maggiore litigiosità sono composite. A fronte del seppur apprezzabile ampliamento nel nostro Paese di nuove forme di tutela dei diritti, per esempio nell’ambito della famiglia, non sono stati approntati giusti rimedi per risolvere in modo non giudiziale le controversie anche banali che possono insorgere. Inoltre, elemento più rilevante ai fini di una maggiore tendenza alla litigiosità, è la sostanziale carenza di certezza dell’esito del processo. Il numero indefinito di leggi esistenti, a volte anche contradditorie tra di loro, alimentano i dubbi interpretativi e dunque le incertezze dell’esito del processo. Un giudizio dall’esito prevedibile scoraggia il ricorso ai tribunali e automaticamente promuove soluzioni stragiudiziali delle controversie. Vi è poi un altro aspetto.

Quale?

Le lungaggini processuali rendono più vantaggioso per qualsiasi debitore resistere in giudizio o comunque incardinare una controversia quantomeno per ritardare, se non per sottrarsi, all’adempimento. A ciò si aggiunga che manca una vera cultura conciliativa, che prescinde dall’imposizione di un obbligo legale, peraltro costoso, di mediazione e che non vi è una giusta applicazione, per quanto riguarda il settore civile, dell’istituto della responsabilità processuale aggravata ai sensi dell’articolo 96 del Codice di procedura civile.

L’intelligenza artificiale applicata alla giustizia rappresenterà un supporto utile? L’Italia è pronta per far esordire la giustizia predittiva? Ho partecipato negli ultimi anni a varie iniziative convegnistiche aventi a oggetto la rilevanza e la possibile applicazione nel nostro Paese dell’intelligenza artificiale nel settore della giustizia. Sono convinto che con modalità telematiche potrebbero essere risolte controversie di modesta entità attraverso la creazione di software, esattamente come si sta sperimentando in altri Paesi. Tuttavia, ad essere realisti dobbiamo riconoscere che c’è ancora molta strada da fare anche se l’Unione Europea, già dal 2016, ha assunto varie iniziative per verificare l’efficienza dell’uso dell’intelligenza artificiale come strumento di previsioni di future decisioni giudiziarie. Ciò che preme sottolineare comunque è che la giustizia predittiva in nessun caso può comportare l’azzeramento dell’autonomia del giudice.

Dopo i russi siamo i più litigiosi in Europa

«SIAMO, DOPO I RUSSI, LA POPOLAZIONE PIÙ LITIGIOSA D’EUROPA. È UN DATO INELUDIBILE CHE LA DOMANDA DI GIUSTIZIA ITALIANA È DI GRAN LUNGA MAGGIORE RISPETTO A QUELLA DELLA MEDIA DEGLI ALTRI STATI EUROPEI. ELEMENTO PIÙ RILEVANTE, AI FINI DI UNA MAGGIORE TENDENZA ALLA LITIGIOSITÀ, È LA SOSTANZIALE CARENZA DI CERTEZZA DELL’ESITO DEL PROCESSO»